Mente inquieta, forse. Spirito libero, forse. Anima contemplativa, forse. Unica certezza il suo nome, Frank, e la sua provenienza, gli Stati Uniti. Per definizione, “l’eremita”, per il suo vivere solitario e in solitudine.
La sua dimora, alla vista, piccola, essenziale; di legno e di pietra; confusa con i colori cangianti dei boschi e i solchi segnati dalle sferzate di vento e di pioggia degli inverni montani. Per Frank, “l’eremita”, un santuario, innalzato nella natura, dove la sua sete di ombra e il suo canto di libertà si mescolavano alle voci e ai suoni dei boschi e della pineta di Monte Fiorino, a 100 metri di altitudine, suggestivo e solenne come guglia gotica, scavato nei secoli come prezioso merletto, là dove finisce la terra e comincia il cielo.
Andava, Frank, errante camminatore, per sentieri ed affratti, silenzioso ma non schivo, riservato ma aperto a riflessioni profonde e colte; anche imprevedibilmente disponibile ad uno scatto nell’estemporaneità del momento.
Frank l’eremita è stato rinvenuto cadavere dai Carabinieri della Compagnia di Satriano, nella pineta di Monte Fiorino, eletta a sua patria. La sua morte, come la sua esistenza, è mistero. Anche quando l’esame autoptico dirà di più.
Non si conosceva, infatti, il suo cognome, né la sua età, né il suo trascorso negli Stati Uniti, con i suoi luccichii fastosi, che aveva abbandonato, non si sa perché e come e quando.
Una storia semplice ed intensa, scritta con i colori delle luci e delle ombre; una lettura malinconica e triste, la sua morte.
Era apparso come fantasma sul monte che sovrasta un antico borgo, nell’estremo sud d’Italia. Ora che non c’è più, di Frank, l’eremita, resta il ricordo, anch’ esso avvolto nel mistero, come le nebbie montane, nel luogo, dove aveva scelto di vivere e forse anche di morire.
Nessuna luce di alba potrà mai penetrare il mistero che ha ammantato la vita di Frank, l’ eremita.