Dopo la morte del suo ex direttore e voce storica, Massimo Bordin e dopo la morte, tre anni fa, del suo fondatore ed editore di fatto, Marco Pannella, adesso rischia di morire anche quella radio che, per anni, ha consentito al sottoscritto e milioni di italiani il diritto di conoscere cosa dicono e cosa fanno i nostri eletti per poi deliberare al momento del voto. Un diritto semplice ma sacrosanto.
Le scrivo affinché – anche dalle colonne del giornale da Lei diretto – si possa levare il mio appello al Governo e – in particolare – al ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio.
Siamo a meno di 20 giorni dal termine della convenzione per questo servizio che, ininterrottamente, la Radio Radicale esercita dalla gara vinta dal 1994 e prima ancora dal 1976.
Voglio ricordare a Lei, gentile direttore, e per il tramite del suo giornale, al ministro Di Maio che – dal 1994 – la gara per l’affidamento del servizio di trasmissione delle dirette parlamentari non è più stata rifatta. E questo non per colpa della Radio che, invece, l’ha sempre richiesta ma per colpa dei diversi governi succedutesi negli anni che hanno optato per la proroga della convenzione stessa.
Radio Radicale rappresenta un servizio pubblico pubblico di vero interesse generale che non può e non deve morire. Un servizio pubblico che – da anni – consente tramite le dirette conoscere ciò che avviene in Parlamento, nel Palazzo, con le dirette d’Aula ma anche al di fuori dal Palazzo, attraverso dirette dei congressi e dei dibattiti dei Partiti, di tutti i Partiti. E che al sottoscritto ha trasmesso la passione per la politica e il rispetto delle istituzioni. Una radio per i cittadini che – senza filtri né veline – trasmette ciò che viene detto dentro e fuori dai palazzi della politica.
Radio Radicale è la voce delle istituzioni e il suo direttore, i suoi ascoltatori tutti, sono fiduciosi che le istituzioni di questo Paese vogliano dare una risposta per la proroga del servizio.
L’AGCOM la scorsa settimana ha fatto una segnalazione urgente al Governo in cui, appunto, si parla di quello espletato dalla Radio Radicale come di un “servizio di interesse generale” che, anche se va messo a gara, in attesa dell’espletamento – ha scritto l’Autorità Garante – “non può essere interrotto”.
Affinché questo servizio non cessi, e affinché si possa continuare a garantire ai cittadini tutti il diritto di conoscere per deliberare, Maurizio Bolognetti componente delle Presidenza del Partito Radicale Nonviolento di Marco Pannella, sta dando corpo a questa battaglia con uno sciopero della fame che dura da oltre due mesi. A lui si sono uniti altri membri della presidenza del partito come Rita Bernardini. E – da buoni discepoli, come gli ha insegnato a fare Pannella – non mollano la lotta nonviolenta.
A questa lotta si sono uniti molti compagni e molti sono gli appelli affinché la Radio Radicale non chiuda venuti da personaggi politici di tutti gli schieramenti, e persino dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle, oltreché del modo della cultura e del volontariato. Pure il consiglio regionale della Regione Calabria ha approvato una mozione che impegna il Presidente della Regione Oliverio ad adoperarsi nei confronti del Governo affinché sia concessa la proroga della convenzione finché non sarà pronta la nuova gara per l’affidamento di questo importante servizio.
E anche chi Le scrive, gentile direttore, sostiene questa lotta per la vita del diritto e per il diritto umano alla conoscenza.
A chi dice che Radio Radicale è una radio della “casta”, paragonandola alla stregua dei giornali di partito, rispondo dicendo che Radio Radicale è l’esatto contrario della “casta”: rappresenta le Istituzioni che arrivano nella casa di tutti i cittadini e non è certo un bene chiudere questo servizio. Soprattutto se si è fatti della trasparenza delle istituzioni un cavallo di battaglia politica.
L’augurio, la speranza che nutriamo in migliaia di semplici cittadini, è che il Governo voglia prendere in considerazione la segnalazione dell’AGCOM che arriva assieme ai numerosi appelli e richieste in tal senso. A sostegno della proroga della convenzione, infatti, c’è quasi la totalità dei gruppi parlamentari di opposizione e ci sono pure 6 senatori del Movimento 5 Stelle che hanno sottoscritto la mozione di Loredana De Petris, e altri 24 deputati della Lega che hanno sottoscritto la mozione di Giuseppe Bisani, che è – appunto – un deputato leghista.
Luigi Di Maio ha rassicurato dicendo che per Radio Radicale “verrà trovata una soluzione” e qualche segnale positivo è arrivato anche dal ministro degli interni Matteo Salvini.
Come cittadini però, potremmo dirci soddisfatti solo quando il ministro dello Sviluppo Economico – al netto delle campagne elettorali in corso d’opera – la soluzione per scongiurare la chiusura del diritto a conoscere per deliberare l’avrà davvero trovata.