Il Mondo non si finisce mai di scoprire perché ogni suo angolo non si finisce mai di scoprire e se pensate di aver scoperto un luogo quando ritornate vi accorgete che non avevate scoperto abbastanza sia perché qualcosa vi era sfuggito sia perché gli uomini nel frattempo hanno messo in pratica la loro creatività.
Ma non basta perché un luogo è caratterizzato dall’identità che gli deriva dalla presenza umana ed è da quella presenza che occorre cominciare.
E con questa convinzione che siamo tornati a Palmi, con una coppia di amici, noi e un’altra coppia. Due coppie con maturati equilibri pluridecennali – direi equilibri dinamici – con interesse per la scoperta, con una grande voglia di farsi stupire.
Siamo ritornati a Palmi e percorrendo il Corso Garibaldi siamo andati direttamente alla villa Comunale “Mazzini”, con il suo Belvedere sul Mediterraneo, i suoi alberi e le sue testimonianze di grandezza. Ed in questi luoghi che si incontrano radici antiche e giovani, ed è qui che si realizza il contatto umano.
Da una parte il Monte Sant’Elia, dall’altra il Mediterraneo, come dicevo, che fa riecheggiare memorie storiche, gesta antiche, attorno a noi alberi enormi, ficus beniamina, e palme – e come potrebbero mancare a Palmi a cui hanno dato il nome! – e busti e statue.
Proprio davanti a Repaci e Cilea, monumenti vivi che raccontano il loro passato glorioso, abbiamo provocato un incontro interpellando un anziano, che come molti di loro ama raccontare e raccontarsi, ricavandone una testimonianza di pensiero, di abitudini, di nostalgie, di essenzialità, di rifiuto di eccesso di modernità e di tecnologie che oscurano, velano il bisogno di rapporti umani. “Io il cellulare – e mostra un cellulare vintage che ignora internet – lo uso soltanto per dire a mia moglie di calare la pasta ché sto rientrando”, ci dice, ma da una lunga conversazione ci da conferma della distanza del pensiero e sentire comune da quello della classe politica. Poi ha avvertito la moglie ed è andato.
Nel frattempo non abbiamo perso l’occasione di coinvolgere anche una giovanissima quanto simpatica e gradevole donna. Con lei si parla di un’opera, che narra della sua Palmi, Il libro: LA RAGAZZA DI PALMI di PINA De FELICE, edizioni Città del Sole.
Poi una lunga passeggiata, percorriamo tutto il Corso Garibaldi fino al Mausoleo di Francesco Cilea.
Qualche sosta per un drink, e ancora occasioni di confronto, poi di negozio in negozio con interessi diversificati, e i pannelli artistici numerosi attaccati alle pareti che coniugano immagini pittoriche a brani di prosa e poesia.
E dopo il pranzo scendiamo verso la costa con il suo porticciolo, le baie – Marinella, Tonnara – le grotte, gli scogli tra i quali quello dell’Ulivo per la pianta che lo sovrasta. E’ un’immersione virtuale nella costa Viola, tale è il colore del suo mare quando le combinazioni atmosferiche interagiscono con la sua profondità.
Avevamo cominciato con le radici alla villa Comunale e concludiamo con la tecnologia, il web e le potenzialità che offrono se scientemente utilizzate per promuovere le risorse che abbiamo. E quanto ci prospetta un signore che di queste opportunità ne ha fatto una ragione di attività e … ci apre nuovi orizzonti. Come crescere come fotografo, costruirsi una carriera, verificare le proprie performance, vedere il proprio lavoro. Abbiamo parlato di piattaforme, di blockchain che è una delle principali tendenze tecnologiche di oggi , della sua Accademia per il Mediterraneo, del Mediterraneo allargato i cui Paesi sono accomunati da un unico destino, del suo sito 500px, ecc.
Chissa!
Eravamo partiti per passare una giornata diversa, uso attivo del tempo libero, e di fatto così è stato.
Avevo scritto sessant’anni fa nella mia prima brochure in preparazione del mio primo lungo viaggio fino a Capo Nord: “Un viaggio è uno studio comparativo di esseri umani. Viaggiare significa estasiarsi”. Confermo.
Aggiungo il viaggio è un’occasione di apprendimento intensificato perché ti pone continuamente davanti alle variabilità formali e sostanziali, davanti agli stimoli prepotenti che derivano dall’incontro con la variabilità dei codici culturali.
C’era tanto, ma tanto altro da vedere. Sarà un motivo per ritornare.
Intanto con la memoria ripercorreremo i miti, ricorderemo i colori, penseremo soprattutto che anche dietro le nuvole c’è luce, facendoci accompagnare dalle musiche dell’immortale Francesco Cilea e pensando alla gelosia malata della rivale in amore di Adriana (ndr Adriana Lecouvreur di Cilea) che la porta a liberarsi di quest’ultima con un mazzo di violette avvelenate.
“Il tempo è un’invenzione di chi non sa amare”- emerge ad un certo punto dell’opera – ma noi il tempo non lo abbiamo percepito, sembra non sia passato.
La sorpresa è sempre dietro l’angolo. E la sorpresa è ragione di vita.