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HA RALLENTATO L’OROLOGIO DELL’INVECCHIAMENTO, MA COME HA FATTO IN MOLTI LO VORREMMO SAPERE. E’ CERTAMENTE UN ELETTO PERCHE’ CONTINUA A RACCONTARE 100 ANNI DI STORIA VERA, A VOLTE SOFFERTA, A VOLTE CARICA DI ASPETTI POSITIVI. UN TESTIMONE DEL TEMPO

Una splendida manifestazione alla presenza del Sindaco, dei rappresentanti dei Carabinieri, delle figlie, dei parenti tutti e di numerosissimi amici, ha esaltato la figura del centenario Sebastiano Varese.in quel di Bova, il luogo delle sue origini, il bel borgo d’Italia che non smette di sorprendere.

Ha suonato il tamburello, ha ballato, ha spolverato la lingua grecanica dei suoi avi con una lucidità sorprendente. E’ stato soldato, carabiniere, Guardia Caccia, con evidente amore per la divisa che ha sempre onorato così come la sua famiglia che gli restituisce grande attenzione ed amore. Non ha risparmiato elogi il Sindaco Casile che ha presentato un uomo dalle tante virtù.

Già un altro centenario c’era stato di recente a Bova, il Sindaco, che è cugino di Sebastiano Varese, lo ha ribadito, ma scommetto che ha pensato “venite a Bova, qui si vive bene”,

L’ingresso nell’aula consiliare è stato preceduto dall’alzabandiera alla presenza del Comandante della Compagnia dei Carabinieri di Melito P.S., del Comandante della Stazione dei Carabinieri di Bova, del Presidente dell’Associazione Carabinieri, del Rappresentante dell’Associazione Nazionale decorati Medaglia d’oro Mauriziana Nastro Verde,

La Giunta con atto deliberativo gli ha conferito un encomio solenne e con una targa ha ricordato l’evento. Un altro presente, rappresentativo dell’Arma, è stato donato da parte della Compagnia CC in onore dei suoi trascorsi e ancora una targa da parte dell’Associazione Carabinieri.

Nella deliberazione è evidenziata con forza la “meritoria attività svolta con costante impegno, fermezza e accortezza”.

Dopo anni di ricerche gli scienziati concordano, rallentare l’orologio dell’invecchiamento o farlo tornare indietro è possibile, grazie a molecole scoperte e in via di sviluppo, attivando le proteine sirtuine per vivere meglio e più a lungo.

Sebastiano Varese li ha anticipati di parecchio perché il segreto della longevità lo possiede nel suo DNA.

Si considera un uomo fortunato se più di sessanta milioni di uomini, tra militari e civili, a causa della guerra,non hanno più potuto rivedere la loro casa.

Io preferisco considerarlo un designato, un testimone di cronistorie personali che servono a ricostruire la storia complessiva, quella vera, non quella scritta dai vincitori.

Era il 28 agosto 1923 quando Girolima Casile, la madre, sente il primo vagito dell’ultimo di cinque figli, Sebastiano Varese, il nostro centenario, Lo sente anche Giuseppe, il padre 41enne, Siamo a Bova, a quel tempo si nasceva in casa. Sebastiano non sapeva e neanche i suoi genitori lo sapevano che stavano per affrontare uno dei periodi più drammatici della storia: il ventennio fascista (31 ottobre 1923- 25 luglio 1943) e la seconda guerra mondiale (1 settembre 1939-2 settembre 1945).

Ne avrebbero avuto consapevolezza molto presto. Sebastiano si sposa con Maria Panzera il 21 settembre 1942, non aveva ancora venti anni, ma il 15 gennaio 1943, viene chiamato alle armi malgrado non avesse raggiunto la maggiore età che allora era fissata a 21 anni.

I suoi due fratelli Leo e Antonio erano già sotto le armi.

Lui è il Fante numero 514 del Reggimento di Fanteria di Cassino. Primo Battaglione bis, prima Compagnia, Quinta Armata.

Poi farà parte del trentanovesimo Reggimento di Fanteria di Caserta. Mesi dopo verrà  trasferito nel Reggimento di Fanteria a Trieste.

Si trova a Desenzano del Garda l’8 settembre 1943, e il giorno dopo è “libero” e può abbandonare l ‘esercito.

Tempi duri, mezzi di comunicazione assenti, rischio di incontrarsi con tedeschi in ritiro ed essere vittima di rappresaglie, si procura abiti civili da contadino e, giovane e forte, percorre oltre milleduecento chilometri, con la sola forza delle sue gambe, in 28 giorni, evitando strade battute e insidie, preferendo sentieri impervi e con l’orientamento delle stelle le stesse che osservava dalla sua Bova.

Il 7 ottobre 1943, irriconoscibile, dopo il lungo cammino del sogno di ognuno, giungerà nella contrada di  Santa Domenica , a casa, nella sua agognata casa dalla quale era stato strappato precocemente e appena sposato.

Eppure quando si parla di sfruttamento dei minori, si pensa sempre agli altri, a quello che noi abbiamo fatto in questa grande Italia non si pensa abbastanza anzi qualcuno ha nostalgie che ovviamente rasentano la patologia

Né la mamma,  né la moglie, malconcio come doveva essere dopo tanti stenti, lo riconoscono. Ma il suo amico fedele, novello Argo, scodinzola, gli fa le feste: il suo padrone è tornato.

Ormai è a casa per dedicarsi alla famiglia che aveva cominciato a costituire, vuole avere dei figli: arriverà a tre figlie e dopo a otto nipoti e tredici pronipoti.

Passano alcuni anni e la sua passione per la divisa lo porta nel 1946 ad arruolarsi come Carabiniere.. Presterà servizio in diverse caserme in Puglia, a Lecce e a Bari. Poi in Lucania e, infine, in Campania. A Napoli, farà parte della Compagnia Speciale nella caserma Garibaldi.

Sia il padre, sia il suocero  Panzera Pietro sono stati valorosi soldati della prima guerra mondiale  e  per questo insigniti dal Comune  di Bova di una medaglia d’oro, nel 1971.

Dopo vari anni si congeda e a partire dal 1962 entra nel Corpo Nazionale di Polizia Venatoria, come Guardia Caccia, sede di Reggio Calabria. Dopo qualche anno otterrà il grado di Maresciallo Maggiore.

La sua passione: gioco a carte , “a scopa”. Vince a Bova una coppa il 14 agosto 1990

Cugino del famoso poeta-contadino Bruno Casile, ha sempre apprezzato le sue originali poesie in grecanico ed era felice di dialogare con lui nella lingua che aveva appreso, da piccolo, nella casa dei nonni Vittoria e  Carmelo Casile a Cavalli e che tuttora ricorda.

Dagli inizi degli anni ottanta raggiunge la pensione e pensa di dedicarsi al proprio borgo, come consigliere comunale, dal 1980 al 1985, all’epoca del sindaco Foti

Da parecchi anni, ben seguito, in primis dalla splendida figlia Vittoria, si è scelto un osservatorio privilegiato, il balcone di casa sua a Bova Marina che dà sulla piazza della Stazione. Forse ricorda il treno che non aveva potuto prendere ottant’anni prima per tornare a casa o il via vai della sua vita.

In ogni caso il suo epigenoma l’ha resettato, l’orologio l’ha portato indietro, con buona pace degli scienziati, per la gioia di figli e nipoti, ed è quello che conta.