Catene d’Amore. Poesie al vento di Vincenzo Lagrotteria
È in uscita la quinta fatica letteraria del poeta reggino Vincenzo Lagrotteria.
E’ alla sera che i pensieri si fanno più assordanti e pesanti, rompendo la ‘fatal quiete’ di cui la signora vestita di stelle ne è l’imago. È nella solitudine del covid-19 che rimbomba nel cuore la mancanza di Serafina.
E così Vincenzo Lagrotteria, poeta reggino e paroliere d’amore, dedica un’altra raccolta poetica alla sua amata moglie. Adesso Serafina è alito di vento, è quel costante pensiero cullato dal nostro mare, al quale Vincenzo Lagrotteria affida spesso le sue segrete pene. Quel pianto silenzioso del cuore conforta, forse, il suo penare, ”dove Ella dimora/nel memore ricordo della lapide/tutta la sua vita sta a rispecchiare.
Il nobile cuore di Donna e l’anima di Serafina, che adesso riposano sono per il poeta l’immagine della sua aurora che torna ogni giorno quasi a ricordargli la solitudine, nel pensiero indelebile della moglie che è stata luce del loro mondo familiare e poi grande dolore. Il tramonto, la sera nel loro silenzio riportano i ricordi di una vita insieme come promesso a Dio, legati da una catena d’amore.
È una raccolta poetica incentrata sul ricordo di un’intera vita, anche quella nata dall’amore di Vincenzo e Serafina, versi stupendi recitano: un fiore ha preso al suo stelo/dai suoi semi fecondi/altri fiori sono sbocciati/dignitosi e gagliardi/regali, vivaci e profumati. Quanto amore per questi figli! Che melodia vi era nei cuori, ma la matrigna sorte si è abbattuta come onde sullo scoglio portando con sé il bello della vita e lasciando a Vincenzo l’eco dentro la conchiglia del grave ruggito del cuore.
Tutto questo dà al nostro Vincenzo la consapevolezza della fragilità umana, espressa interamente nell’immagine della canna al vento abbandonata alle intemperie, nell’incapacità di trovare un riparo.
Oltre all’amore e al dolore, Vincenzo Lagrotteria ci fa riflettere sulla totale pienezza della vita insegnando i sani valori e il silente riflettere è frutto di una esistenza vissuta appieno; l’esperienza in Lagrotteria diviene forza comunicativa. Se la dignità è il vero valore dell’uomo, la fede ne è la sola salvezza.
Serafina è stata per il marito Vincenzo da sempre la “Musa Regina” della sua poesia. Ancora di più lo è adesso, alla quale va il costante pensiero che tormenta l’animo e il cuore del poeta, nei cui versi ricorre anche il ricordo dolce della madre, toccante e quasi spensierato, proprio come quell’età fuggente, quando le braccia della madre erano sollievo per il cuore, ben lontani dal tormento dell’oggi, ma permane Serafina l’immagine costante della poesia, quale donna ricamatrice di felicità, angelo dell’amore.
“Non sento più il profumo del tuo amore,
il calore vivace espresso
dai tuoi occhi
la voce giuliva del tuo lieto
armonioso parlare.
Mi manca la tua quiete
in questo mio tormento
quella espressa dal tuo fare
ornamentale e lieto
questo e più c’era in te
vestita di sorriso.” Tu hai sconfitto un mostro,