Gentile Ministro Di Maio, seguo con grande attenzione la Sua attività da quando i consensi bulgari del 4 marzo 2018 ottenuti, soprattutto nelle regioni meridionali, dal Movimento 5 Stelle del quale Lei è esponente massimo, L’hanno portata ad essere eletto e a governare il nostro Paese.
Ascolto i Suoi proclami quotidianamente nella speranza di vedere, prima o poi, anche le conseguenze di quei proclami. Come Ministro del Lavoro da quasi un anno, devo constatare che il Suo impegno esclusivo ad oggi è stato quello di annunciare, proclamare e parlare del reddito di cittadinanza quasi fosse la formula magica di risoluzione a tutti i problemi del Paese. Lei lo ha definito come “un grande traguardo”. Io, da consigliere regionale della Calabria, una regione dove la disoccupazione rappresenta una delle drammaticità più evidenti, lo definisco l’ennesimo invito per il meridione alla rassegnazione. Definire il reddito di cittadinanza come il raggiungimento di un obiettivo è, me lo lasci dire on grande franchezza, la conferma che questa parte d’Italia meglio non può desiderare che una forma di assistenza residuale e lontana dalla dignità. Lontana dalla dignità e destinata ad allontanare ancor di più il Sud dalle più fortunate regioni del Nord.
Ma in questa lettera aperta, caro Ministro, Le voglio parlare di un altro tema che rientra nei suoi compiti istituzionale: il Welfare.
Ebbene, forse questo Suo compito Le sarà sfuggito perché troppo impegnato a rassicurare i cittadini italiani con slogan da opposizione tout court. O forse ha ritenuto che per assolvere ai Suoi compiti di Ministro del Welfare fossero sufficienti due sintetiche righe sui servizi sociali contenute nel Suo programma di Governo, il così detto Contratto. Ma così non è, Ministro! Ad oggi Lei ha non adottato alcuna programmazione nazionale sul Welfare. Lei che è il Ministro del Welfare e rappresenta lo Stato italiano da oltre un anno continua ad ignorare il Suo compito di indirizzo generale, di programmazione e di fissazione di standard prestazionali e organizzativi a livello nazionale.
So bene da consigliere regionale e da delegato alle politiche sociali del comune di Castrolibero, come dovrebbe saperlo anche lei da Ministro al Welfare, che in seguito alla riforma del Titolo V della Costituzione le Regioni hanno potestà legislativa esclusiva in questa materia che significa che sono libere di decidere e di scegliere i modelli organizzativi per l’assistenza sociale che maggiormente ritengano essere rispondenti alle necessità, caratteristiche e bisogni del territorio regionale. Ma sappiamo entrambi, Ministro, che le coordinate all’interno delle quali le Regioni possono esprimere la loro autonomia sono e spettano esclusivamente allo Stato perché solo questo garantirà ai cittadini italiani di ricevere uguale assistenza in qualunque regione risiedano, seppure con modelli organizzativi diversi.
Le voglio ricordare allora, qualora anche questo Le fosse sfuggito, che come Ministro Lei deve fissare i livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti sociali e proporli al presidente del Consiglio dei Ministri affinché questi li approvi con proprio decreto. Solo cosi riuscirà ad assicurare al territorio nazionale livelli standard uniformi. Questo è quello che si aspetta soprattutto questa parte d’Italia che Le ha consegnato una vittoria elettorale indiscutibile. Questo è quello che questo Sud Italia, tanto generoso da secoli con il fratello Nord quanto con Lei e con Il Movimento che Lei rappresenta, caro Ministro, si aspetta per vedersi garantita pari dignità e pari assistenza rispetto al resto del Paese.
Dismetta, Ministro, gli abiti di contestatore da piazza, abbandoni gli slogan e gli striscioni e rammenti a sé stesso che oggi quello Strato contro il quale Lei punta il dito dell’accusa in ogni occasione, lo rappresenta e lo rappresenta tutto, da Nord a Sud!