A lezione Erano inizi fortunati Magari con le finestre aperte anche allora…..
Adesso finché dureranno, tra i soliti inquinamenti, non solo meteo, quelle che vanno sotto il nome di splendide ottobrate ,come sempre di romanità….
Orsù….battendo leggera le mani invita ad entrare in aula la signora maestra, suaviter modo ,toh chi si rilegge, amico degli studiosi, nel contempo nemico ,non si esageri, dei neofiti, ce n’è per tutti i gusti, di un latino ….
Costumanze,come fosse una elegante calligrafia di emozioni e sentimenti, a prova di dettato scelto dalle maestre di un tempo alle quali, vagheggiando tra sparse pagine di buone e belle lettere di altre ere, riusciva naturale accompagnare i gesti atti all’insegnamento evitando di smodare … da De Amicis alla Montessori sembrerebbe senza soluzione di continuità…..
Non par vero ma, di concerto con la Divina Provvidenza, si oserà davvero scomodarLa?,di nuovo a scuola ,quella cartacea, ancora Lei, sia pure fra mille emergenze, “irrazionali” ripensamenti e cervellotiche trovate,quelle che hanno tutte le rotelle al posto giusto, di solito stazionano verso l’apice della persona, disdegnando i piani bassi….
Volendo con animo sollecito soffermarsi su questo novello ritorno al futuro, che intanto s’attaglia in modo calibrato al peso sostenibile dello stare in aula ,forse bisognerebbe cominciare dal principio ché la strada per giungere in accettabili condizioni psicofisiche fino al portone di scuola è lunga e gravida di difficoltà,tra lacci e lacciuoli di sirene pinocchiesche che la diritta via fanno smarrire….
In effetti, a metterLa in corsivo quest’ultima somma citazione Le si potrebbe quasi fare torto come non fosse risaputa abbastanza ….
Per le altre definizioni si sorvoli fin dove arrivano le personali reminiscenze scolastiche,bel termine che poco sa ormai di metodi pedagogici di apprendimento da sviluppare tutti insieme in un’aula di scuola,con particolare riguardo alla consapevole maturazione mentale del discente…. Giustappunto!
Fa sempre più tendenza , purché lo si faccia con moderazione, disputare di didattica, piccolo neo superabile riguarda l’origine del vocabolo , antico come un progenitore greco o grecano,…
Per contenere l’incertezza basta ignorare, che di questi tempi vale quanto una disciplina da olimpiade…
Il tutto in risposta a quell’adamantino anelito alla conoscenza che impone,presente affermativo e non condizionale dilazionante ,ancora!?, di non soccombere,più o meno felicemente,allo svilimento definitivo di spiegazioni a voce,interrogazioni a vista, compiti in classe , sottolineato, in classe!
L’unica in simili frangenti, è quella di rischiare ,si fa per dire,una qualche asineria di ritorno che neanche la più veloce, in concorrenza con colui che corse come un messo di vittoria la Maratona/Atene, chiamarlo direttamente emerodromo pare brutto, risposta smart ,ovvero le novelle magie del nuovo mondo,non è l’America, ma solo il primo di tanti millenni a seguire, riuscirà a indorare nel senso letterale dell’aggettivo, peraltro un minus a cospetto del magico quadrupede tutto d’oro affabulato da Apuleio.
Un tempo davvero assai lontano si sarebbe ottenuta, da subito, la biasimevole sentenza “impreparato”,sul consueto registro di classe!
Un po’ di cronaca
Come al solito ,l’argomento principe è andato avanti per conto proprio ma se è questo il problema si fa presto a tornar sui propri passi ,ovvero sul percorso che reca a scuola…
E qui,per i privilegiati,o malcapitati?, alunni che abitano nella Capitale,senza ironia veruna,a parlare di trasporti pubblici c’è da perdere la trebisonda,dato che, una volta superato lo stadio di bebè e giù di lì in cui si viene giocoforza trasportati a cura di genitori e simili, non resta che avvalersi dell’attuale sorta di armata brancaleone perennemente in disarmo,rispondente alla definizione di bus e compagnia….. ,chi ha il coraggio di completare il motto con l’aggettivo bella alzi la mano!
Con questi chiari di luna pare improbabile, perfino per il libro dei sogni, auspicare un aumento a dismisura dei mezzi pubblici del tipo …uno va, l’altro viene, sul modello svizzero,ginevrino per la precisione…
Così,tra una bisunta pinzillacchera e l’altra,sta per ricerca avanzata di una soluzione “eco” in tema di trasporto urbano, si è fatta sentire,cosa inusitata a dare retta alla proverbiale tolleranza di stampo romanesco, la congiunta, ancorchè sacrosanta irritazione di gran parte degli abitanti romani, stufi marci di improvvisazioni al limite del grottesco!
Ed è allora che, in zona capitolina, tutto sommato abbastanza rispondente ad una specie di montagna versione casalinga se raffrontata alle catene montuose delle Alpi,viene partorito un “topolino” che ha a che fare con la decisione di infarcire il già abbrutito traffico della Capitale di monopattini elettrici , vera e propria caricatura di mezzo di locomozione,contro cui, si sono tutti all’unisono compattati,stampa in prima pagina, nello stigmatizzarne l’uso più sfrontato che semplicemente disinvolto nelle congestionate strade di Roma.
Negli anni a venire verrà riconosciuto alla odierna amministrazione di Roma Capitale un merito , e che merito!!!, di aver messo d’accordo l’intera cittadinanza almeno su un punto :
che si mettano al bando i monopattini elettrici,così come concepiti attualmente ,ovvero al di sopra,più che al di fuori delle regole imposte agli altri “sofferenti” a vita della mobilità romana…..
Irriguardoso,a questo punto, chiamare in causa alme visioni oraziane ….
Visto che ci siamo, non sarebbe il caso di recuperare dalle varie fictions,quasi sempre anglofile,con qualche punta in giallo dovuta a quella scoppiettante scrittrice che smaschera omicidi a pranzo e cena nella cittadina Nord America dove vive, sonnolenta ma non troppo, quegli autobussini/scuolabus, che trasportano riservatamente, ovvero a prova di “assembla”, forse meglio si legge “assembra-mento”, gli scolari da casa a scuola e viceversa….
Si direbbe che corrispondano perfettamente allo scopo….
Per cui,ci si rifletta pure sopra da parte degli addetti ma senza troppo indugiare poiché il tempo si è fatto tiranno ….
Peraltro,una volta giunti nell’edificio e conquistato il mono-posto in aula,ovviamente “ti conosco mascherina”, come recita la gentile filastrocca….
Fine delle lezioni
“All’uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri……”
In primo luogo, mirabile e raro il connubio tra verso e struggimento di musica;
in secondo luogo, di questi tempi ,per assicurarsi una tale linfa ispirativa, bisognerebbe di nuovo reperirli,i libri,si capisce, che, per uscire liberamente allo scoperto insieme agli alunni,devono ,a quanto sembra,sostenere dure lotte per mantenere una certa visibilità nei confronti delle odierne tecnologie di comunicazione.
Sia chiaro una volta per tutte: dal cosiddetto progresso high tech che vuole tutti agili e semplificati,in una parolina, “smart”,non si prescinde.
Nondimeno,come già ribadito in altre occasioni ,nulla vieta che , accanto ai sistemi di apprendimento “iperuranio”,scendendo dagli spazi celesti, “da remoto”,si lasci la libertà di continuare ad usufruire di “strumenti” dall’inconfondibile sentore/aroma libresco,senza deificare gli uni o mortificare gli altri.