In questa giornata dell’Epifania spesso ricorre la parola ‘dono’. Noi siamo un dono per chi ci sta accanto e così, anche gli altri lo sono a loro volta per noi. Un pensiero pronunciato con convinzione da molti.                         

Bello! Davvero molto bello se non fosse che…

Accedendo sui social si legge di tutto, i grandi leoni da tastiera esprimono le loro assolute verità, i tuttologi del web armati di tastiera.                                                                                                                     Se non erro, ricordo ci sia stato insegnato il RISPETTO verso l’altro. I maestri ci dicevano di rispettare il pensiero altrui anche se non condiviso; di rispettare la libertà di pensiero del nostro prossimo, provando a risolvere con il dialogo là dove ci fosse la divergenza, senza voler imporre il nostro pensiero. Ricordo che ci hanno insegnato ad ascoltare, perché l’ascolto è comprensione. Ci hanno insegnato a parlare quando è il nostro turno, senza prevaricare sugli altri, di ponderare bene le parole per non scemare nell’offesa. Ricordo anche che ci è stato insegnato quanto le parole siano importanti e che bisogna dare ad esse il giusto peso, evitando di intervenire solo per parlare a casaccio: questo altro non è che una forma responsabilità nel gestire la nostra libertà di pensiero, di cui in molti si avvalgono per parlare a sproposito, aggredire, giudicare e offendere. Sempre i nostri maestri, ricordo, ci abbiano insegnato il rispetto dei ruoli e nei confronti delle autorità.

A scuola ci si alzava in piedi non appena in classe fosse entrato un insegnante, il direttore/preside o chiunque altro avesse un ruolo rispettabile; addirittura, ricordo ci si alzava in piedi anche se ad entrare fosse il genitore di qualche compagno e lo guardavamo con quella tenera preoccupazione di fare i buoni, per timore che potesse raccontare ai nostri genitori di essere stati dei meriti discoletti in sua presenza. Ricordo che tutto questo avesse un solo nome: Educazione, ma adesso è solo una chimera.    

I grandi leoni da tastiera sfiorano quasi l’assoluta perfezione. E’ per questo che dall’alto del loro trono appaiono con il dito puntato contro tutti. E’ per questo che si permettono di offendere pubblicamente persino chi riveste le diverse cariche politiche e ci rappresenta a livello Nazionale e Regionale. Rivolgendosi, niente di meno che, dando loro del Tu.    

Figure rispettabile davanti alle quali gli uomini toglievano il cappello e le donne chinavano il capo, in segno di ossequio, riconoscendone il prestigio sociale.  

Altri tempi! Eppure ci hanno insegnato che l’educazione è senza tempo.                                                                         

Quanto detto è una riflessione ponderata e desolante.     

I nostri maestri ci hanno insegnato i valori, impostando le basi per vivere in una società di uomini assennati, e li abbiamo traditi nel loro credo: “tu quoque, Brute, fili mi”?      

Non entro in merito a questioni politiche, non mi competono! Però, permettetemi di dire che tanto disordine è causato dal mal contento generale che investe la società, ma non voglio cadere anch’io nella prepotenza del giudizio. Tutti stiamo facendo fronte ad una pandemia che ci ha colti impreparati su vari fronti, in un Paese quale l’Italia già provato e in una regione come la Calabria, la quale in ginocchio piange i più disperati disastri, ormai da tempo.                                                                                                        

Questo appena iniziato vuole essere l’anno della speranza e della rinascita! Ma è iniziato all’insegna del dolente, delicato tasto dell’Istruzione. Scuole aperte o Scuole chiuse? Testa o Croce? Croce!                         

 Vorrei rivolgermi al Presidente f.f. della Regione Calabria.                                                                                               

Un uomo che gode della mia fiducia. Ma la fiducia è una piantina che richiede cure, altrimenti muore. E non voglio far morire la mia fiducia in chi credo, perché la sconfitta ha il gusto amaro della delusione. E’ bello vedere che la piantina diventa un arbusto forte e sano.                                                                                            

Sono d’accordo per la chiusura delle Scuole, credo che a dispetto di quanto si dica, possano essere veicolo di contagio. La vita fuori dalle mura scolastiche non può essere controllata perché, a differenza di quanto si possa dire, non credo siamo sotto dittatura. Penso che si usino parole troppo spesso a sproposito, non abbiamo la ben che minima idea di come, chi ci ha preceduto abbia vissuto sotto dittatura negli anni del Totalitarismo.                                                                                                                                                                              

Ho seguito e ascoltato la diretta Facebbok del nostro Presidente prima che firmasse la nuova ordinanza. Sono d’accordo con le motivazioni date, tutto molto razionale, logico. Vero! Ma c’è un ‘ma…’. La mia non vuole essere una contraddizione ma la semplice espressione del mio modesto pensiero.                                                  

