L’incontro con Alda Merini, avvenuto durante il mio dottorato presso l’Università di Messina, ha rappresentato un momento rivoluzionario per la mia esperienza conoscitiva.
La immagino come la Poetessa della luce, seppur fosse una sola scintilla a deflagrare tra i suoi versi o ” una cupola di stelle”. Ma bastano ad orientare le sue inquitudini verso l’unico luogo che può salvarla, la Poesia, che ella denuda da quei clichè che depositano polvere e, come per le farfalle, non le consentono di volare.
La poetessa ci porta fuori dall’ombra e dalla stasi di una concezione della Poesia che si apparta e, ripiegandosi in se stessa, la relega in una dimensione quasi onirica, fuori dalla realtà. Ma l’irruenza del suo sentire non consente che i versi vengano internati, seppur in torri d’avorio, imprigionati e incapaci al volo e alla luce, separati o addirittura in contrasto con la vita ma, al contrario, si allontana dal lirismo artificioso, compone e intreccia le rime con il tessuto e con la fibra intima dei giorni. Certo, irrompe il sogno tra le strofe , ma si sostanzia della sua stessa carne e sanguee nel tentativo di dipanare e ricongiungere materia e anima, Alda Merini scava a mani e a cuore nudo tra le parole, le sceglie con cura, le tocca, le ascolta, le nutre, le chiama, le offre il petto e le ali, anche quando appaiono perdutamente sprofondate e “sporche” di follia. La poetessa della luce le sveste, fino a scoprirne l’essenza più ancestrale, dove si ausculta a nudo il battito vitale, e la consegna al mondo.
La poetessa dei Navigli si dona alla poesia con le sue viscere, con devozione, protesa a raggiungere le altezze della verità, come carne degli angeli , che può provare ad alzarci in volo, anche quando esse( le altezze) risiedono nella profondità più buia e dolorosa.
Indomito, non si addomestica il suo sentire, piuttosto diventa disobbedienza, scintilla, dissidenza : osserva il dolore e cerca di discernerne la sua Bellezza muta, e generosamente la offre, quasi come un gesto di salvezza, un grido o un dono, a cui partecipa l’ umanità intera.
In fondo, “Che cos’è la poesia, se non l’anima stessa di un uomo, o di una donna, che si veste di versi, rime e sentimenti e va ad abitare i cuori dell’umanità intera?” E Alda Merini, tra inquietudine e speranza, vi abiterà con la sua luce.
(foto dal web)