Il titolo sibillino ma non troppo si riferisce,come verrà chiarito tra poche righe, a nuovi decaloghi comportamentali apparsi da qualche giorno con petulante rigore in luoghi più o meno impensabili delle nostre città, non del tutto avvezze agli attuali diluvi comunicativi ,dovuti alle temporanee contingenze per la salvaguardia del benessere generale.
“…..e fila a lavarti subito le mani …” , l’imperativo del caso lo troviamo al primo punto, “non osare presentarti a tavola in queste condizioni… e sfrega bene, mi raccomando!”
L’esortazione, pronunciata con un cipiglio che dovrebbe risultare guerresco e finisce per somigliare ad un tenero borbottio , da legioni di mamme e papà, nonne e nonni, nel corso di anni e anni di gloriosi sforzi per conculcare, per fortuna con successo, la giusta dose di decoro e buona educazione, echeggia all’indirizzo del mocciosetto di turno che inalbera con incantevole e insieme ingenua spavalderia il compimento di qualche fiera impresa a suon di strappi nei calzoni e ciuffi ribelli per aria: siamo sicuramente a un passo dalle irruenti illustrazioni pittoriche alla Norman Rockvell !
E però, dovendo opportunamente rimanere in campo nazionale, è preferibile affidarsi alla collaudata novellistica del buon tempo andato, di cui è prodigo il più meritevole, in materia di lacrimevoli moti dell’animo e soprattutto del “ cuore”, sì quello deamicisiano, alfiere indiscusso, forse oggi un po’ meno ma non c’è da vantarsene, di eccelse lezioni di civico amor patrio , in un tripudio di aulici sentimenti di comune gentilezza e rettitudine.
Pertanto c’è senz’altro da credere che anche la semplice mansione di detergersi con cura le mani fosse per gli impavidi protagonisti del libro “Cuore” una delle irrinunciabili testimonianze di maturità e consapevolezza di sé ,da rivendicare perfino nelle situazioni più eroiche e sanguinose che nei racconti in esso contenuti , come ben sanno i suoi cultori, abbondano.
Tanto per restare in tema, nei romanzi della scrittrice Liala,un’ala dannunziana arditamente inserita nel nome originale Liana dal Vate in persona, le affezionate lettrici di varie generazioni hanno felicemente condiviso le più deliziose trame d’amore e passione, mirabilmente espresse dalla elegante penna della Nostra, con il fragrante intercalare descrittivo di frequenti abluzioni rese più romantiche dal profumo all’ultima….saponetta, naturalmente bianca e cremosa … essa stessa una diva a più di cento anni dalla sua creazione di salutare bellezza , in mezzo alle stelle di Hollywood che volentieri ne hanno a più riprese pubblicizzato il fascino.
Dalle pagine della scrittrice quindi ne scaturisce un vero e proprio godimento educativo nei confronti delle abitudini di pulizia quotidiana, anche nei casi più spartani, in cui si annoterà brevemente la presenza di poche cose bastevoli al lindore della protagonista “….una spazzola,una saponetta,(sic), un paio di asciugamani” ,(tratto da “L’azzurro nella vetrata”, edizione ormai antiquaria del 1958).
Nessuna concessione,peraltro, ai verticismi della Duchessa di Windsor la quale, nelle sue novecentesche sfarzose salles de bain, coordinava finanche il colore delle vezzose saponette a quello dell’arredo, non escluse le nuances delle salviette, adibite alle preziose mani degli ospiti , magari con il sommesso intento di invogliare a lavarle spesso.
Dove nel frattempo si da ragione al titolo………..
Da quanto sopra, sembra assodato che sia balzato con prepotenza agli onori della cronaca un gesto di elementare regola del viver comune come quello di lavarsi le mani che le ultimissime notizie nazionali, ma non solo, dettate da più che motivate circostanze di ordine igienico-sanitario, hanno ricodificato, a beneficio ,come si dice della collettività, imponendo un massiccio uso…di acqua e sapone!!!!,a panacea dei mali ormai purtroppo fuorusciti dal “solito” vaso di quella smorfiosa e indisponente combina guai di Pandora.
