12 settembre 2021, si parte. Si riprendono le vecchie abitudini?
L’autocaravan è pronto, riprende a “navigare” dopo un anno di fermo.
Prima tappa, Messina. Sosta camper per pernottamento inusuale: parcheggi del Policlinico Universitario di Messina, senza ricovero quindi, per essere pronti al mattino alle 20:20 per una visita di controllo.
Quando arrivo trovo un clima di festa: famiglie e amici che brindano a tanti neolaureati
Il traghettamento andata e ritorno costa 99 € perché il ritorno non è previsto entro tre giorni. Stranamente chi va in Sicilia, da Villa S.G. a Messina e torna entro i tre giorni successivi, spende di meno. Solo andata con autocaravan 57€.
Visita medica di routine, tutto bene, e via verso Catania, breve passaggio quindi Licata AG, sosta camper “Gli Oleandri”.
Può suonare strano, ma troviamo un numero notevole di camper. Apprendiamo che molti di loro passano mesi, si può dire che svernino li in attesa di riprendere la via del freddo Nord.
Alternativa al … Portogallo?
Qui il clima è sempre caldo, con rare eccezioni come in queste poche giornate di cambio stagione disturbate da un venticello freddo, e i comproprietari Tonino Cavaleri e Mimmo Marino, sono di pari calore e disponibilità e ti fanno sentire a casa.
Lo ha scoperto il nostro amico Nicola che con Luciana e si è schierato con gli altri: motorhome fermo nell’area con scooter e Mercedes, che si è fatta portare da un amico, per escursioni nella cittadina e in questa parte della Sicilia.
La soluzione è ottimale perché consente di muoversi meglio nelle stradine dei piccoli centri evitando camminate improbabili per ottuagenari quali noi siamo in considerazione del fatto che i parcheggi di veicoli come i nostri – il mio 7,15 m x 2,30 m X GO 104 Family , sono sempre lontani dai centri storici.
Non avendo un veicolo disponibile per gli spostamenti si può ovviare con il noleggio e muoversi a partire dallo stesso posto.
E così il 14 ottobre cominciano le nostre visite.
Licata è una sorpresa per vitalità: dappertutto locali da street food; nel tardo pomeriggio anche le pasticcerie, che di giorno esibiscono le tipicità siciliane, tirano fuori, davanti all’ingresso, prodotti da rosticceria, in testa le arancine e simili, come il cono di calamari, gamberi e pesciolini da “paranza”.
Diffusi i prodotti ittici che provengono dall’intensa attività di pesca dei numerosi pescherecci che si possono ammirare all’ancora nell’apposito grande porto dedicato. A fianco ben separato il frequentato e grande porto turistico popolato da sloop, catamarani e scafi vari.
Mentre visitiamo le aree portuali nelle vicinanze ammiriamo le spiagge di sabbia finissima che ricorda quella del Sahara e alle spalle la sorpresa: cimitero “vista mare” sulla collina prospiciente, che sembra svilupparsi in verticale guardando il Mediterraneo e le vestigia che vengono dal suo passato.
Intensa attività agricola con serre diffuse con riferimento a frutta e verdura. Una visita al mercato del Giovedì consente di apprezzare la varietà e preminenza dei prodotti tipici locali sia nell’ambito caseario che in quello olivicolo.
Prezzi confortevoli in tutti i campi alimentari.
Notevole la Chiesa di Sant’Angelo patrono della città.
Dopo due giorni di girovagare, non disdegnando i due centri commerciali locali, sabato 16 la prima escursione “fuori porta”: Palma di Montechiaro
Si arriva subito. Provenendo da Licata, non lasciare la strada alla prima uscita per Palma ma proseguire per Agrigento e fermarsi poco dopo al distributore Eni, non per il rifornimento di carburante ma per inebriare il gusto. I nostri provvidenziali informatori ci avevano avvertito, troverete una leccornia che vi farà dimenticare la dieta, ammesso che la facciate: la sfingia.
Qui siamo di fonte ad una esaltazione del gusto, una ghiottoneria che richiede concentrazione. Chiudete gli occhi e assaporate la morbida croccantezza di un bigné rigorosamente fritto iniettato – stavo per dire farcito – con un preparato di ricotta simile a quello dei cannoli.
Ci avviamo verso il centro storico, qui tutto ricorda “I lGattopardo”di Giuseppe Tomasi di Lamoedusa.
Si comincia dal Palazzo Ducale con la villetta laterale, il busto e la statua del duca Giulio Tomasi di Lampedusa, detto il “Duca Santo”. Il primo Palazzo Ducale era stato inglobato nel Monastero della Benedettine, monache di clausura. In questo monastero entrarono la moglie e le figlie del Duca dopo che questi, ottenuto dal Papa in vita lo scioglimento del matrimonio, decise di dedicarsi alla vita eremitica essendo stato colpito da fervore religioso
Da qui ascende una splendida scalinata che porta alla Matrice
Notevole il Calvario, affiancato da una croce, ghetto di malati, ultima stazione di una via Crucis di ben 18 stazioni che parte dal centro.
E ancora lo storico palazzo degli Scolopi che ospita il Municipio.
