L’articolo del Fatto Quotidiano sul caso delle polizze assicurative che sarebbero state fatte sottoscrivere forzatamente a clienti solleva il tema delle pressioni commerciali che da anni è oggetto di discussioni e pesanti polemiche tra Organizzazioni Sindacali e Aziende di Credito.
Ci corre intanto obbligo di esprimere la solidarietà ai colleghi sbattuti in prima pagina senza che ancora ci sia stato alcun grado di giudizio che ne attesti la colpevolezza. Rileviamo soltanto che nei casi di pedofilia o di violenza sulle donne vengono pubblicate le sole iniziali degli imputati mentre per i bancari si pubblicano nomi e cognomi.
Siamo fiduciosi che la giustizia seguirà il suo corso e che verranno valutati i diversi gradi di responsabilità nella vicenda: sono anni che come Organizzazioni Sindacali denunciamo il clima di terrore che si viene a creare in alcuni Istituti di Credito.
La cosa che sfugge infatti, e in questo senso ci auguriamo che la Giustizia possa fare luce, è il sistema creato dalle banche dove a cascata dai Direttori Regionali, ai capi Area, ai Direttori di Filiali si riversano pressioni alla vendita sui gestori che sono a contatto con la clientela che spesso sono minacciati di trasferimento o di altre ripercussioni qualora non raggiungano gli obiettivi di budget fissati dalle aziende.
In questo senso stupisce che Unicredit venga definita “parte offesa”: basta prendere i numerosi comunicati sindacali che restano interni alle aziende e che denunciano il clima che si respira nelle banche.
Sparare nel mucchio, mette in cattiva luce un’intera categoria di lavoratori che nella stragrande maggioranza dei casi rispetta e le regole. A differenza dei manager che vengono sostituiti ogni quattro cinque anni e che mirano al guadagno immediato, i lavoratori bancari sanno che i clienti sono il vero patrimonio delle aziende di credito, e questo patrimonio intendono tutelarlo.