La capacità di sommare al presente il tempo immanente è l’operazione che distingue l’aritmetica dalla Politica.
E mi pare che qualcuno, al Governo, non se ne sia ancora avveduto … …
Dopo il devastante terremoto del 28 dicembre 1908, che sconquassò la Calabria meridionale e Messina, giunse a Reggio un giovanissimo filantropo piemontese.
Si chiamava Umberto Zanotti Bianco.
Questi, fece nascere l’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia (ANIMI), che a lungo operò tra il dolore e le rovine causati dall’immane catastrofe.
Tra gli altri, vi facevano parte Giustino Fortunato, Bartolomeo Ruini, Pasquale Villari e i Professori Gaetano Salvenimi, Giovanni Malvezzi e Giuseppe Lombardo Radice.
La permanenza a Reggio e in Aspromonte consentì a Zanotti Bianco di conoscere anche la miseria e la sofferenza della “perduta gente” dei paesi e dei borghi montani, dove più che i cataclismi era stata la dimenticanza dello Stato a seppellire la dignità di quel popolo.
E mentre alcuni di loro porgevano la garza e la benda per fasciare le ferite, o distribuivano il pane e la coperta, sapete di cosa si occupava Zanotti Bianco …?
Costruiva Asili e Scuole accanto alle macerie ancora calde; edificava Biblioteche, ché i bambini con una mano mangiavano e con l’altra potevano tenere il libro.
Zanotti Bianco e i suoi amici inveravano, a quel modo, un’esemplare Opera Umanitaria e Politica, della quale non riesco a rintracciare altri esempi, fino ad oggi: costoro, intanto che affrontavano i sintomi del dramma, pensavano già a preparare la vita avvenire, per non sommare alla distruzione di prima, il vuoto del dopo.
Nelle immagini di sotto, Africo, in Aspromonte: a sinistra, sopra i banchi, la speranza, vicino ai piedi, il dolore; a destra, le Scuole Elementari volute da Umberto Zanotti Bianco