Si è concluso il festival del cinema di Cannes 2022 ed i risultati sono sorprendenti: vince il nord Europa e già si parla di un ritorno della corrente novuelle vague, uno spirito diverso, una ventata di freschezza che il continente si merita.
La Svezia Palma è d’oro con Ruben Ostlund, il premio del 75/o ai fratelli Dardenne il prestigioso Grand Prix (il secondo premio per ordine di importanza) va a Close di Lukas Dhont, la giuria premia Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen che sono andati sulle cime della Valle d’Aosta per “Le otto montagne. Ancora Tarik Saleh svedese di seconda generazione (nato a Stoccolma, è di origini egiziane) si aggiudica il premio sceneggiatura per Boy from Heaven, l’iraniano naturalizzato danese Ali Abbasi regista di Holy Spider che ha dato la vittoria alla protagonista femminile Zar Amir Ebrahimi esule a Parigi, il palmares di Cannes 2022 parla quindi lingue nordiche, tra Svezia e Belgio.
Il vero exploit per l’edizione di quest’anno viene dal Belgio e si chiama Lukas Dhont, di 31 anni. Il primo “Girl” lo aveva fatto sbancare nel 2018: un esordio salutato con la Camera d’or, la Queer Palm e il Fipresci della critica e poi migliore rivelazione agli Efa, con il secondo “Close” ha guadagnato il Grand Prix. Non c’è da meravigliarsi che ieri notte alla cena di chiusura sulla spiaggia del Majestic, la tradizionale festa di Cannes cui partecipano tutti i vincitori e i protagonisti della serata, sia stato lui il vero protagonista, con letteralmente una processione di colleghi che andavano a congratularsi.
Il vincitore della Palma d’oro Ruben Ostlund si è goduto il momento: “sono felice per il riconoscimento e quel che mi auguro è di far divertire il pubblico in sala con questa commedia satirica”, ha detto il regista svedese che dichiara la sua influenza per il cinema di Luis Bunuel con la commedia satirica di Triangle of Sadness.
La circolazione dei progetti è un segno distintivo di Cannes, non c’era un film che non avesse coproduzioni (a cominciare dalla Francia), e questo a prescindere dai finanziamenti europei che invece ci sono sempre stati, come se l’Europa fosse matura per risvegliarsi connessa culturalmente, incline alla circolazione di idee e talenti.