Sembra ieri eppure sono passati 29 anni da quando abbiamo concluso l’attività.
Erano anni difficili, le proposte per bambini-ragazzi scarseggiavano, c’era la pallavolo dell’instancabile Filippo Altomonte, l’oratorio attraversava un periodo di crisi, bisognava fare qualcosa. Da educatore avevo consapevolezza del bisogno di impegno, motivazione, attività, formazione, che erano necessari precocemente, convinto come ero e sono che l’ozio e il disimpegno possono essere l’anticamera della devianza. Occorreva mettere a punto un progetto che portasse a socializzare – saper stare con gli altri nel rispetto delle relazioni reciproche, delle regole – a misurarsi con se stessi scoprendo le proprie potenzialità, a saper competere divertendosi, insomma aiutare una corretta formazione psicofisica.
Il nome scelto è emblematico e desueto, forse troppo pretenzioso: non la semplice didattica – il saper insegnare – la matetica – il saper fare apprendere: didattica viene dal greco didasco, insegnare, matetica viene dal greco mathesis, apprendimento, conoscenza. Chi fa per mestiere l’educatore sa che c’è una bella differenza. C’è di mezzo anche l’empatia.
E così a partire dal 1986 la grande impresa con il minibasket, per bambini a partire dai 5 anni fino agli 11 e poi con il basket – i bambini crescono – con quelli più grandicelli e non ci siamo risparmiati un’esperienza con i più grandi già avvezzi a giocare. Abbiamo scelto la pallacanestro che per i più piccoli rappresentava un’attività motoria di base praticata in forma ludica, polivalente e differenziata, un’esperienza completa, un mezzo di educazione motoria, sportiva e sociale.
L’attività per il minibasket si sviluppava nell’arco della settimana, lunedì, mercoledì e venerdi, in tre turni giornalieri che corrispondevano alle diverse fasce d’età determinati nello sviluppo.
Partecipavamo a campionati provinciali, da Cittanova a Siderno, spesso perdevamo ma ci si divertiva lo stesso. Quando segnavamo era una grande festa. Ma non sempre c’era da gioire: un’allieva fa un tiro spettacolare, fa grandi salti gioia, peccato che si era confusa – solo lei sa come! – e indisturbata ha segnato nel … proprio canestro. Ma si sapeva ridere.
Ancora ricordo i raduni allo “Scatolone” di Reggio Calabria: arrivavamo tutti insieme, le famiglie si prestavano a venire con le auto, giunti sul luogo facevo entrare i bambini correndo in fila e riempivano, con le loro tute gialle festose, l’intero perimetro di gioco. Per i campionati me li portavo in camper, sempre qualcuno in più del consentito c’era, ma si rendeva invisibile. Mah!
E’ stato bello, lo hanno reso possibile gli istruttori Enzo Peditto e Lilli Autelitano, fin quando hanno potuto, poi abbiamo concluso l’esperienza perché gli impegni erano troppi – avevo avviato l’Università per la Terza Età per comprendere anche le altre età – c’era l’attività comunale – sono stato assessore alla cultura allo sport e al tempo libero – e non ultime la famiglia e la scuola dove insegnavo.
I circa ottanta allievi che vedete nelle immagini riprese nella palestra della scuola media di Bova Marina -provate a riconoscerli – ora sono cresciuti, lavorano, sono padri, madri, professionisti.
Che bello!