«Quanto sta avvenendo all’interno di Sacal ha dell’incredibile. A partire proprio dall’inizio e cioè dalla decisione di procedere all’aumento di capitale subito prima delle elezioni regionali».
Il consigliere regionale del Pd Nicola Irto interviene sull’aumento di capitale deciso dalla Sacal che rischia di condizionare la gestione e lo sviluppo degli aeroporti calabresi.
«Le modalità con le quali si è proceduto alla sottoscrizione delle nuove quote, a prescindere dalla loro legittimità dal punto di vista legislativo, sono state sicuramente singolari e del tutto inopportune. Un’operazione così delicata – prosegue Irto – non doveva certo essere portata a termine in un momento di vuoto di potere politico e istituzionale, sfavorendo la sottoscrizione da parte dei soci pubblici. Bene ha fatto il presidente della Regione appena eletto, Roberto Occhiuto, a denunciare quanto avvenuto proprio alla vigilia del suo insediamento. E’ chiaro, però, che non può dimenticare chi ha amministrato fin qui la Regione e, soprattutto, chi ha voluto gli attuali vertici Sacal che hanno consentito di far finire la società ai soggetti privati.
E’ come se Occhiuto denunciasse “accordi strani” che, però, hanno il marchio del centrodestra, e ancor di più della Lega, considerando che, fin qui, a gestire la Regione è stato un esponente del Carroccio».
«Rilevata la crucialità della questione per il futuro degli scali calabresi – dice ancora Irto – e nell’attesa che Enac proceda alle opportune verifiche, insieme a tutte le altre Autorità competente, è necessario che si faccia chiarezza su quanto avvenuto negli ultimi mesi, sia dal punto di vista amministrativo che da quello politico.
Dopo l’elezione del presidente del Consiglio regionale e l’insediamento del nuovo Ufficio di presidenza è indispensabile che, a stretto giro di boa, il nuovo governatore si presenti a palazzo Campanella per rendere una compiuta informativa su quanto avvenuto.
I calabresi devono sapere tutto su questi “accordi strani” che rischiano di minare ancora di più il loro già precario diritto alla mobilità».