Basterebbe poco,insomma, non solo per ottenere un grado sufficiente di dignità personale ma soprattutto per evitare inconvenienti, come dire…. contagiosi .
Se perdurasse il bisogno, si passerà a misure ben drastiche, “…ehi,tu,” sempre il tipino di poco sopra “ ora continua a sciacquarti bene il viso, il collo e…” il raccapricciante elenco potrebbe addirittura continuare…
A questo punto della “soap”,per una volta la definizione ci sta d’incanto, manca solo ….il dispenser… allora non rimane che : “…impossibilitati detergere mani,stop. Indicare soluzioni alternative ,stop”!
In risposta al telegramma “urgente”,ma si userà ancora in qualche luogo sperduto poco o nulla connesso?!, “lavati come mangi” prendendo a prestito l’arguto detto, di sicuro risalente alle legioni romane,anche perché, quantomeno nella Capitale, non vi sarebbero problemi di sorta,fornita com’è di nasoni a vista, l’affettuosa denominazione sta per “fontanelle”….che da sempre costituiscono il sicuro e magari poetico ristoro dei fortunati abitanti nonché dei numerosi pellegrini in perpetuo passaggio nelle sue monumentali strade e piazze.
Mica è finita… si lamentano improvvise ruberie di ….amuchina gel ! Qui il problema si fa serio… Non molto tempo fa mancava la carta igienica,spiace spiattellarlo così senza riguardi, nei bagni ministeriali ma sul momento e anche dopo se ne preoccuparono in pochi….
Altre realtà ,altri eventi!
Morale,perché non fare ricorso ad una italianissima eccellenza, di stanza sulla costa ionica calabrese dove, tra una fiumara e l’altra, spira la meravigliosa essenza del bergamotto, cortesemente da non confondere con simil prodotti ,in giro se ne spacciano,ma pretendere sempre l’originale,l’unico,il vero che nell’arcaico linguaggio dei padri è chiamato da sempre lo “spirito” ,sinonimo di alcole, dall’inconfondibile peculiarità di antisettico naturale,nonché di giovevole potere cicatrizzante, per raccontarne solo qualcuna .
Il resto della sua nomea appartiene,come è arcinoto,al settore dell’alta profumeria in special modo internazionale : chiedere di lui presso Chanel o Dior!
Chissà che il suo aroma,al pari dell’incantatore della fiaba, non riesca a “stregare” una volta per tutte, esiliandoli in plaghe lontane, batteri e bacilli e…virus,quest’ultimo nell’unica accezione in diretta dalla sontuosa, per ricchezza di vocaboli , sempreverde lingua latina….. Al momento non si ravvisano pronunce diverse da quella appena indicata, a meno di non volere assecondare,come sempre più spesso accade, le “trappole” delle pessime traduzioni operate dai tecnicismi anglo-americanizzati, nei confronti di vocaboli di indiscussa origine italica: valga come esempio lo stesso tristo destino subìto, ormai da decenni, senza che alcuno ponga rimedio, dall’espressione “mass-midia,(un po’ di misericordia),ove trattasi di “media” , plurale dal latino, ancora tu/lui,”medium”.
Per tirare le necessarie somme, l’intento primario di queste esigue considerazioni è assolutamente quello di non enfatizzare le odierne necessità, sottolineando l’unanime capacità di utilizzare il buon senso, aureolato di sagge intuizioni salvifiche, a cavallo dei millenni di storia che il Bel Paese ha già attraversato e continuerà a fare, fidando nella lungimirante conoscenza del problema, senza “grida” manzoniane (Manzoni chi era costui?!), fatte salve le imprescindibili esigenze di corretta informazione medica.
Un ultimo suggerimento,ammesso che si possa, nulla vieta di proseguire nel solco di una rinnovata attenzione alla nettezza, non solo del singolo , bensì estesa a tutti i settori della convivenza civile, in modo da trarne il più auspicabile dei vantaggi,quello di tornare molto presto a udire storie di tranquillante serenità.