E’ davvero paradossale: per le clementine prezzi alti per i consumatori e solo briciole per i produttori. “Questo sta accadendo sul mercato e i nostri agrumicoltori – commenta Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria – sono in grande affanno testimoniato dalla impossibilità non solo evidentemente a fare bilancio, ma a tenere fede agli impegni economici e finanziari. Un mercato – aggiunge – che nell’ultima campagna non è mai decollato e questo ha penalizzato l’economia del territorio ionico tra Sibari e Corigliano – Rossano Calabro, ma anche nella Piana di Rosarno -Gioia Tauro, nel Lametino e anche in altre aree della regione. La sproporzione è clamorosa: per ogni euro speso dal consumatore in clementine fresche – soltanto 12/20 centesimi finiscono nelle mani di chi ha coltivato la terra e raccolto i frutti. Da tempo, abbiamo lanciato non solo un grido d’allarme, ma anche fatto proposte concrete chiedendo alla Regione una stretta convergenza con il Ministero delle Politiche Agricole, che nei giorni scorsi ha stanziato solo dieci milioni di € per il rilancio dell’agrumicoltura”. Occorre però stare autorevolmente in questo percorso – ribadisce Coldiretti – perché significa avere anche il coraggio e la capacità di percorrere strade innovative per individuare un’equa ridistribuzione del valore aggiunto all’interno della filiera e portare il prezzo alla produzione ad un livello equo evitando posizioni dominanti a danno delle componenti più deboli: agrumicoltori, consumatori e di conseguenza i lavoratori. È indispensabile che la filiera garantisca trasparenza e che possa essere riconosciuto il giusto prezzo agli agricoltori che non possono più produrre senza coprire neanche i costi di produzione. Bisogna rifondare il rapporto con la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che distribuisce la maggior parte delle produzioni e su questo tema il ruolo che possono giocare i Governi nazionale e regionale è fondamentale e analogamente, potrebbero attivare o favorire politiche di sostegno dei prezzi, in maniera da scongiurare quello che ripetutamente si è verificato nelle recenti campagne di commercializzazione. Occorre una stretta sui controlli degli agrumi importati dall’estero che invadono il mercato interno e l’avvio di controlli a tappeto anche nei mercati generali per assicurarsi che sulle etichette sia indicata chiaramente l’origine del prodotto. Il nostro dossier sulla crisi agrumicola, presentato alla regione, mette in risalto un trend drammatico che ha effetti pesanti. Fermo restando la possibilità di assicurare le produzioni contro le calamità usufruendo del sostegno dell’UE occorre anche attivare provvedimenti specifici, a valere sul Fondo di Solidarietà Nazionale, unitamente ad altre misure che è necessario avviare in ambito regionale. Ed ecco le richieste: 1) Un intervento presso Arcea per garantire l’erogazione in tempi rapidi dei saldi PAC e PSR relativi alle annualità 2018 e pregresse a tutti gli agricoltori danneggiati; 2) riconoscimento dello stato di calamità naturale per gli eccessi di pioggia, le alluvioni e le gelate del 2018 e inizio 2019; 3) l’adozione di un bando monotematico a valere sulla misura 4.1 del PSR per la riconversione varietale degli agrumi, al fine di migliorare la competitività sul mercato; 4) L’istituzione di un regime di aiuto regionale, per affrontare la situazione di crisi, con l’adozione del Piano Agrumicolo; 5) l’istituzione di un tavolo di filiera per ridiscutere i rapporti fra gli attori e contrastare le posizioni dominanti. “Abbiamo – conclude Aceto – la grande responsabilità di valorizzare questo patrimonio con misure efficaci e di sostegno al reddito. Se non vogliamo che gli agrumeti vengano abbandonati e le campagne si spopolino si deve velocemente lavorare per individuare le soluzioni necessarie”.