Il 17 domenica puntiamo su Agrigento.
Quando si dice Agrigento il pensiero vola ai Templi che abbiamo visitato tante volte, da non perdere per chi non li ha visti. Li ammiriamo arrivando, posti in alto come sono.
Ma noi questa volta puntiamo sulla città dove nel Centro storico siamo interessati dal Duomo, irrinunciabile come si evince dalle immagini.
Lo precede una imponente scalinata. Maestoso il soffitto, esemplari gli affreschi dell’abside e della finta cupola.
Con 27 gradini si arriva ad un balcone che assicura un panorama sulla sottostante vallata di grande suggestione paesaggistica
Ben in vista, all’inizio dell’abside in fondo alla navata principale, una grande foto del Beato Giudice Rosario Livatino, che ritroviamo in altre chiese.
Splendidi i tetti, coinvolgente la visione dei sistemi idrici e delle dighe nella vallata.
Poi giù al mare. Un passaggio da Porto Empedocle con il porto e il suo faro quindi poco più avanti il mare degli agrigentini a San Leone.
Una splendida giornata di sole e un lungomare con file di palme che danno pregio all’area accolgono molti visitatori per una passeggiata che precede e segue il pranzo nei tanti locali esistenti. Per chi non ama lo slow food anche lo street/fast food è assicurato.
Una bella giornata. Ma non è finita perché sulla via del ritorno verso Licata una deviazione ci conduce a Naro, l’ennesima perla del patrimonio storico culturale della Sicilia.
La Domenica si presta per circolare liberamente senza intralci di traffico per le vie e viuzze della cittadina, su fino al castello medioevale del Chiaramonte che domina i tetti rigorosamente in tegole e consente di allungare lo sguardo verso la vallata e la diga di san Giovanni.
In giro nessuno, i retaggi storici tutti per noi gioia per gli occhi e per le … riprese fotografiche.
Notevole la Chiesa Madre, la scalinata del Duomo con la chiesa di Sant’Antonio Abbate, di Maria Santissima, di San Salvatore, di San Francesco, di San Nicolò
Siamo arrivati a Lunedì 18. Giornata di pausa, si fa per dire.
Alle 10:00 da Cammilleri – forse l’anagrafe in tempi andati gli ha raddoppiato al emme – una prima colazione bis ci aspetta: una straordinaria brioche con gelato – al pistacchio, alla ricotta e alla zuppa inglese – una vera esaltazione del gusto elevato a poesia.
Poi sistemazione dell’apparato di ricezione satellitare dell’autocaravan e, dopo il riposo post prandiale, via per la cittadina e una puntata al porto per ammirare il pescato ricco e vario che finisce nelle pescherie, nelle case e nei luoghi di ristorazione.
Martedì 19 è dedicato a Butera. Via verso Gela e poi ripiegamento verso questa nuova cittadina che si trova in provincia di Caltanisetta, con un territorio comunale tra i più estesi della Sicilia. Ci inerpichiamo verso il centro storico che svetta su un’altura, da qui l’orizzonte si allontana, e si domina tutto il territorio a 360 gradi da 400 metri.
Raggiungiamo il Castello arabo-normanno e l’adiacente belvedere passando per la Porta Reale. Poi uno sguardo alla chiesa di San Francesco d’Assisi, un giro verso il centro passando dalla chiesa parrocchiale santuario di San Rocco mentre si procede verso la piazza Dante per rientrare.
Nel tardo pomeriggio una granita da Cammilleri seguita da un vassoio di arancine e mozzarelline in carrozza da portare via. Lo abbiamo visto a un gruppo di tedesche che si era seduto accanto a noi e l’acquolina in bocca ha fatto il resto.
Siamo a Mercoledì 21. Partiamo alle volte di Favara, in prossimità di Agrigento; ci separano 45 km. Ci attrae il Farm Cultural Park un luogo d’arte che attira artisti da tutto il mondo: murales e esposizioni interne.
Giovedì 13 lo dedichiamo a Licata. Ottimo il mercato che si svolge ogni giovedì con bancarelle cariche di prodotti siciliani e locali: frutta e verdura, formaggi, insaccati vari, olive e altri prodotti sott’olio, vini, olio fresco di frantoio, tutte delizie per il palato e a prezzi inferiori a quelli usuali.
Al tramonto visita promenade al porto turistico. E la sera al Ristorante Curò
Venerdì comincia il viaggio di rientro. Ancora Catania nel pomeriggio per lo shopping con visita al grande Centro commerciale “Le Porte di Catania” – 150 negozi e ristorazione per tutte le esigenze e tasche, un menu per 10 euro – dove pernottiamo nel grande parcheggio per riprenderele esplorazioni il giorno dopo. Nel pomeriggio dopo un’altra tappa catanese via verso Messina con pernottamento in itinere in autostrada nell’area di servizio in prossimità di Taormina.
Domenica mattina ultimo balzo verso l’imbarco per Villa San Giovanni senza rinunciare al rito degli arancini che sulla nave sono particolarmente buoni. Poi Bova Marina, in tempo per evitare il maltempo che il giorno dopo interesserà Calabria e Sicilia.
Bel sincronismo anche se aleatorio.