<<Novi jorna di allegria nasci u Fighiu di Maria>>: La novena di Natale è un momento che anticipa l’attesa della Notte Santa, giorni in cui ci si prepara spiritualmente a ricevere Gesù.
Non molti anni fa si viveva il Natale nella magia del bello e di festa, nella totale spiritualità. Si viveva con poco la quotidianità della vita, quel poco che diventava tanto soprattutto a Natale. Ancora buio, in ogni casa il bisbiglio del risveglio diventava voce calda di gioia e di attesa per le vie del paese nel cammino verso la Chiesa, al raggio di una luce fioca, la novena di Natale era accompagnata da preghiere e canti tradizionali: <<Cerameddharu sona a matina prepara la nuvena e ‘na gjuvana bella canta ‘na Pasturali Santa e ‘na gjuvana bella canta ‘na Pasturali Santa…>>.
Verso la sera si compiva la novena cantata, si passava per le vie cantando e suonando la ninnarella, bussando ad ogni porta ricevendo in dono qualsiasi cosa si teneva in casa, fichi secchi, mandarini, castagne infornate, noci, petrali… riempiendo la “bertula” che si portava in spalla, lasciando dietro di sé la scia di una sana allegria. La mattina di Natale si riprendeva il giro per il paese cantando <<tutti a Cresia ‘ca nasciu ‘u Redenturi>> “… e così ogni famiglia lasciava la propria casa per recarsi a Messa, la gente si incontrava per le vie in uno scenario presepiale addolcito dal suono delle ciaramelle. Il Bambinello nasceva in ogni cuore e in ogni casa nella sua originale e più vera semplicità…”. La sera della Vigilia tutte le famiglie si recavano nella piazza principale del paese, dove veniva acceso il fuoco di Natale a riscaldare tutti al momento della nascita del Santo Bambino.
<<Eh la notti di Natali è la festa principali…>> e Natale era festa davvero, ci si riuniva nelle case di parenti e amici, si giocava a carte, si cucinava, e c’era chi semplicemente si riscaldava davanti al tepore del fuoco, mentre i più piccoli scendevano in piazza a sfidarsi ‘o jocu di nuciddhi.
Al momento della vendemmia ottobrina, con dicembre alle porte, si infornava un po’ di mostarda e così a Natale si consumava insieme alle zeppole con il miele, ai pretrali e ai fichi secchi. Il suono della tarantella proveniva quasi da ogni casa, ballando e cantando si salutava anche l’anno vecchio, accogliendo speranzosi quello nuovo.
E così che era una volta il Natale, la semplicità di un Bambino che nasceva per portare gioia e tanto amore. Una donna partoriva in una stalla nella povertà in cui forse un po’ ci si rispecchiava, per questo, credo, si amava molto di più Gesù Bambino e la sua attesa era motivo di gioia e unione.
<< C’era appuntu nu vecchiarellu,/caminava pe’ la via/e tirava lu somarellu,/supra a lu bastu purtava a Maria./Eranu stanchi, ma dopu truvaru/‘na gritticeddha: vardaru e trasiru,/‘nu letticeddhu di pagghia cunzaru,/s’arripusaru, prigaru e durmiru./A menza notti ‘nu pasturellu/chiamava: “Genti, curriti pi’ cca!”/Svegliava tuttu lu paisellu,/vuliva dari la novità./Vitti ‘nd’o celu ‘na cosa chi brilla,/si spaventava e diciva: “ Chi fu ”./Supra la grutta calava ‘na stilla,/l’angiulu dissi che è natu Gesù”./Cu’ l’aiutu di l’asinellu/e cu’ l’aiutu di Maria/respirava lu boicellu,/si scaldava lu Messia.>> (antico canto tradizionale calabrese)
“Stella d’ argento”
Stella d’ argento che brilli lassù
nella Santa Notte dipinta di blu.
Nasce un bambino a Betlemme
due occhi grandi come le gemme.
Il pianto si placa col dito in bocca,
la candida neve dal cielo fiocca.
È Natale notte d’amore
cantano gli Angeli col loro splendore.
Canta Maria la sua ninna nanna
è di Gesù la dolce mamma.
Al bambino nato poverello
lo riscaldano solo un bue e un asinello.
Ogni pastore e anche i Re Magi
portano alla grotta i loro omaggi,
noi doniamo a Gesù Bambino
il nostro piccolo e buon cuoricino.
È Natale nel mondo,
intorno alla terra c’è un gran girotondo,
un canto di Gloria per nostro Signore
nato a portare nei cuori l’amore.
Buon Natale
Teresa C. Romeo