Sardine a ruba più che mai ad inizio 2020 nei fantasmagorici mercati del pesce ,non solo quelli isolani ,già blasonati da par loro, ma in tutti gli altri della Penisola,così si dice, anche grazie alle lungimiranti informazioni della ricerca medica che ascrivono al consumo regolare di Omega-3, presente in quantità nel “pesce azzurro” di cui le sarde sono indiscusse rappresentanti e la cui colorazione è di sicuro mutuata da quella stessa del glauco mar mediterraneo, il controllo,se non addirittura il calo dei livelli di quel famigerato colesterolo cattivo, contornato dai suoi satelliti altrettanto malevoli , detti trigliceridi, incubo di certi menu troppo impegnativi sul piano gastronomico, a tutto vantaggio del sistema cardio- circolatorio, in parole semplici, delle nostre beneamate coronarie.
Pertanto si proceda a volontà con sarde, alici, acciughe , sgombri, costardelle,pettini di mare,le ultime due specie,di cui le prime smilze e flessuose,i secondi ben piazzati seppure di movenze gentili , reperibili in particolare nel bel mezzo dello Stretto, quello antonomastico di Messina, ammesso e concesso che si lascino “beccare” nel periodo giusto dai pescatori più esperti ed agguerriti. Facciamo subito ammenda ché stavamo per trascurare la presenza in questo leggendario braccio di mare di, poetica minimalia permettendo, piscicielli di varia natura, tali, per così dire, le ope dall’occhio grosso, ospitati nel capolavoro del D’Arrigo, del quale abbiamo appena celebrato il centenario della nascita, ove l’Orca/Fera se ne serve come pasto, in un subisso di mulinelli a pelo d’acque.
Peraltro,in questa singolar tenzone all’ultima eleganza, non sono da meno le longilinee alici/acciughe che “indossano” l’onda con argentea grazia sopraffina al pari delle preparazioni culinarie in cui, da tempo immemorabile, si fanno ammirare quali prime donne, protagoniste di mitiche ricettine sott’olio,le alicette,o sottosale,diciamo pure con minori pretese, le acciughine! Quanto agli sgombri, la loro indiscussa “tipicità” di pesce azzurro tra i più timorati della buona tavola marinara è di per sé una garanzia, come direbbe il solito bene informato….
Senza girarci ancora intorno , restano da elogiare proprio le sarde dal musetto vagamente imbronciato, ma va?!, corpo panciuto e vagamente ordinario, che,una volta emerse dalla culla,quella del mare,in genere finiscono per essere accolte con soddisfazione delle parti nelle apposite scatolette da conserva in attesa di chi, ovviamente il “demiurgo” del momento, si degni di saggiarne il gusto!
Non ultima l’aguglia… magica “imperiale” dalle allungate dimensioni cui fa da contrappunto quella sorta di becco a spadino che quasi si ingegnerebbe nel tener testa,figurarsi, a ben altre stirpi spadaccine che signoreggiano indisturbate nei mari meridionali….per fare un riferimento puntuale il pensiero corre subito allo Xiphias gladius, definizione titolata di “pesce spada” e… beato chi lo assapora!
Infine non rimane che menzionare,senza peraltro allargarci ancora in questa pur interessante egloga piscatoria,l’aringa affumicata o meno, ricchissima come le sue consorelle di poco sopra, lei/essa algida scorridora dei mari del nord, di salutari effluvi di Omega-3, nonostante l’aspro sentore che promana all’ora di colazione all’inglese alla “Piccolo Lord”, di cui costituisce uno degli irrinunciabili capisaldi.
Dopo questo avvio mordace ,dopotutto trattasi di argomenti mangerecci, ameremmo evidenziare come unico scopo del presente “divertissement”, quello di (ri) consegnare al proprio naturale destino questi guizzanti pesciolini dall’occhio vacuo, al riparo da ulteriori facezie mistico-ideologiche che, tra un raduno e un verso ,tranquilli: tutte le specie animali ,compreso i pesci ostinatamente muti ne hanno uno, sognano di adibirli a portatori sani, ovvero alieni da patologie di sorta, sarà vero?!, di novelle intuizioni per un mondo più equo e solidale….
Senza alcun intento irriguardoso, l’attuale congerie socio-politikon, sempre docet Aristotele, potrebbe trarre un’impronta altamente nobilitante dalla predica ai pesci, forse proprio sardine dell’epoca, loro indirizzata dal glorioso Santo di Padova, in assenza di materiale umano disposto a udire i Suoi preclari insegnamenti e qui ci si ferma perché il discorso andrebbe lontano, incagliandosi nelle secche di considerazioni impegnative, non adatte al tenore impresso a queste poche righe.
Altresì ci siano risparmiate le solite inossidabili banalità , tipo, al massimo dopo tre giorni un pesce normale entra in avaria e comincia a marcire dalla testa…..
Quando ciò dovesse succedere, non basterà al pesce azzurro ,poco sopra definito con qualche iperbole di troppo un benemerito dell’umanità, presentarsi sciatto,meglio dire disfatto, per evitare gli unghielli del micio di casa sempre pronto a balzare sulla preda incustodita, felicemente sorvolando su eventuali manchevolezze estetico-olfattive…..
Fine ingloriosa di tutti i giochi, ovvero della specie piscis, vertebrata a sangue rosso e freddo,volgarmente “pesce” , minuto o da taglio,che, in ogni caso, cucinato fritto, lesso, arrosto, in umido et similiter,avrebbe dovuto costituire la portata principale del pranzo del giorno!