A Bergamo dicono Bergamo alta e Bergamo bassa, in Germania direbbero Alte Melito, invece i melitesi per connotare quella che noi riteniamo la Melito storica la liquidano con la frase Melito Vecchia molto sbrigativa ma ingenerosa.

Abbiamo trovato invece un borgo ordinato, pulito, ci siamo inerpicati fino alla parte più alta, quella che i Greci avrebbero chiamato Agorà, abbiamo guadagnato un magnifico belvedere che in una giornata fortunata regala un tramonto mozzafiato che è connaturato con le suggestioni mediterranee. Una salita che a ogni vicolo riservava una sorpresa con i colori dei variopinti murales e i significati sottesi. Una visita che non poteva fallire perché a guidarci c’erano due amici, Andrea e Silvana, chiamiamoli paesisti nel senso che amano il loro paese, e animati anche da quella forza che, con un neologismo, possiamo chiamare Restanza – tutto è possibile dopo Resilienza – non avendo mai pensato di lasciare la loro Melito.

Non sono mancati gli incontri con i locali apprezzando la loro disponibilità colloquiale e quella ospitalità tipica dei nostri conterranei “normali”, quella ospitalità che, unita alla generosità della nostra terra e del nostro clima, ha affascinato una coppia di olandesi, in visita insieme a noi, che da ventuno anni hanno scelto come dimora la frazione Amendolea di Condofuri. Quella stessa Amendolea che aveva dato i natali – e pochi lo sanno – a Passitele – da non confondere con Prassitele Ateniese – scultore chiamato a Roma dall’imperatore per la realizzazione della Venere Esquilina, esposta oggi nei Musei Capitolini, che ricorda Cleopatra.

L’input per l’avvio alla realizzazione dei murales era venuto dall’assessore pro tempore Pino Mafrica nel 1995, poi un continuum di lavori che fanno parlare un borgo che non vuole rimanere nell’abbandono, un borgo che non grida ma, con dignità e compostezza dice: “Ci sono e voglio continuare ad esserci, per la mia storia, per la memoria di un passato dal quale i conterranei hanno attinto a piene mani quando qui c’era la civiltà greca e altrove spesso … la barbarie”.

Ma delle origini greche, di quanto ha rappresentato quest’Area della Bovesìa, parleremo un’altra volta. Intanto vi rimandiamo a un link che da testimonianza di questo lontano passato che non rappresenta rievocazione retorica e autoreferenziale, quando parlano i documenti.

Un Concorso d’Arte, invitando 18 pittori da tutta Italia, riproposizione per altri 2 anni, e “alea iacta est”- il dado è tratto. Poi il volontariato con due associazioni, “Kronos” e “Paese Vecchio di Melito”, quindi gli artisti del territorio: Neri Francesco, Lorenza Stelitano, Matteo Foti, Graziella Romeo, Maria Carmela Romeo e Lilly Mafrica.e con loro gli artisti siciliani Carmen Crisafulli, Pino Coletta e Maurizio Gemelli. Tra le opere abbiamo riconosciuto lo stile del prof. Jiriti, originario di Bova Marina ma trapiantato in Liguria

Colorare i borghi, esaltare la bellezza, far parlare i luoghi, far rivivere i segni del passato, è difesa dell’identità, non per inebriarsi di essa ma per innestarsi con intelligenza e orgoglio nella modernità che è lì pronta a fagocitarti se non ti sai porre con i tuoi valori che non sono forma ma sostanza di vita.

La passeggiata ci ha riportato per un momento sui banchi di scuola quando ci siamo trovati di fronte a Via Tartaglia. Non so perché abbiano dato questo nome. E’ che Tartaglia fu un matematico; era balbuziente da ciò, forse, deriva tartagliare per balbettare. Il suo vero nome era Niccolò Fontana. Ferito da un soldato francese alla mandibola, restò con difficoltà di fonazione. Questa sua menomazione, forse, scatenò una voglia di imparare che mise a nudo la sua genialità. Lui stesso firmava i suoi lavori Tartaglia.

A scuola era noto per il Triangolo di Tartaglia che presentava i coefficienti del polinomio di sviluppo del binomio elevato a n.

Questa parte è per chi è consapevole che la matematica

a) è un linguaggio universale che supera le barriere linguistiche e culturali,

b) è intrinsecamente bella e i suoi teoremi, le sue equazioni e i suoi modelli matematici possono essere affascinanti per chI apprezza l’estetica della disciplina

A questo punto non vi lascio con la curiosità

(x+y)1= x+y

(x+y)2 = x2+2xy+y2

(x+y)3= x3+32y+3xy2+y3

(x+y)4=x4+4x3y+6x2y2+4xy3+y4

Sono polinomi completi, ordinati al decrescere della potenza della x e al crescere della potenza della y. E i coefficienti, cioè i numeri davanti alle lettere, come si ricordano? Ecco il geniale triangolo di Tartaglia, facile da costruire. Nella figura che segue osservate che i numeri sottostanti si ottengono sommando i numeri sovrastanti. Es. 1+1=2; 2+1=3; ecc. Volendo continuare il triangolo per i coefficienti del binomio elevato a 6, avremmo i nuovi coefficienti: 1, 6, 15, 20, 15, 6, 1.

Bello, vero?

Così possiamo scrivere senza alcuno sforzo mnemonico;

(x+y)6= x6+6x5y+15x4y2+20x3y3+15x2y4+6xy5+y6


Bellezza e simmetria. Osservate l’estetica, leggete i numeri obliquamente a sinistra 1, 2, 3, 4, 5… e a destra 1, 2, 3, 4, 5 …, 1, 4, 10, … 1, 4, 10, …al centro verticalmente 1, 2 , 6, 20, …asse di simmetria

Tartaglia meritava proprio una via, anzi a dire il vero, molto di più.