Una vita intensa, quella che la vita stessa gli ha concesso di vivere, e tutta votata votata al servizio degli “altri”. E’ tornato nella sua terra, Daniele Nuzzi, a Soverato; ora in lutto.
E lo ha accolto nel silenzio, che egli amava e secondo il suo stile riservato e schivo. Nessuna ostentazione. Soltanto dolore. Dolore immenso.
“Un vero soldato italiano in missione di pace all’estero”: così è scritto accanto al suo nome. Per l’Osservatorio Militare è la “vittima numero 365 ”.
Perché si muore anche di guerra, di uranio impoverito, di missionario di pace. E Daniele Nuzzi, nelle sue numerose missioni di pace all’estero, in ex Bosnia in particolare, si è confrontato con la guerra, ed ha assorbito l’uranio impoverito.
Nella Parrocchia “Maria Ausiliatrice”, la sua Parrocchia , l’ultimo saluto. Una cerimonia essenziale e solenne, nel rigore e nella solennità che si devono a chi ha alimentato la propria esistenza nel culto per l’ “altro”.
L’abbraccio della Città tutta; il tricolore , sempre vivo nel suo senso di vivere, dispiegato sulla bara; accanto la sua divisa, sempre a pelle, nel segno del dovere fino in fondo e fino all’ultimo respiro; ed il silenzio surreale, che tanto racconta.
Storie che si incrociano, in quelle maglie intricate, che la storia stessa snoda nello scorrere del tempo, cui nulla sfugge. Daniele Nuzzi, ex parà, per molti anni attivo nella Compagnia Carabinieri di Forlì; Maresciallo Maggiore Carabinieri Gruppo Militare Operativo Tuscania; in servizio costante in missioni di pace nei territori di ogni latitudine, là dove la “Pace” è solo parola scandita da grafemi e fonemi intrisi di sangue, difficile da pronunciare.
La trama esistenziale di Daniele Nuzzi è anche intrecciata a quella di Ilaria Alpi, a Mogadiscio, in Somalia, la giovane giornalista da lui “protetta”, col trasporto della sua giovane età e nella radicalità del dovere, che aveva scelto di assolvere.
Tele intessute con fili diretti a Palermo, a proteggere i passi dei Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ed in Sardegna, nel servizio antisequestri, superando solitudini e freddo, sfidando molteplici ombre.
“Ha ricoperto sempre incarichi di alto rischio operativo”: le giuste parole del Comandante Provinciale Carabinieri, nel suo ricordo. Cui fa eco la voce del Comandante della Compagnia Carabinieri locale: “Ha servito l’Arma e le Istituzioni con fedeltà estrema”.
La commozione è alta, quanto le inquietudini, che accompagnano questo difficile tempo, questo Mondo, questa Terra; quanto il mistero della morte traboccante di umanità e della sua sublimazione, in sintonico accordo con questa settimana di Passione.