A cinque anni dall’annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli da parte della Federazione russa, l’Unione europea mantiene il suo fermo impegno a favore della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.
Ribadisce di non riconoscere e di continuare a condannare tale violazione del diritto internazionale, che rimane una sfida diretta alla sicurezza internazionale, con gravi ripercussioni sull’ordinamento giuridico internazionale che protegge l’integrità territoriale, l’unità e la sovranità di tutti gli Stati. L’Unione europea continua a impegnarsi ad attuare pienamente la propria politica di non riconoscimento, anche per mezzo di misure restrittive. Invita nuovamente gli Stati membri dell’ONU a prendere in considerazione analoghe misure di non riconoscimento, in linea con la risoluzione 68/262 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Le violazioni del diritto internazionale da parte della Russia hanno portato a un pericoloso inasprimento delle tensioni nello stretto di Kerch e nel Mar d’Azov. L’uso ingiustificato della forza da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina il 25 novembre 2018 ci ricorda gli effetti negativi dell’annessione illegale della penisola di Crimea sulla stabilità regionale. L’UE ribadisce l’invito alla Russia a rilasciare senza condizioni e senza indugio i membri dell’equipaggio, le imbarcazioni e le attrezzature ucraini sequestrati illegalmente. In attesa del loro rilascio, la Russia dovrebbe rispettare i loro diritti alla rappresentanza legale e all’accesso alle autorità consolari, nonché fornire cure mediche adeguate ai membri dell’equipaggio feriti. L’Unione europea condanna la costruzione del ponte di Kerch senza il consenso dell’Ucraina, che costituisce un’ulteriore violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. L’UE si aspetta che la Russia garantisca il passaggio libero e senza restrizioni di tutte le navi attraverso lo stretto di Kerch da e verso il Mar d’Azov, in conformità del diritto internazionale. Le restrizioni illegali a tale passaggio comportano conseguenze economiche negative per i porti dell’Ucraina nel Mar d’Azov e per l’intera regione. L’Unione europea non riconosce e non riconoscerà le elezioni organizzate dalla Federazione russa nella penisola di Crimea. La crescente militarizzazione nella penisola continua a incidere negativamente sulla situazione della sicurezza nella regione del Mar Nero. In violazione del diritto umanitario internazionale, è stata imposta agli abitanti della Crimea la cittadinanza russa e la coscrizione nelle forze armate della Federazione russa. Dall’annessione illegale da parte della Federazione russa, la situazione dei diritti umani nella penisola di Crimea è notevolmente peggiorata. Gli abitanti della penisola sono confrontati a sistematiche restrizioni delle libertà fondamentali, tra cui la libertà di espressione, la libertà di religione o di credo e la libertà di associazione nonché il diritto alla riunione pacifica. Conformemente alla risoluzione 73/263 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 22 dicembre 2018, è fondamentale che i meccanismi regionali e internazionali di monitoraggio dei diritti umani e le organizzazioni non governative sui diritti umani abbiano un accesso senza restrizioni alla Crimea e a Sebastopoli. I diritti dei tatari di Crimea sono stati gravemente violati con la chiusura dei mezzi d’informazione dei tatari di Crimea, il divieto delle attività del Mejlis, il loro organo di autogoverno, e la persecuzione dei suoi dirigenti e dei membri della loro comunità. L’UE si aspetta che la Russia revochi tali decisioni e ponga fine alle pressioni sulla comunità tatara di Crimea. Occorre garantire ai tatari di Crimea, agli ucraini e a tutte le comunità etniche e religiose della penisola la possibilità di mantenere e sviluppare la propria cultura, istruzione e identità e le proprie tradizioni del patrimonio culturale. La Russia deve inoltre adottare misure per migliorare la situazione ambientale, che è notevolmente peggiorata dall’annessione illegale. L’UE ribadisce la richiesta di rilascio immediato per Oleh Sentsov, Edem Bekirov, Oleksandr Kolchenko, Mykola Semena, Volodymyr Balukh, Emir-Usein Kuku e tutti coloro che sono detenuti nella penisola di Crimea e sono stati condannati in violazione del diritto internazionale. Giornalisti, difensori dei diritti umani e avvocati dovrebbero essere in grado di operare in modo indipendente e senza indebite interferenze e intimidazioni. L’UE chiede il pieno rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani nella penisola. Occorrono indagini approfondite su tutti i casi pendenti di violazioni e abusi dei diritti umani, come sparizioni forzate, torture e omicidi, violenze, procedimenti giudiziari per motivi politici, discriminazioni e molestie. L’accesso pieno, libero e senza restrizioni degli attori internazionali nel settore dei diritti umani all’intero territorio dell’Ucraina, comprese la Crimea e Sebastopoli, continua a rivestire importanza fondamentale. L’UE ricorda la risoluzione 73/263 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, del 22 dicembre 2018, e ne chiede la piena attuazione, inclusi gli obblighi della Federazione russa previsti dal diritto umanitario internazionale. |