PASTA CON LA SALSA
Prologo
La pavoncella s’avvicina all’ accogliente patio agghindato di divani e poltrone scacciapensieri nel prestigioso hotel gravido di suggestive memorie della “Revoluciòn” con fare circospetto, anzi decisamente furtivo, lo scarno collo un passo in avanti rispetto all’andatura delle corte zampe mentre di lato ammicca la testolina iridata, seppure con moderazione rispetto alla nota vanagloria del maschio il quale peraltro segue da vicino, sfolgorando più e più volte di sguincio con la sua sontuosa raggiera piumata….danza di pavoni in “Habana libre”, isola di Cuba per intenderci…. ovvero al centro dell’ immaginifico sogno caraibico!
Si dirà dopo questa premessa.. cosa c’entra la pasta, nostra imperitura eccellenza culinaria?!
Un po’ di pazienza e ci arriviamo…e ti rincorre addirittura l’elegante gallinaceo che solitamente staziona libero negli ampi giardini che circondano la proprietà dell’Hotel con quel modo indefesso e impudente, chissà forse illudendosi che prima o poi tocchi anche al suo becco di raccogliere qualche buona forchettata magari di quelli fatti a mano, parliamo di spaghetti per cominciare, anche se pare miracoloso, a queste latitudini/ longitudini, trovare tesori di tale portata, nel rispetto delle italiche recondite armonie pastaiole mai sopite, tanto più quando si sta all’estero!
A questo punto, di fronte allo sconsolato nonché famelico appetito dei simpatici pennuti , non resta loro che accontentarsi di un tozzo di …pan secco dispensato, a volte sì a volte no, dal personale di buon cuore in servizio presso l’Hotel di cui sopra…
Ma questa è tutta un’ altra faccenda….
Primo cambio di scena e….
Ci si ritrova alle prese con i destini mangerecci della quanto mai vivace e variopinta specie turistica che da queste parti va per la maggiore; essa potrebbe….non è una fola…. trovarsi a degustare un intrigante piatto di “penne contadino” , innanzitutto condito di mare al corallo e sole al calor bianco che lascia spazio a fantasiose quanto improbabili ricostruzioni gastronomicheladdove la Mitica, sta per Pasta, pur dientrare nel mondo dei sogni, quelli degli chef più e meno d’autore, da queste parti viene spacciata in quanto tale,in un menuda Paradise,tranquilli : è solo il nome dell’accogliente ristorantino situato a picco sulle acque tiepide e scintillanti dell’oceano che circonda le piratesche Isole Cayman!
Dopodiché, fatte le ordinazioni, ci si ritrova a contemplare una pietanza di “penne/pasta”, ben specificato in duplice copia, per così dire, tuffata in un trionfo di gamberetti e aragostelle e funghi e… in parte latita giusto lei… ma che fa…
La rappresentazione muta ancora in modo deciso e stavolta vira in direzione di scenari davvero imperdibili…
Spaghetti arrotati a mano…il Che ,lui sì, Ernesto Guevara, buongustaio tra una guerriglia e l’altra… di cosa?! Ma di pasta a Dio piacendo….avresti mai pensato… per averne prova immediata basta arrendersi a ciò che ci si presenta in visita alla casa a un piano dall’aria innocua e sonnolenta nel gran sole cubano che domina l’Havana, arroccata pigramente su una breve altura…intorno una brezza lieve, tanto salmastra quanto salubre, quella adatta al Comandante che, come pare ampiamente accertato, soffriva d’asma.
Già all’entrata la Sua immagine ti irretisce da tutte le angolazioni agiografiche ad altezza d’uomo e…. di memoria; lampeggia come sempre lo sguardo carismatico dallo splendido ritratto/poster che pare seguirti con indulgenza in giro per le stanze, poche in verità, scortati dalla compiaciuta guida di turno felice di intuire che, dopo memorabili anni dalla dipartita, gli omaggi al Comandante vibrano palpitanti come allora, in odor di svenevolezze ancora attuali!
Senza preavviso ci si para davanti un vero e proprio tesoro nel cuore della casa/santuario e della vita in essa racchiusa con gelosa riservatezza…
Di primo acchito l’oggetto, che secondo abusate definizioni dovrebbe obbligatoriamente farsi identificare come misterioso e stavolta lo è, sembra tratto da una qualche anticaglia che, si stenta a crederlo, ha tutta l’aria di funzionare ancora a meraviglia, lucida e ben tenuta com’é, al chiuso di spessi vetri protettivi! Ci avviciniamo con circospezione alla reliquia sottoteca e gli occhi non credono a ciò che leggono : ….”omissis….maquina….para confeccionar pastas en la guerriglia. Bolivia década del 60’….”
