Dopo un’interminabile attesa, durata oltre 15 anni, sembrava che finalmente la tanto auspicata riforma del welfare calabrese, che avrebbe consentito con inopinato ritardo l’applicazione della Legge 328 del 2000 e della Legge Regionale 23 del 2003, fosse infine cosa fatta.
Per oltre due anni, infatti, il Tavolo tecnico istituito dalla Regione mettendo insieme soggetti istituzionali e parti sociali, ha lavorato su un Regolamento attuativo che, con diversi e successivi aggiustamenti, avrebbe dovuto spiegare i suoi effetti già da gennaio 2018.
Ed effettivamente così è stato, perlomeno sino al giorno in cui è giunta la notizia che il TAR della Calabria ha annullato la Delibera 449/2016 e gli atti conseguenti, azzerando di fatto il percorso di riforma e gettando nel caos l’intero sistema dei servizi.
Una sentenza, peraltro confermata dal Consiglio di Stato, che piomba come una scure sulle ambizioni di riforma e cambiamento nutrite sino a ieri da un terzo settore ormai allo stremo, dopo decenni di servizi senza regole e sottopagati, in costante equilibrio precario sul baratro del fallimento.
Non è un mistero, infatti, che l’intero settore dei servizi socio assistenziali per anziani, disabili, minori, si fonda in Calabria su un sistema regolamentare risalente al 1987 (la famosa legge regionale n. 5), così come non è un mistero che i servizi sono distribuiti sul territorio a macchia di leopardo, con zone lasciate completamente prive di interventi sociali.
Proprio per tali motivi, anche dietro insistenza del mondo del Terzo settore, la Giunta ha inteso comunque proseguire nel processo di riforma, riproponendo il Regolamento di cui il TAR ha annullato l’efficacia, ponendo però in essere gli aggiustamenti ritenuti necessari per evitare ulteriori ricorsi. Più volte però la data di nuova approvazione della riforma è slittata proprio per problemi burocratici e applicativi della farraginosa L. 23/2003: dalla prima scadenza posta, dicembre 2018, si è arrivati sino ad aprile 2019, ultima data fissata e coincidente con la scadenza delle proroghe per i servizi socio-assistenziali esistenti.
Con grande fatica, al fine di ottemperare agli obblighi formali imposti dalla L.23/2003, l’Assessorato regionale è infine riuscito a definire le modalità per la costituzione della Consulta degli Enti Locali, formata dai comuni capo fila di ambito, e della Consulta del Terzo Settore, formata dalle rappresentanze regionali del mondo dell’associazionismo, della cooperazione, delle fondazioni e società di mutuo soccorso.
Purtroppo, però, solo la Consulta del Terzo Settore si è regolarmente insediata lo scorso 20 marzo, perché la Consulta degli Enti Locali, convocata per il medesimo giorno, non ha raggiunto il numero legale della metà più uno necessario per la regolare costituzione. Evidentemente i comuni calabresi hanno altre priorità diverse dalle politiche sociali e dal benessere dei cittadini!
E intanto il tempo passa e la scadenza del 30 aprile è ogni giorno più vicina.
A ciò si aggiunga che la Terza Commissione Consiliare ha recentemente approvato all’unanimità una mozione che invita l’Assessorato a soprassedere per il momento sulla approvazione della riforma, prorogando i termini delle convenzioni con le strutture operanti sino al 31 dicembre 2019, in attesa di una mappatura del fabbisogno del settore.
Ciò significherebbe non solo la fine del percorso di riforma, ma anche la chiusura di tutti quei servizi che ancora oggi si indebitano portando avanti le attività con tariffe indecenti in attesa del riconoscimento dovuto e previsto dal nuovo regolamento.
Si tratta di centinaia di famiglie che resterebbero senza servizi e di operatori che sarebbero licenziati!
Peraltro, la “mappatura del fabbisogno”, operazione senza dubbio necessaria per definire finalmente una programmazione regionale e poi di ambito, non ha nulla a che vedere con il Regolamento di riforma, che detta le regole attuative della L. 23 ed è invece propedeutico ad attivare una fase di programmazione! Bloccare il Regolamento, pertanto, è operazione esattamente contraria agli intenti della Terza Commissione!
Non si capisce, pertanto, il senso di alcuni comunicati da parte di componenti della Terza Commissione che hanno affermato che il blocco della “pseudoriforma targata Oliviero” da loro auspicata, salverebbe anziani, persone con disabilità e minori, oltre ad impedire la paralisi del settore e licenziamenti vari. E esattamente il contrario!
Se la riforma non va in porto e le tariffe non vengono adeguate, tutti i servizi che ancora oggi sono disciplinate dalla L. 5/1987, e sono la maggioranza, rischiano di chiudere non essendo più sostenibili i costi di gestione e personale.
Di qui nasce la nostra profonda preoccupazione, perché alla fine il rischio è che non si comprenda sino in fondo l’urgenza di approvare un regolamento capace di riportare regole certe in un settore abbandonato a sé stesso da oltre 20 anni, applicando un Legge dello Stato, la 328 del 2000, che nel resto d’Italia è storia, mentre in Calabria è ancora utopia.
Occorre, allora, fare chiarezza: la riforma non solo è necessaria, ma non può essere ulteriormente rinviata perché i servizi sono allo stremo.
La Giunta Oliverio e l’Assessore Robbe devono andare avanti senza tentennamenti, approvando il nuovo regolamento nel più breve tempo possibile.
E proprio al fine di mettere chiarezza, evitando equivoci che possono portare a ritenere, come è successo in Terza Commissione Consiliare, che il rinvio della riforma è utile e necessario, oggi una delegazione della Consulta del Terzo Settore ha rappresentato le sue preoccupazioni sulle continue battute di arresto del processo di riforma, al Presidente del Consiglio Regionale Nicola Irto.
Lo stesso ha manifestato assoluta disponibilità, impegnandosi a sollecitare anch’egli il Presidente Oliverio e l’Assessore Robbe per andare avanti rapidamente con il percorso di riforma, e di chiedere al presidente della Terza Commissione un’adizione con i rappresentanti del Forum del Terzo Settore per consentire di illustrare ai consiglieri i motivi dell’urgenza per l’approvazione del regolamento di riforma.
Per quanto riguarda il Terzo Settore calabrese si apre, invece, con oggi, una nuova stagione di lotta.
Non arretreremo più di un passo, sino a quando non sarà approvata la riforma.
Utilizzeremo tutti i momenti pubblici, le riunioni formali ed informali, per ribadire la nostra posizione e sollecitare l’approvazione della riforma entro massimo due mesi. Saremo pronti a collaborare solo con chi dimostrerà con chiara determinazione, al di fuori di ragioni elettorali o di interesse, di volere questa riforma senza se e senza ma.
E se il welfare calabrese alla fine dovrà soccombere definitivamente, non consentiremo che ciò accada nel silenzio.