Per chi vive a Bova Marina c’è il rischio di perdere la consapevolezza della sua bellezza in termini paesaggistici.

Per chi arriva c’è la scoperta. Il semicerchio dei monti, dal Monte Pappagallo al Monte Callea, a Crisafi a Capo San Giovanni d’Avalos dove la Madonna del Mare guarda il mare più azzurro d’Italia e indica la via ai naviganti.

E le albe di gennaio, quando il sole sorge sul Mare Jonio e il Promontorio si staglia contro una tavolozza di colori, e i tramonti irresistibili con sullo sfondo l’Etna, Scenari che non ci si stanca mai di guardare.

Alba a Capo San Giovanni d’Avalos
Tramonto con l’Etna sullo sfondo
Capo S. Giovanni d’Avalos

Ma Bova Marina non finisce qui. Superato il Promontorio, un’altra bellezza ci aspetta: la Vallata della Fiumara San Pasquale.

Vallata San Pasquale

Andateci ora, anzi prendete la via per Bova, quella antica che inizia in prossimità della Rocca Bianca o di Tripepi, percorretela per qualche chilometro salendo fino a Vunemo, dove ci sono i tornanti, trovate il modo di sostare. Affacciatevi a questo balcone e spaziate con lo sguardo. Davanti a Voi una delle più belle vallate della Calabria, una vallata che merita di essere percorsa dal suo imbocco, via Magna Grecia, in prossimità del Parco Archeoderi, passando per il Cunicolo, continuando per Peristerea, fino alla piccola cascata dello Schiccio.

Una vallata storica che ha visto Greci, Romani, Ebrei.

Tracce della civiltà pre-greca; resti archeologici della civiltà greco-romana diffusi un po’ ovunque, non ancora sufficientemente indagati; resti di età tardo-romana e alto-medievale di estremo interesse, posti alla foce del San Pasquale, in prossimità del mare, così come l’importante Sinagoga del IV secolo; resti di età bizantina, come la piccola chiesa della Panaghìa; manufatti dell’organizzazione agricola e produttiva degli ultimi secoli; colture di agrumeti, vigneti e oliveti; essenze vegetali autoctone: un arenile maestoso di sabbia silicea e un mare limpido ma proprio limpido

Ora rivolgete lo sguardo verso il mare – occorre una suggestione – e immaginate un’imbarcazione a vela di 10 metri con un albero alto 16 metri – è tassativo dev’essere 1,6 volte la lunghezza dell’imbarcazione che in questo caso si chiama sloop – con la vela issata, bianchissina, e il suo spinnacher gonfio a prua, che si dirige sulla rotta di Ulisse alla scoperta … di nuove suggestioni, e lascia alle sue spalle il porticciolo di Bova Marina, dell’Area grecanica, ubicato dove si apre verso il mare la Vallata del San Pasquale. “We have a dream”, Vuoi vedere che questa volta lo realizziamo!

REALIZZAZIONE PORTO dell’ Area Grecanica – Importo € 21.209.318,00 – è il comunicato con la consapevolezza che l’opera si farà e che rientra nella progettualità regionale.

E’ quanto emerso dalla conferenza ultima per la presentazione dell’opera.

la conferenza

La scelta della collocazione è dipesa dagli studi dei fondali e dalle correnti ma anche dall’esigenza di aver un’area a ridosso dove poter sviluppare le infrastrutture di supporto.

Un’occasione di sviluppo e di acquisizione di centralità per la Contrada San Pasquale.

La storia del porto di Bova Marina è lastricata di intenzioni inadeguate. Si è iniziato pensando che i luoghi fossero indifferenti. Il primo atto irresponsabile è stato la distruzione della splendida scogliera avita, poi ci hanno pensato le ruspe che saltavano in aria e non certo perché non si volesse il porto ma perché ci si voleva lucrare.

Pensate, nell’antichità il traffico marittimo si svolgeva dalla Sicilia verso la nostra costa arrivando a ridosso della Rocca Bianca, un luogo che rappresentava un riparo naturale tanto è vero che nel fondale c’è ancora traccia di un molo oggi appunto sommerso. Andava bene due secoli orsono quando il trasporto via terra avveniva con i carri o a dorso di asino non sarebbe andato bene negli anni 50 né tantomeno ora perché si richiedono parcheggi, rimessaggi, vie di scorrimento, spazi che li non ci sono. Ma l’insipienza e l’assenza di visione del futuro giocano brutti scherzi e il danno è della comunità.

La Rocca Bianca di Bova Marina nel ‘700, vista dall’ Abate di Saint Non, pittore, incisore, letterato, viaggiatore

Il porto lo potevano pensare salvando la scogliera che avrebbe mantenuto la bellezza dei luoghi e avrebbe protetto il porto. In ogni caso avrebbero sbagliato per ragioni logistiche.

Il luogo scelto ha i requisiti necessari: ha il retroterra per lo sviluppo di un porto che è un organismo che vive e deve essere dotato di rifornimenti, parcheggi, rimessaggi, uffici compresi quelli per la proposta turistica sia nell’Area sia concependo escursioni via mare, servizi a terra, approvvigionamenti, prossimità con il sistema viario, collegamento con il centro abitato. Ma in chiave moderna non basta perché occorre concepire opportunità di relazione con la popolazione non soltanto offrendo nell’Area occasioni di divertimento, ma anche portando i cittadini al porto abituandoli ad avere un rapporto più stretto con il mare, magari pensando al possesso di un natante o un’imbarcazione. Nel porto di Tropea, all’ingresso, c’è una cavea per spettacoli. conferenze e simili. Un’occasione di incontro tra i residenti e i diportisti di diverse culture abitudini e lingue. Una mini “melting pot” come dicono i nuovaiorchesi.

L’UBICAZIONE DEL PORTO SOTTO LE SERRE A SINISTRA

Il relazionarsi con gli altri serve a crescere, il confronto con differenti codici culturali apre la mente a diversi approcci cognitivi.

Lo chiamano sviluppo quando avviene.