Una rara avis per Dante
Per entrare in argomento….
Ancora omaggi da ogni dove e da ambienti i più disparati al Sommo Poeta che ormai si incammina con lenta e studiata impronta a prender possesso del suo autunno, in attesa che il fulgente anno in onore del 700° anniversario dalla sua morte si accomiati,dopo aver colto la felice occasione di soffermarsi sui versi danteschi, all’apparenza anche troppo consultati, decine i motti che ne usufruiscono nella vita corrente, ma non altrettanto approfonditi al di fuori di conoscenze critico/esegetiche e filologiche che competono davvero a pochi .
Protasi o della Prima Parte
Che le Muse,in questo caso non è retorica, sorreggano il giro ritmico del periodo di fronte alla peculiarità degli argomenti a seguire , sottinteso, personaggi del mondo culturale nostrano ricoperti da un comprensibile, a suo modo, oblio in epoche di fulminanti intuizioni mediatiche.
Si sa….esse non lasciano scampo a chi ancora è abituato a consultare con flemma certosina e piglio da bibliofilo libri e dizionari, equipollenti nello sprigionare ad ogni pagina di una certa età quel filigranato sentore di vetusto come il loro spesso prezioso contenuto.
Ma stavolta hai voglia a scomodare altolocate ricerche da fascino perduto: da subito colpisce a trabocchetto la delusione di ,tutto sommato,scarne notizie sul personaggio che a breve si presenterà in queste righe….
Risultato anche troppo prevedibile,vis polemica solo un filino, in tempi di facili osanna a questo o a quello scrittore, purché da clic…..
Di sicuro non lo é Nino Martoglio,poeta, scrittore,giornalista ,commediografo, nato a Belpasso,in provincia di Catania, nel 1870, toh, coevo della grande poetessa Ada Negri, morto anzitempo nel settembre del 1921,cento anni fa esatti , a causa di un tragico incidente, ovvero, precipitato nella tromba delle scale nel corso di una visita al figlioletto ricoverato in un ospedale etneo.
L’Autore,apprezzato e stimato negli ambienti culturali catanesi dell’epoca per il suo estro giornalistico e poetico/ letterario, si distingue specialmente per la mordacità del suo spirito che conduce a colpi da maestro di giornalismo intrepido e libertario sulle pagine del settimanale “D’Artagnan” da lui fondato nei primi del Novecento.
Attraverso il sapiente esercizio di una satira politico-culturale che si concretizza nella ideazione di scene,dialoghi , saporosi bozzetti calibrati addosso a figure realmente ricavate dal quotidiano picaresco, come spesso nei racconti popolari della sicilianità, è un susseguirsi di civili battaglie di pensiero, in parallelo con l’innegabile valore letterario riscontrato nell’ars poetica del Martoglio
Basti pensare che la “Centona”, raccolta di liriche in dialetto siculo,fonda e passionale, è da annoverare tra i capolavori del suo tempo e oltre nel panorama isolano,subito dopo il grande Giuseppe Meli,capostipite indiscusso della metrica in vernacolo siciliano.
Nondimeno il Nostro a pieno titolo deve essere inscritto fra gli esponenti della cultura in lingua dialettale del primo Novecento,per ricordare solo i più illustri, accanto all’avito Carlo Porta,meneghino,all’idilliaco partenopeo Salvatore di Giacomo ai due Gioacchino Belli e Carlo Alberto Salustri, “er Trilussa”, romaneschi di forte tempra ironica, al limite della spregiudicatezza, così da lasciare il segno nella società delle loro rispettive ere,fra l’altro valenti collaboratori del “D’Artagnan” martogliano .
Per non parlare della notevole attività del Nostro,sia come regista teatrale,scopritore di talenti del palcoscenico ,sia come autore di testi ancora oggi versatili e multiformi per ricchezza di situazioni socio/culturali e geniali personaggi/macchietta ,mirabilmente interpretati da attori di fama che trascende i confini nazionali come Angelo Musco, per citarne uno sugli altri.
“Stasera vi porto tutti a vedere quella commedia così divertente,anzi proprio comica,insomma che fa tanto ridere….”
Il genitore, un ammiratore sfegatato di interpretazioni in dialetto da parte dell’attore dianzi nominato,cercava in tutti i modi di risvegliare un po’ di entusiasmo,al momento parecchio tiepidino, nell’uditorio di famiglia,circa la serata che stava programmando….
“Sapete…proiettano ” L’aria del continente” di Nino Martoglio, di sicuro vi avranno fatto studiare questo importante scrittore siculo, cioè ,una commedia interpretata da quel famoso attore dialettale che ha avuto successo perfino in America….. “
E intanto cercava di infiorettare il discorso…. mancava solo il nome del cine/teatro…
“Lo danno al Cineforum …. Il tempo di finire a malapena la frase…
“Davvero vuoi portarci all’Oratorio?! E pure in periferia…
Il colmo….Figli sconcertati essendo giustamente adusi a frequentare eleganti cinematografi tra i più centrali della città.
