Un rigore e … la gloria.
Un rigore e … il risultato di due anni di lavoro.
Ricordo come ora quella giornata di Londra, era il 17 luglio del 1994, la finale con il Brasile per il campionato del mondo era finita da poco: 0-0 dopo i tempi supplementari, 3-2 dopo i calci di rigore. A quel tempo ai calci di rigore perdevamo sempre. Al nostro avvilimento , silenziosi e avviliti rientravamo con uno dei famosi bus londinesi a due piani, faceva da contrasto la gioia dei Brasiliani che impazzavano, macchie di giallo, in Trafalgar square.
Quando Mancini prendeva in consegna la squadra italiana, anzi poco tempo dopo, arriviamo a Londra con un gruppo dell’UTE-TEL-B per una settimana, quasi a voler conoscere a fondo la città dove tre anni dopo il riscatto degli azzurri si sarebbe materializzato.
Questa volta davanti alla TV a gioire con milioni e milioni di Italiani: Campioni d’Europa.
Non ci credeva nessuno, ma la squadra italiana era giunta in finale senza perdere nessuna delle 34 partite disputate.
Voleva dire qualcosa!
Eppure non avevamo in squadra grandi campioni, non avevamo fuori classe del tipo di Ronaldo, di Messi, ecc.
Ed è così che si realizza il capolavoro di Mancini: creare una squadra, collaborativa, motivata, fiduciosa fino all’ultimo. Fare in modo che ognuno si sentisse protagonista, comprimario, indispensabile.
Ha funzionato.
Il talento collettivo costruito, la resilienza di gruppo, hanno preso il sopravvento sulle performance individuali.
Un impegno che riscattando l’Italia ha smorzato, ridimensionato, spento l’arroganza di compagini che si ritenevano aprioristicamente blasonate, destinate al successo finale quasi per volontà divina.
Gli inglesi hanno finito con il perdere il famoso fair play: erano così sicuri di “dover” vincere che si sono dati a imprecazioni razziste contro i loro stessi giocatori di colore rei di aver sbagliato un rigore.
Non hanno trovato molti consensi in Europa: gli stessi scozzesi si sono dati a battute umoristiche invocando Mancini come salvatore perché in caso di vittoria avrebbero dovuto sopportare le vanterie degli inglesi per altri 55 anni.
Dopo questa ventata di ossigeno è diventato duro ritrovare i soliti noti politicanti specialisti non nel fare squadra nell’interesse dell’Italia, ma nel fare propaganda per recuperare consensi elettorali senza vantaggi per gli Italiani.
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