Ci sentiamo come alle porte di un’altra dimensione della realtà, un brivido ci pervade nel pensare a qualcosa che sappiamo esistere, la sentiamo ma non siamo in grado di spiegarla. E’ la festa di Halloween di origine celtica che ormai ha conquistato tutto l’occidente. Cominciamo dunque con il fare qualche precisazione su Halloween.
- Non è una festa americana, ma celtica (europea dunque).
- Essendo una celebrazione celtica non può essere rivolta a Satana poiché Satana (dio o anti-dio malvagio) è un personaggio introdotto con l’avvento della chiesa cattolica.
- La parola è semplicemente la forma contratta della frase: “All Hallows’ Eve” ossia “Notte di tutti gli spiriti sacri”
- Il nome originale della ricorrenza è il termine celtico Samhain.
- Samhain non è un antico terribile dio della morte (i celti non avevano il nostro concetto duale di bene e male quindi tanto meno potevano concepire l’abberrazione di un dio malvagio della morte)
Samhain indica la stagione invernale per gli antichi Celti popolo da cui Halloween ha avuto origine, nello specifico dalle tribù stanziate in Irlanda. I Celti erano un insieme di popoli indoeuropei stanziati in tutta Europa dediti prevalentemente ad agricoltura e pastorizia. Il termine Samhain probabilmente deriva dal gaelico samhraidhreadh ossia approsimativamente “fine dell’estate”. I Celti dividevano l’anno in quattro parti: Samhain (inverno), Imbolc (primavera), Beltane (estate) e Lughnasadh (autunno). L’anno agricolo iniziava con Samhain (in novembre) che era considerato il giorno dell’inizio dell’anno, e quindi Samhain è il capodanno celtico, posizionato alla fine dei raccolti, quando il terreno veniva preparato per l’inverno. In questo giorno pare che ogni anno letteralmente terza e quarta dimensione si fondano ovvero il mondo fisico e quello astrale o degli spiriti, interagiscono in modo semplice e immediato. Che sia o non sia una diceria nulla vieta viverlo efficacemente in questo modo, anche perchè la “diceria” è fondata su tradizioni antichissime. Propongo di seguito una riflessione di Marianna Turricano che fa riflettere sul senso della vita visto nell’altro lato della medaglia: quello della morte. <<Gli esseri umani tendenzialmente hanno paura di morire. Soprattutto noi occidentali. Di conseguenza, ognuno mette in atto le proprie strategie per cercare di conviverci. C’è chi fa finta che la morte sia qualcosa di lontano e se ne dimentica quasi. Ci sono persone che la temono costantemente e non pensano ad altro. Qualcuno ne è attratto e la ricerca. C’è chi la esorcizza attraverso l’ironia e la caricatura. Altri la studiano come se potessero oggettivarla distanziandola da sé. E poi c’è chi ci si avvicina e ne fa esperienza, attraverso pratiche meditative e spirituali. Qualunque sia il modo, è qualcosa che non possiamo ignorare. Proprio per la stretta interconnessione tra vita e morte, avere paura di morire significa avere paura di vivere. Se non accettiamo l’imprevedibilità e l’unicità di ogni momento, non possiamo goderci davvero ogni singola esperienza. Se evitiamo di esporci e affermarci, non possiamo esprimerci per quello che siamo e ottenere ciò che vogliamo. Se abbiamo paura di perdere le persone care, rinunciamo alla possibilità di amare>>.