La serata,iniziata di malavoglia,terminò più allegramente del previsto,una nostalgica memoria una, grazie alla recitazione scoppiettante di arguzie e brillanti trovate a getto continuo del Musco, affiancato spassosamente sullo schermo da una Rosina Anselmi in stato di grazia, nonché valente interprete del repertorio teatrale martogliano, assieme all’altra protagonista nella parte della figlia giovanetta,Marinella Bragaglia,nomi da rinnovare nel ricordo di mai passate bravure!
Apodosi o della Seconda Parte
Alla virtuosa ricerca del nesso…..
L’azione si svolge nei dintorni di una ormai datata pubblicazione *,in possesso della scrivente in quanto ricevuta “con viva cordialità” dall’autore Salvatore Calleri, che, in qualità di saggista e studioso di letteratura italiana oltre che siciliana, ha redatto le note critiche sull’opera che segue:
La Divina Commedia di Don Procopio Ballaccheri
Al secolo lo stesso Nino Martoglio ,” notabile della Civita “, popolano quartiere di Catania, il quale così si firma a pié della sua creatura di indubbio valore non solo poetico ma anche documentale su personaggi suoi concittadini, osservati con foga ironica,all’interno di situazioni tipiche della società del tempo.
Come si può ragionevolmente supporre,semi o del tutto mis-conosciuta al folto pubblico onnivoro di letture acutamente social , questa stravaganza, in senso celebrativo, letteraria viene concepita dal Nostro nel corso di un anno dal 1899 al 1900,in cui ,bighellonando con precise intenzioni nella città di Catania, mette insieme spunti e noterelle su questo o quello,sul dove e quando che divengono la base della Divina Commedia martogliana in vernacolo…
“più migliore assai della sua….
Ogni riferimento all’Altra,di Divina origine, è puramente casuale…..
Il commento è tratto alla lettera dalla prefazione del medesimo, a sproposito sproloquiando com’è prima di tutto nella incisiva natura umana del Martoglio che fa apparire la sua intuizione creativa a puntate sul D’Artagnan,alla fine limitandosi a comporre i soli Canti dell’Inferno,probabilmente per evitare ulteriori atteggiamenti ostativi nei confronti della sua vena corrosiva .
Ce n’è comunque a sufficienza per procedere con ineffabile privilegio alla (ri)scoperta di questa ulteriore dedica al Sommo Vate,anch’essa in versi,magari con uno o due peri mancanti, sta per “piedi”, misura della metrica latina,sempre dalla prefazione in dialetto di Don Procopio del che non può dolersi il Divin Poeta ,il primo a riconoscere al dialetto siculo dignità di lingua!
“Giunge il Poeta Don Procopio (io stesso)alla porta dello ‘Nferno,sopra della quale legge una iscrizione……”
Per me si va nella città dei lenti
Omissis
Per me si va tra le cretine genti
Omissis
Non c’è rispetto manco pel cavallo
Lasciate ogni speranza voi che entrate.
Tra supina asinitate e somma insipienza non resta che andare avanti in una profusione di nomi e voci per così dire discordanti…del resto sono stati a suo tempo tutti messi in guardia che trattasi di satira,la più incontenibile,talvolta più tagliente di una Durlindana, che questa è l’Isola e queste son le gesta!
L’opera martogliana ,tra altezzose allegorie e più o meno allusive metafore non risparmia stoccate alla sua Catania, città amata/odiata,nonché abitata da concittadini ai quali pare inutile predicare la verità…
Come suol dirsi con antichi umori burleschi sempre validi…..
Spisso l’acqua pistai dintra il mortaro
Traducendo al momento :
Impossibile pestare l’acqua in un mortaio!
La Divina Commedia di Don Procopio Ballaccheri,autore Nino Martoglio,poeta,giornalista commediografo catanese,per un momento,si spera ,restituita al soffio vitale dell’attenzione critica,sia isolana,sia nazionale, si snoda fino al compimento dei Canti dell’Inferno di cui ,in questa sede sono state accennate alcune sapide terzine che danno contezza del tutto.
L’opera del Nostro è stata già ampiamente apprezzata dai contemporanei Pirandello e Rosso di San Secondo,mentre più recentemente risultano fondamentali gli studi storici di Santi Correnti, preclaro conoscitore dello scibile di Sicilia,al punto da farne appassionati elogi pietra per pietra, che ha fornito spunti moderni per dibattiti critico- ragionati sul complesso delle opere martogliane.
Ovviamente non si può prescindere dal consultare la presente pubblicazione,vedi asterisco, su
Nino Martoglio, 2La Divina Commedia di Don Procopio Ballaccheri “, a cura di Salvatore Calleri, Edas Ed. , Messina 1986 .
Breve storia conclusiva
In un salotto culturale romano di qualche anno fa ,viene accolta,fra gli altri poeti e scrittori, abitudinari di questo cenacolo, Maria, figlia del Nostro, intenta a recitare sonetti dell’illustre padre, tratti dalla “Centona” :
Da Opera e’pupi a Cavalleria rusticana , citando a caso, sono davvero numerose le composizioni che fanno parte di questa poetica raccolta ormai celebre come il personaggio di chiara fama che ne è l’Autore.
A tempo debito seguirà la presentazione della “Divina Commedia di Don Procopio Ballaccheri” cui, fra i relatori, darà il proprio contributo anche chi scrive, alle prime armi in campo poetico , dopo averne saggiato il testo insieme agli altri protagonisti della singolare serata letteraria.