Nota congiunta assessore Anna Nucera, Lucia Nucera, garante infanzia Campolo
“Il linguaggio della imprecazione e dell’offesa è diffuso in ogni ambiente laddove le coordinate dell’azione pubblica non sono comprese o conosciute. Proponiamo l’apertura di una serie riflessione evidenziando l’assunzione di responsabilità e la voglia di miglioramento degli stessi ragazzi che accompagnano il cammino di rigenerazione della nostra città”
Nelle ultime 48 ore la pagina Facebook ufficiale del sindaco Falcomatà è stata oggetto oltre che di consuete richieste di informazioni e aggiornamenti da parte dei cittadini, anche di una serie di invettive e turpiloquio da parte di studenti che reclamavano l’emanazione dell’ordinanza di chiusura scuole a seguito dei messaggi di allerta meteo emanati dalla protezione civile.
Lo stesso sindaco Falcomatà ha sentito la necessità di dare una chiave di lettura con un post, al fine di cercare di decodificare il senso di queste esternazioni sconnesse e volgari da parte di una minoranza di ragazzi.
Numerosissime a seguire, le riflessioni offerte da parte di tantissimi studenti,mortificati per l’accaduto, che scusandosi a nome di una generazione, hanno esortato il primo cittadino a continuare nell’opera intrapresa di amministratore della città e dei suoi cittadini.
A queste voci si aggiunge la nota congiunta delle assessore all’istruzione Anna Nucera, alle politiche sociali Lucia Nucera e del Garante dell’Infanzia comunale Giovanna Campolo.
“Da amministratrici di questa città, da donne di scuola, formatrici e madri di famiglia, non possiamo che evidenziare lo spettacolo impietoso e barbaro, che si mostra davanti ai nostri occhi, offerto da una parte dei nostri studenti, una minoranza di leoni da tastiera.
Non solo una mancanza totale di rispetto nei confronti delle istituzioni e dei ruoli, ma una galleria di espressioni prive di senso e assolutamente gratuite, da parte di alcuni ragazzi che non hanno completamente la cognizione di quello che dicono, come lo dicono e a chi si rivolgono.
Un catalogo di imbecillità e leggerezza che prescinde probabilmente dagli studi intrapresi, dalle scuole frequentate e dagli ambienti familiari, ma quasi certamente riflesso dei nostri tempi.
Probabilmente la comunicazione social amplifica il fenomeno che porta a esternare senza conoscere.
I dati, le condizioni, le finalità di strumenti quali l’ordinanza di chiusura di una scuola e i suoi presupposti seguono un procedimento codificato che deve essere rispettato.
A dire il vero questa faciloneria nel rapporto con le istituzioni non risparmia nemmeno gli adulti.
Bambini/e e ragazzi/e hanno il diritto di esprimere la loro opinione per scambi di idee, se è vero che la società è come una grande orchestra dove ognuno partecipa con i suoi strumenti ed i suoi saperi. Questa libertà è nata dall’impegno di uomini e donne, appassionati sostenitori della libertà e della democrazia.
Tuttavia il comune impegno deve essere più pressante e coerente se il risultato è che alcuni giovani e adulti sentono la necessità di esprimere le proprie opinioni con offese ed improperi.
Il linguaggio della imprecazione e dell’offesa è diffuso ormai in ogni ambiente.
Riscontriamo che laddove le coordinate dell’azione pubblica non sono comprese o conosciute, invece di cercare la fonte o l’approfondimento, si sceglie la via dell’attacco e della difesa delle proprie comodità.
Proponiamo pertanto l’apertura di una serie riflessione a tutti i soggetti e alla comunità che ne avverte il disagio.
Non si tratta qui di condannare solo le forme di espressione, ma di andare alla radice e alla cura di quella che sembra manifestarsi come una emergenza sociale silente.
Evidenziando d’altra parte il buono, l’assunzione di responsabilità e la voglia di miglioramento degli stessi ragazzi che accompagnano il cammino di rigenerazione della nostra città”