Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
(John Donne, da Meditazione XVII) in apertura di “Per chi suona la<campana” di Ernest Hemingway
La campana suona per te
Un giorno come tanti altri, un procedere a scatti tra le beghe del lavoro e la frenesia del quotidiano. Momenti come tanti di pretesa normalità tra un collegamento online e le solite faccende di casa aspettando la sera in un ripetersi di momenti sempre uguali.
Poi il telefono squilla e scopri che un caro amico se n’è andato, portato via dal virus assassino che da mesi ha trasformato la vita di tutti. Allora capisci che la morte non è qualcosa di lontano e immateriale ma riguarda anche te e che nel bollettino serale in televisione coi suoi numeri spaventosi adesso ci sarà anche lui.
Giuseppe Muzzupappa, Peppe per gli amici, nato a Limbadi (VV) 55 anni fa ma da tempo residente a Borgosesia in provincia di Vercelli.
Il lavoro lo aveva portato lì, aveva cominciato ad insegnare matematica in un istituto superiore e poi dopo il matrimonio si era stabilito nel “profondo nord” e lì aveva fatto crescere i suoi ragazzi, Katia e Davide.
Peppe, allegro e sorridente, capace di farsi amare da tutti e di catturare l’attenzione con la sua appassionata oratoria, frutto di una gioventù attiva e vivace, ricca e diversificata in iniziative di ogni tipo. Peppe un vero trascinatore, una vera locomotiva, sempre impegnato in attività sociali per il suo paese, sempre disponibile per l’aggregazione a favore di progetti culturali, sportivi e nell’ambito delle tradizioni popolari.
Era stato uno dei fondatori del Club “Giovani del Sud”, contribuendo a trasmettere solidi valori alla gioventù limbadese in quegli anni settanta ancora ricchi di sogni ed ideali, forse troppo politicizzati ma certo vivi, dinamici e costruiti su fondamenta duri come roccia. Peppe attivo nello sport, nel calcio in particolare ma anche componente del gruppo Folk i Calabriselli, dimostrando estro e versatilità in qualsiasi iniziativa, anche religiosa. Famosa a questo proposito la sua interpretazione di Gesù Cristo nella Via Crucis Vivente. Peppe figlio di mastro Davide, conosciuto e stimato nel paese in una fase storica in cui le idee politiche riuscivano a camminare con le proprie gambe, nonostante l’ostilità del contesto e del momento.
Peppe professore, marito e padre esemplare, legato al suo paese da un cordone ombelicale nonostante la sua vita al nord. Peppe, o meglio “Peppi i Davidi”, che il paese di Limbadi proprio non può dimenticare e che oggi osserverà silenziosamente il suo lutto, in un momento nella storia dell’umanità in cui i funerali non sono ammessi e si saluta un feretro intrecciando in silenzio una preghiera, come si fa con i grani di un rosario.
Ci piace pensare che Peppe ci abbia lasciato un filo da percorrere, una trama ricca e tesa di storie da raccontare, una scatola di ricordi da aprire nei momenti tristi di pianto per sorridere.
Ci piace immaginare la sua eredità attraverso Davide, suo figlio, che continua la tradizione mai spezzata del passato aprendo una porta verso il futuro se, come diceva Shakespeare, l’arte e la capacità di generare prole rendono l’uomo immortale.
In un autunno paralizzato da fumate nere, ci piace sognare una umanità dove la solidarietà esiste ancora e dove la scomparsa di un essere umano non sia solo un numero statistico da dimenticare domani, quando tutto sarà finito. Ci piace ascoltare il rintocco di una campana, che chiami a raccolta tutti i nostri pensieri e ci ricordi che, in fondo, quella campana suona un po’ anche per noi.