Era lui un orientamento
che brillava in terra e in cielo, pure lì nel firmamento sulle stelle, senza velo. (da “Il Faro”, di Lucia Lo Bianco – Aletti 2015) |
Ustica riposa sul mare mentre dal Faro di Capo Gallo, vicino Mondello, lo sguardo indugia verso l’orizzonte consapevole delle problematiche dovute all’impennata dei contagi da Covid-19 e desideroso di cogliere attimi preziosi di libertà. L’isola, visibile solo in rare e limpide giornate, appare ignara dell’imminente sferzata di proibizioni e limitazioni alla circolazione degli individui, proprio come questo Faro adagiato in silenzio su questa collina prospiciente uno splendido tratto di mare poco fuori Palermo.
Un nuovo lockdown sembra imminente e i cittadini lo respirano e lo visualizzano come avviene con il peggiore degli incubi. Si prospetta una chiusura di molte attività, proprio come già accaduto nel mese di marzo e si temono le disastrose conseguenze sull’economia del nostro paese. Meno pazienti e fiduciosi i cittadini, già provati dalla prima fase di restrizioni, si adunano e si ribellano, aumentando quei tanto sconsigliati assembramenti primi diffusori del contagio. Lo scenario è sconfortante e fa paura proprio come le cifre dei contagiati e dei decessi che continuano a salire, giorno dopo giorno.
Non è facile distogliere l’attenzione da una normalità che ormai ci è stata rubata da tempo per riflettere, ancora una volta, sulle numerose opportunità che ci vengono offerte da questo cambiamento radicale del nostro stile di vita. L’esperienza già fatta nei mesi di marzo e aprile dovrebbe però insegnarci qualcosa indirizzandoci verso una sana e ragionata organizzazione dei nostri tempi nell’ambito familiare e casalingo. Riscoprire i propri spazi interiori tramite la lettura e la riflessione, condividere coi propri cari l’attesa di festività e tradizioni che fanno parte della nostra storia: questi alcuni tra i tanti modelli da perseguire insieme a chi ci sta attorno, utilizzando al meglio la tecnologia per comunicare con chi è lontano, siano essi figli o genitori, cercando di farli sentire meno soli.
Un’immagine gira sui social in questi giorni: file di gente fuori da una libreria per fare rifornimento di buone letture prima del lockdown. Duole constatare che tale scenario non appartiene all’Italia dove la percentuale della gente che legge è statisticamente molto bassa. Eppure riscoprire il testo scritto e le sue potenzialità salvifiche ed educative darebbe una svolta all’incertezza e allo sgomento di queste ultime settimane regalandoci odori e sapori che abitano già in noi. Prospettive dimenticate si configurano così ai nostri occhi: un focolare, un libro, nuove storie da raccontare.
Frammenti di sopita umanità riaffiorano nel più totale disorientamento, desideri nascosti di autodifesa nel generale marasma di notizie ed opinioni. Come naviganti perduti in un mare di precarietà, cerchiamo la luce del Faro per trovare una vita d’uscita. Sarà un risveglio, alla fine di un brutto sogno a ritrovarci stupiti per il nostro stesso cammino. Saranno gli occhi bramosi di luce a ritrovare il Faro e la sua simbolica essenza alla fine del buio.