Per intenderci Fiumara di Muro ha dato i natali a Mino Reitano. Era partito da qui con la classica valigia di cartone ed ha realizzato un suo sogno: diventare una stella di prima grandezza. Il Comune lo ricorda con un museo che racconta la sua storia, le tappe del suo successo, i riconoscimenti ottenuti, i grandi della musica leggera con i quali si era rapportato. Tutto nella massima semplicità senza ostentare. Grande cortesia da parte del parroco don Repaci al cui entourage è affidata la struttura. Chi vale non ha bisogno di ostentare perché il suo valore glielo riconoscono gli altri spontaneamente.
A un tiro di schioppo Borgo Croce, una piccola frazione, 45 abitanti, tutti ultratrentenni, un paio di bambini, niente negozi, niente farmacie, niente scuole, niente panificio per poter dire “quattro case e un forno”, ma la chiesa si.
Aveva due risorse latenti che aspettavano l’abbrivio per esprimersi: la convivialità e … Maria Grazia Chirico.
Nella carta di identità virtuale di Maria Grazia alla voce segni particolari c’è scritto Resilienza ( o Resistenza?) e Restanza.
Della prima sappiamo, se ne abbusa abbastanza, sembra pensata apposta per lei: è una che non si rassegna, a vederla sembra che lo faccia con disarmante semplicità.
Della seconda, che è un neologismo, sappiamo meno. E’ che il nostro personaggio non intendeva abbandonare il suo minuscolo borgo, la semplicità, l’accoglienza connaturata. Non voleva che il tutto a poco a poco svanisse in un grigiore anticamera del più completo abbandono, con le case disabitate, le porte che sbattono per il vento che sibila attraversando le fessure.
E cosi che, avendo come risorsa una smisurata fantasia ha pensato di colorare le case, realizzare i dipinti più vari proponendo le più svariate tematiche prese dalla tradizione, corredando i vicoli di proverbi ancestrali, di poesie opera dell’altra colonna di Borgo Chiesa il poeta vernacolare Sergi.
Il dialetto è uno strumento di comunicazione potente, perché le espressioni sono legate ai luoghi del vissuto ” Ttacca u sceccu aundi voli u patruni”, “Tuttu u mundu è paisi ma non bellu comu a cruci”
Nel giro di due anni piano piano, quando si ritagliava del tempo, quello che era un luogo destinato all’abbandono lo fa diventare un attrattore turistico, i visitatori sono parecchie migliaia, tanto da richiedere il potenziamento dell’unico piccolo bar affiancandogli la possibilità di poter fornire un pasto previa prenotazione. Prezzi modici, quantità di cibo esorbitante tanto da rispettare il detto popolare “si no resta, no basta” e vi posso assicurare che è rimasta tanta pasta e tanta carne che avrebbero potuto mangiare tante altre persone quante eravamo noi, e Maria Grazia ad aiutare perché a gestire la situazione gastronomica è il fratello.
Che dire: fantasia, volontà. collaborazione, semplicità, fanno miracoli.
Ma più che altre parole la galleria di immagini racconta.
BORGO CROCE
IL MUSEO Mino Reitano