Dopo due mesi di lockdown il 4 maggio, fra vari decreti governativi e regionali e con l’incertezza e la paura di cosa ci riserverà il prossimo futuro, si cercherà di tornare alla normalità, partendo dalla riapertura di molte aziende ed esercizi commerciali. In queste settimane abbiamo assistito alle diatribe tra forze politiche, tra Governo e Regioni, ognuno a difesa del proprio operato o a lanciare fiamme contro l’altro. Da nord a sud più che una guerra nazionale sembra assistere a battaglie di confine dove in discussione non c’è solo l’unità del Paese ma la sopravvivenza stessa di esso. Eppure la pandemia ne ha svelato ogni inganno e ogni inefficienza. Un Sistema Sanitario Nazionale che ha retto e continua a farlo grazie a chi è schierato, impegnato, in prima linea e non ha mai abbandonato il campo. Un’economia che ha manifestato la sua fragilità anch’essa retta dai privati che oggi diventano la spalla su cui appoggiarsi e chiedere aiuto. Ricerca scientifica e tecnologia che soffrono i tagli di una classe politica che ha preferito tagliare fondi invece di investire e si chiede oggi a quelle menti impegnate di trasformarsi in supereroi per sconfiggere il nemico. Le piccole e medie imprese, i nostri artigiani, gli operatori commerciali che reggono da sempre l’Italia arginando quel Pil interno in eterno conflitto con se stesso, abbondonati ad un destino scritto da altri, senza aiuto e sostegno se non “garanzie” di nullità.

In queste settimane L’Italia del Meridione si è fatta portavoce di proposte e idee in cerca di soluzioni fattibili e reali e non slogan elettorali e hashtag di comodo. Eppure il quadro in cui viviamo non è di futuristica memoria a libera interpretazione ma nitido, chiaro, ad effetto. Si chiede ed è necessario ripartire, riaprire ma nessun passo avanti è stato fatto sulla richiesta di mascherine e prodotti per la prevenzione, nulla è dato sapere sui presidi sanitari necessari, manca l’erogazione della cassa integrazione, le tasse sono solo congelate ma poi si dovranno pagare lo stesso e senza sconti, i generi alimentari sono aumentati, il petrolio non era sceso così dal 1983 ma la benzina resta sempre alta, il bonus per le Partite Iva non è stato incassato da tutti. Il Governo continua a fare decreti ma nessun atto concreto. Alcune Regioni si adeguano altre si oppongono, i Sindaci allora volta si muovono in autonomia sostenendo anche la gravità economica dell’Ente, anch’essi in attesa di fondi per il sostegno all’emergenza. Ogni argomento, occasione o problema è motivo di discussione, ci si rimpallano responsabilità, si diventa oggetto di giochi politici da tavolino, come ad esempio il rientro dei corregionali rimasti in esilio forzato. Disordine, caos, confusione stanno dunque accompagnando questa pandemia, solo il vaccino o la cura possono debellare il virus ma oggi avremmo bisogno più che mai di un antidoto alle inefficienze, alla mala politica, alla gestione improvvisata, alle ingiustizie. Ecco perché come partito continueremo ad esortare al dialogo, al confronto, alla necessità di competenze, ad anteporre l’interesse privato al bene comune. Non ci piace quello a cui stiamo assistendo a livello politico, perché in discussione c’è il futuro stesso dell’Italia e soltanto con un’azione corale di tutto il Paese sarà possibile superare l’emergenza e trasformare in opportunità anche questa crisi. Noi ci siamo!

SEGRETERIA PROVINCIALE COSENZA IDM

IL DIRIGENTE PROVINCIALE,  ANGELO FRANCESCO PERRI