Le Scuole dell’Infanzia restano aperte perché i bambini sono più gestibili e le aule più grandi. Vero in parte, aule più grandi, ma non certo in tutte le scuole e bambini poco gestibili se paragonati agli alunni degli altri ordini e gradi scolastici, a differenza dei quali, i più piccoli vogliono giocare insieme ai compagni e vogliono essere presi in braccio o coccolati dalle loro maestre. In questi casi, cosa si dovrà rispondere al bambino? Forse di mantenere la distanza dal compagno e dalla maestra?                                                                                    

I bambini non usano la mascherina. È vero le maestre sì, ma questo non le rende immuni.                                      

Gli studenti frequentanti Scuole di grado superiore alla Scuola dell’Infanzia, occupano il proprio banco, hanno un tipo di scolarizzazione ben diversa e riescono a capire e rispettare l’obbligo della distanza. Ma nella diretta Facebook del 5 gennaio scorso, si parlava della chiusura delle Scuole di ogni ordine e grado, non ‘tranne’ o ad ‘eccezione di’! Conosco molti insegnanti, educatori ecc. che lavorano alla Scuola dell’Infanzia, ma onestamente tra loro non ne conosco nessuna immune al contagio.                                                  

Ho ascoltato anche la diretta di questa sera, dove si fa affidamento al buon senso dei genitori e li si lascia liberi di decidere se portare o meno i bambini alla Scuola dell’Infanzia, non essendo scuola dell’obbligo. Credo, invece, che bisogna tener conto delle varie realtà territoriali e non dare nulla per scontato e ovvio. E’ stato detto anche che si tutelano i bambini e gli insegnanti della suddetta Scuola, esattamente come tutti gli insegnanti degli altri ordini di Scuola, ma non mi pare che i primi siano ‘al sicuro ’ nelle loro case, come lo sono i secondi.                                                                                                                              

Spero vivamente che il nostro Presidente f.f. si possa ravvedere e rettificare la nuova ordinanza e pensare al bene di tutti i bambini e del personale scolastico. Ma più che altro spero in organizzazioni ben diverse, in migliori soluzioni: far ripartire la Scuola garantendo screening a tutti; sanificare e igienizzare gli ambienti almeno ogni quindici giorni; ridurre il numero degli alunni per classe e/o organizzare gli orari scolastici affinché non si stia per troppe ore a stretto contatto in un luogo chiuso a respirare la stessa aria, spesso e volentieri in ambienti piccoli. Il ogni caso, cercare di assicurare la didattica in presenza e garantire la possibile normalità agli studenti, anche in un momento così difficile. Subito dopo il personale sanitario, vaccinare il personale scolastico e gli studenti tutti, affinché si possa garantire il sicuro rientro nelle classi.                                                               

 Questo maledetto virus richiede sacrifici, rinunce, lavoro, organizzazione, fiducia in chi ci governa. Non è certo, schierandoci l’uno contro l’altro che sconfiggiamo il Covid-19. Così facendo, perderemo la visione del bello, il senso della vita e la percezione del dono che dovremmo essere davvero l’un per l’altro.                  

Scontenti di tutto, siamo alla costante ricerca di un responsabile. Le Scuole restano chiuse e i ragazzi liberi di vagabondare in giro, solo per colpa del Governo che dà disposizioni errate. No! E’ colpa di chi ignora le regole e il pericolo. Tolgono il diritto allo studio ai nostri ragazzi. No! Garantiscono il diritto allo studio con la DAD che, in questo momento di restrizioni, permette l’istruzione ai nostri figli e, se fatta e seguita in modo corretto, potrebbe funzionare anche bene. Gli insegnanti si fregano lo stipendio, dimezziamo loro il salario! Beh se foste marito/moglie, figlio o comunque in stretto rapporto con un insegnante, sapreste benissimo il lavoro che fanno per assicurare, nonostante la precaria situazione, lo studio ai vostri figli, riscontrando anche loro difficolta e non solo i poveri ragazzi. Bisognerebbe spiegare e far capire una volta per tutte alle famiglie e ai ragazzi che la DAD non è sinonimo di vacanza, ma un diverso metodo di studio, provvisorio, che funge da ausilio affinché non restino fermi con il programma scolastico, in attesa che si possa proseguire in presenza, non appena la situazione pandemica si arresta.                                                        

Stiamo vivendo un’emergenza sanitaria mondiale e l’unica via di uscita è non perdere il punto della situazione, cercando di affrontarla senza sterili lamentele, polemiche e discussioni, ma restando lucidi e umani, senza peccare di egoismo, convinti che ognuno dal canto proprio abbia difficoltà che l’altro non ha o non può capire. Siamo tutti in difficoltà, facciamocene una ragione e affrontiamola dignitosamente senza perdere l’umanità.

foto dal web, lavitaemeravigliosa.it