Il 30 aprile 1965 sulla parte culminante del Promontorio di Capo San Giovanni fu posta una statua bronzea, opera dello scultore Celestino Petrone, raffigurante la Madonna nell’atto di benedire i naviganti, appellata per questo Stella Maris. La statua, avente il peso di oltre 6 quintali, alta 3,50 metri oltre la base, venne collocata sul piedistallo tramite l’apporto di un elicottero militare del 31° stormo, al comando del Magg. pilota Aristide degli Espositi. Seguirono, il 2 maggio, solenni festeggiamenti culminanti con lo scoprimento e la benedizione della statua. Madrina fu la vedova Iaria, madre di un caduto del mare che giace nel sommergibile Sciré al largo delle coste arabe. Promotore dell’iniziativa fu il dott. Michele Nesci.
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La Madonna del Mare, raffigurata nell’atto di benedire i naviganti, è chiamata Stella Maris e interpreta l’antica devozione che lega le generazioni bovesi.
Il promotore dell’iniziativa pro erigenda statua sul promontorio di Capo S. Giovanni d’Avalos, in Bova Marina, fu il dott. Michele Nesci. Il Vescovo Mons. Sorrentino, il 14 marzo del 1965 diede il via ufficiale al progetto che coinvolgeva prestigiose personalità. Il 30 aprile la statua venne collocata sul piedistallo con l’apporto di un elicottero.Il calco in gesso della stessa statua fu dato in dono alla cittadina di Delianuova per rinsaldare i vincoli della comune origine. Collocato nella Chiesa dell’Assunta, andò successivamente distrutto a causa della caduta su di esso di un operaio che lavorava nell’impalcatura soprastante; la statua ne attutì la caduta, salvando l’operaio.
Su una delle tabelle poste sul piedistallo si legge: “Patrona Santa dell’antica Delia, che vincesti le tenebre della notte pagana, in questo lido, Madonna del Mare, venerata nei secoli, rendi sicura ai tuoi figli la via della salvezza eterna, benigna guardando il mare più azzurro d’Italia, presago del nostro celeste destino”.
Il riferimento al mondo pagano riporta alle ataviche tradizioni dell’antica Delia (nell’attuale ctr S. Pasquale di Bova Marina), in cui era tradizione festeggiare la Venere venuta dal mare. Nel 1587 fu rinvenuto, sulla spiaggia sottostante il promontorio, un gruppo marmoreo che rappresentava la dea seduta su una conchiglia e trasportata da quattro tritoni. II vescovo Tolomeo Corfinio lo requisì e lo portò a Roma. II tempietto dedicato a Venere sembra fosse collocato su Capo Crisafi (l’attuale capo San Giovanni d’AvaIos) dove i giovani, nel mese di maggio, si radunavano per celebrare le feste afrodisie. Dopo l’avvento del Cristianesimo la tradizione pagana fu trasformata in celebrazione mariana e la devozione per la Madonna Assunta si sovrappose al culto preesistente.
In seguito alle incursioni piratesche e barbariche, che resero insicura la costa, gli abitanti di Delia si rifugiarono verso l’interno, a Bova e a Parachorio (parte dell’attuale Delianuova), e mantennero la devozione per la Madonna Assunta che veniva festeggiata il giorno dell’Ascensione. Essi tutti gli anni, per l’occasione, ritornavano in pellegrinaggio alla marina d’origine. Da questi continui pellegrinaggi verso la costa, il culto per la Madonna Assunta diventò il culto per la Madonna del Mare.
Una leggenda popolare spiega le motivazioni per la costruzione della chiesetta sul promontorio: ‘Un giorno alcuni pescatori rinvennero cullato dalle onde presso il lido a Capo Crisafi un quadro, raffigurante la deposizione, e trovatolo miracoloso gli costruirono una Chiesa sul Capo stesso”. Sicuramente l’attuale chiesetta apparteneva alla nobile famiglia Marzano.
Fu eretta a Santuario dal Vescovo di Bova Mons. Aurelio Sorrentino, il 31 maggio 1965, facendo crescere il desiderio di un Tempio più ampio per consentire una più partecipe riunione di fedeli.
Il rapporto tra la gente del mare e la celeste Tutrice, comunemente considerata la protettrice dei marinai, dei pescatori e dei naviganti, va fatto rientrare in un concetto di più estese e rilevanti significazioni.
“La Madonna, invero, è soprattutto la bussola di orientamento nel mare difficile della vita; è Colei che offre la luce a chi non vede, a chiunque, ottenebrato dalle passioni mondane e dal peccato, non distingue il bene dal male, non riesce ad uscire dalla tempesta che agita l’anima inquieta. Non a caso Ella è invocata anche Stella Maris e tale la si ritrova in un inno contenuto in un manoscritto del sec. X che l’implora: Veglia sul nostro cammino fino a che incontreremo Tuo Figlio, lieti, nel cielo”.
Già nell’Akathistos, cantato quattro secoli prima a Costantinopoli, con ovvio riferimento alla religiosità orientale e ampliando i limiti dell’intendimento della gente di mare, si saluta la Madonna “Tu che appresti le anime al porto”, “Salve nave di quelli che vogliono salvarsi, salve nave dei naviganti in questa vita”, reputandola rifugio di peccatori e rimarcando la libera volontà di scelta degli esseri umani di aderire al progetto salvifico di Dio anche tramite l’intercessione della Vergine.
“Quindi si entra contemporaneamente nel mistero della salvezza e della intercessione della Vergine Maria, Madre di Dio. lungo il percorso dell’umanità peregrinante sulla Terra”.
Il Santuario preserva ‘l’alito orientale dei primi secoli del Cristianesimo e, nella continuità della fede, tramanda la memoria dei più significativi messaggi mariani alle generazioni future affinché nei loro viaggi abbiano illuminata certezza di un sicuro ormeggio di giustizia e di pace”.
(Citazioni da “Un Santuario sul Promontorio” – Edizioni UTE-TEL-B)
Prof. Elio Cotronei, presidente UTE-TEL-B (Università per la Terza Età e per il Tempo Libero della Bovesìa)