Insolita fragranza di salsa, per una volta non quella dei ballabili, si diffonde ideologicamente nell’aria a suon di misticismi targati pomodoro fresco , almeno questo è l’auspicio….
Che fulgida visione grondante di vigorose certezze nelle capacità del Che di sovrintendere, come fossero altrettante gesta eroico-rivoluzionarie, alla preparazione dell’impasto, magari azionando di persona , con quella medesima vorace passione con cui leggeva versi al colmo della sua parabola umana, la robusta manovella in un crescendo di golose aspettative da scodellare in formato fettuccine, o perfino l’inosabile sua maestà lasagna in tutta la gloria delle squisite opulente fattezze lambite con grazia da un sugo mediterraneo q. b. che, ad uso distratti , sta per “quanto basta”come nelle ricette blasonate !
E avrà avuto contezza se non Lui, chi per Lui, del giusto bollore per una impeccabile cottura da esaltare la sapidità dello spaghetto… dopotutto anche gli Dei hanno le loro debolezze in comune con il resto degli umani, per cui non resta che mettersi festosamente a tavola!
Ultimo cambio di scena…
In un angolo della storia si fanno strada peraltro encomiabili sollecitazioni quasi teosofiche, insistendo sulla ormai ineludibile, così sembra, necessità di accortamente privilegiare l’utilizzo di cereali alternativi con quella particolare maestria che non fa certo difetto agli eccellenti pastai del Bel Paese, da affiancare alle bionde spighe estive di grano tradizionale in risposta alle variegate necessità tra salute e tendenze dietetiche.
Nel caso della pasta, circostanza invero assai intrigante, esse vanno a coincidere sempre più miracolosamente con effetti salvifici di salvaguardia non solo della linea ma di strenua difesa dai nefandi responsi a pranzo e cena di quella cinica e bara di una bilancia che si fa sempre i “ fatti” pardon, i “pesi” altrui , senza alcun pentimento nei confronti di certa parte della dolente umanità perennemente alla proustiana ricerca della taglia perduta!
Così narrano, come in una favola moderna, le ultra aggiornate acrobazie gastronomiche in fatto di pastasciutta, magari di legumi o perfino di fibre di lino e canapa, per una volta non da filare, più incredibilmente da gustare…sarà…. comprare per credere nei nostri forniti supermercati!
Ecco è detta : come ci togliessimo un peso dalla mente e dal cuore, ci immergiamo novelli illuminati nella liturgia di gesti ormai remoti nel tempo che arano parole come fossero semi da spargere con estatica visione a larghe manciate nei solchi ben tracciati…soccorre una di quelle soavi, con un’aggiunta di reminiscenze pascoliane, illustrazioni da abbecedario ormai reperibile solo presso polverose collezioni custodite in qualche romantico solaio nelle fortunate abitazioni che ancora ne contemplano l’uso.
Dita agili e pastose impastano attente ricreando l’incontaminato sapore di fresche madie che racchiudono l’avito segreto delle nostre prelibate preparazioni , in una condivisione di salutare cibo già benedetto anche nell’uso della farina marzuola di timilia,tumminia nella franca denominazione cara ai nostri padri greco-siculi, quasi un arché di granicoltura, dono di Cerere in persona , che veleggia fragrante come impalpabile volo di nostalgia, tramutandosi in copiosa rievocazione di ventilati campi di grano espansi sotto il più mediterraneo sole, quello isolano…
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Epilogo
“Quello che vedete…sottinteso…ammirate, è tutta opera degli spaghetti…” superfluo tirare a indovinare di quale diva/dea trattasi, intanto nostrana che di più non si può, come la più genuina delle nostrane pietanze di pasta con il pomodoro, anche perché la superlativa attrice in questione mai, nel corso della sua prodigiosa carriera sparsa in tutto il mondo, si è trincerata dietro snobismi che potessero anche alla lontana mascherare le sue conclamate origini radicate nel profondo sud…, meglio ancora, napoletane più che mai!
E allora ancora e sempre onore al merito,ovvero a questa eclettica risorsa della nostra buona tavola che intanto aiuta a mitigare la cruda prosaicità del viver quotidiano mentre , in un diverso contesto di valorizzazione nutrizionale, essa addirittura potrebbe rappresentare un valido contributo contro la stessa fame nel mondo , nel quadro di una ecumenica cooperazione alimentare così auspicata nel messaggio papale indirizzato alla FAO,ormai qualche anno fa,precisamente in data 3 luglio 2017 che ci unisce poiché sempre valido a livello universale….
“al programma per fornire sementi alle famiglie rurali……nel contempo evidenziando che
solo uno sforzo di autentica solidarietà potrà eliminare il numero delle persone malnutrite …”.