Per essere chiari questo è un preludio che non osa spacciarsi quale sentimental/lezioso , magari scomodando i virtuosi dell’umano sentire in forma di idillio moderno che più leopardiano non si può, in simbiotico ascolto chopiniano, questo rende altresì l’idea, di tempestose emozioni o struggenti melodie già agghindate a pregustare i futuri dipinti impressionisti indossati da rosate dame/ninfee con cambio di sottofondo alla Debussy ….
Dopotutto sempre ottocento é, vocabolo evocante per eccellenza il magistero del romanticismo!
Continua …live … ovviamente navigando in modalità play per riallacciarsi immantinente al titolo rimasto in sospeso…
…. di caccia, in un tempo ormai peregrino, ai confini del desiderio,tra le forre e i burroni aspromontani,di quando in quando interrotti da pianori punteggiati di case bene accomodate e popolosi ovili d’intorno .
La fa da padrone il vento grecano , to vorea, vento di libertà in faccia, inseguendo trofei di folta coda rossiccia, sbucante dal carniere,saranno volpi nostrane,ovvero d’epoca?!,di certo non blasonate come altre inseguite al suono del corno che incita cavalli e can da caccia,giusto loro,impegnati a stanare pernici e fagiani come forse da noi lo svolio di succulente marvizze ,procurate per la bimba nipote stranamente ghiotta di queste delicate selvaggine, dallo scorbutico zio paterno, esperto cacciatore in solitaria, nonché ignaro precursore di contemporanee querule decretazioni in quantità sui novelli obblighi di distanziamento che di sociale ha ben poco!
E ancora…
Fu sempre stagion(e) di gala ,sovente all’Opera, nella pompa lirica delle grandi occasioni, personificata da debutti inamidati di templi/voci in perpetuo accordo con musiche d’incanto, meraviglioso brusio di inizio,uno solo il riparo,oggi spregiudicato alla luce di ultimi ingenerosi eventi, quello offerto da diafane dita che di certo non impediscono scambievoli commenti da vicino…
Quasi un’ estasi prolungarne lo spensierato,fatuo chiacchiericcio nel ridotto invaso da eleganti sparati che danno galantemente il braccio al …..da gran sera in lungo!
Ma specialmente fu stagione,come ogni anno, nell’intenso periodo al Divin Bambinello riservato, di carole come Lui bambinesche e sublimi appuntamenti infiocchettati di ghirlande e lucine, filastrocche/nenie recitate dai bambini di casa e amichetti fatti arrivare dal vicinato per il fervido omaggio al suono di ciaramelle avanti al presepe che, con gran gaudio di chi scrive, ogni anno aumentava di un pezzo dopo aver ben ponderato l’entità dei soldini a disposizione.
A sera, lieti e ripagati come di un ulteriore ambito dono , capitava di (ri)leggere le storie di Ebenezer/Paperon Scrooge nella favolistica versione disneyana, anche video cassetta antiquariale, diligente nell’ interpretare con il massimo della ribalderia giocosa il capolavoro del Dickens.
E tu narravi madonne di terracotta/ che più ti somigliavano….
E questa fu l’infanzia/che tu madre ricreavi…
In quei lustri natali accoccolati nella mangiatoia…..
Cascate di memorie e di foto si indovinano tra un album e un diario,tra un cambio d’abito e di spirito voluti dal tempo che passa…..
Da meditare senza curarsi di mode frettolose….
Nel canto VII Inferno, che non par vero citare…
“Fitti nel limo dicon:
Tristi fummo ne l’aere dolce che dal sol s’allegra
Or ci attristiam nella belletta negra.
Troppo crudo il passaggio,che altro aspettarsi di grazia, dalle stelle comete,nonché altre stelle floreali, rosso vestite, oggi coloreperigliosamente a rischio, alle stalle di Augia ,perennemente sprofondate nel liquame lùbrico che un Ercole in vena di grandi fatiche ripulisce con obbligata solerzia,lasciandole linde fino alla prossima….
Vale a dire né più né meno che al tempo degli iracondi,anima di color cui vinse l’ira,la parola come sempre a Dante,immersi non per loro diletto nella mota scura,traduzione letterale,se si può, di belletta negra, come sopra!
In caso di diverse delucidazioni a riguardo, non ci sarà bisogno di disturbare il Ghibellin fuggiasco, Poeta, nell’anno venturo particolarmente impegnato con i preparativi per le celebrazioni del 700° anniversario dalla Sua dipartita.
Basterà posizionare in piano vocabolari et cetera, e dopo averli spolverati con cura (attenti alle allergie ,quelle da polvere annosa) saltabeccare da uno all’altro, alla maniera del Pascoli che andava dal tavolo destinato alla lingua italiana a quello riservato alla latina per finire sull’ultimo votato al greco antico, nella quiete mattutina della Sua comoda casa in Barga di Garfagnana, il tutto con identica maestria di ispirazione dall’una lingua alle altre.
Una volta sottoscritto il significato, per nulla recondito , di mota sdrucciolevole, com’ebbe a periodare anche il Nievo delle “ Confessioni di un italiano “, mai tanto in carattere con i tempi attuali, si tirino pure le somme, ammesso ci sia qualche volenteroso matematico in grado di applicarsi circa l ‘attuale ingarbugliato conteggio di divieti e semi,i più aborriti dal comprendonio abituale, omnia cum laude…
Doveroso ricorrere ancora una volta al nostro avo latino, unico a cimentarsi con successo millenario nelle sintesi inarrivabili del pensiero.
Con buona pace degli algoritmi in servizio attivo a tutte l’ore che gradirebbero alquanto continuare a intrufolarsi nell’ incanto della tradizione familiare per eccellenza,quella lecitamente consacrata alle ricorrenze natalizie, magari per suggerire nuovi gradimenti appiattiti su visioni sempre più in minus.
Non si dovrebbe tardare oltre, pur tra innegabili traversie ancora presenti, a riappropriarsi ultroneamente e magari con qualche benedetta eccedenza, dell’antica sensibilità di gesti e comunanza di amorevoli espressioni ,da reperire e rilanciare finalmente dal vivo,un augurio uno!
Epilogo lapidario: chi vorrà al giorno d’oggi assumere la parte de (Lo) buon maestro , Dante così appellando Virgilio, fino al raggiungimento dei prossimi fausti intenti…
I posteri sono già qui in febbrile attesa….