Era il 2008 quando una delle città più popolose e attraenti del Regno Unito veniva nominata “Capitale Europea della Cultura”. Liverpool, città conosciuta più per aver dato i natali ai famosi Beatles che per il suo fosco passato, è l’esempio di come si possa fare buon uso dei fondi europei trasformando una città da luogo degradato e fatiscente a moderno centro di attrazione culturale. La zona portuale dei Docks, un tempo teatro di criminalità, oggi ospita eleganti edifici e complessi museali, tra cui l’imponente “International Museum of Slavery” (Museo internazionale della schiavitù).
Si trattava certamente per gli “Scousers”, come vengono chiamati gli abitanti di Liverpool, di un tentativo di recuperare un passato poco onorevole, una dignitosa forma di riscatto da un periodo, il ‘700 della Rivoluzione Industriale, di coinvolgimento nella tratta degli schiavi: questa la regia e le motivazioni dietro la realizzazione di un museo senza precedenti.
Liverpool rimane anche oggi fortemente ancorata a quel passato che la vide protagonista del commercio triangolare grazie al quale i mercanti più in vista riuscirono ad aumentare le proprie ricchezze. Molti nomi di strade furono in seguito dedicate a chi si era reso artefice di dolore, sfruttamento e morte. Tra questi il famoso Penny, la cui omonima via, “Penny Lane”, ha ispirato la canzone scritta da John Lennon e Paul McCartney. Il museo ripercorre questo triste e disonorevole passato perpetrato dall’uomo bianco, simbolo dell’imperialismo e del capitalismo occidentale. Un tracciato educativo quindi che insegna rispetto per l’altro attraverso una stimolante galleria fotografica.
Il mese di marzo sembra proprio propizio per ricordare uno dei periodi più bui per la storia dell’umanità dato che il 25 marzo si celebra la Giornata internazionale in ricordo delle vittime della schiavitù e della tratta degli schiavi, una giornata di consapevolezza e ricordo delle vittime e dei sopravvissuti alla schiavitù.
Le Nazioni Unite hanno organizzato questa giornata allo scopo di onorare e ricordare coloro che hanno sofferto e sono morti a causa del sistema brutale. La Giornata internazionale della memoria delle vittime della schiavitù mira anche a sensibilizzare sul razzismo e il pregiudizio nella società odierna. La prima “Giornata della Memoria” è stata pensata, per la prima volta, nel 2007 ma la prima commemorazione è stata nel 2008 e da allora è stato un evento annuale. Un memoriale si trova anche presso la sede delle Nazioni Unite (ONU) a New York.
Ogni anno c’è un tema per l’evento. Quest’anno il tema è “La forza della cura – donne, economia e tratta di persone” mentre l’anno scorso si poneva l’obiettivo di “Porre fine all’eredità del razzismo della schiavitù: un imperativo globale per la giustizia”. Si tratta di tematiche che sottolineano l’importanza di educare le persone sulla storia del commercio transatlantico di schiavi e persone che sono state ridotte in schiavitù. I temi precedenti sono stati “Women and Slavery”, “Breaking the Silence: Lest We Forget”, “Recognizing the Legacy and Contributions of People of African Descent”, solo per citarne alcuni.
Ancora oggi abbiamo bisogno di ricordare che in mezzo all’oscurità, alla malvagità, all’oppressione e all’ingiustizia della schiavitù, uomini e donne coraggiosi hanno messo a rischio la loro vita per ottenere giustizia, libertà e uguaglianza per tutti gli esseri umani. Ancora oggi è necessario rendere omaggio ad antenati e antenate che hanno sacrificato le loro vite in difesa di valori umani fondamentali come la libertà, la giustizia, l’amore e la pace.
Oltre alla dimensione commemorativa va operato un reimpegno sul dovere di promuovere i diritti umani. Ci auguriamo che possano essere realizzati altri memoriali come l’”International Slavery Museum” e che si possa cominciare a considerare ogni individuo come parte di un’unica umanità di individui uguali l’uno all’altro.