T.C.Romeo

“Nessun bambino è perduto se c’è un insegnante che crede in lui” (da “Le 9 regole della scuola” di Bernhard Bueb).

Il compito di un insegnante dovrebbe sempre essere una missione e non solo un lavoro, per questo richiede passione ed entusiasmo; i miei insegnanti: le mie maestre delle Scuole Elementari e qualche prof. del Liceo che ho frequentato me lo hanno insegnato e trasmesso proprio bene, tanto che il loro insegnamento è ritornato in classe con me, ex alunna e giovane prof.

Tutto è iniziato con delle letture condivise in classe su Il Piccolo Principe, scelta per il Progetto inclusione, quando un giorno mi si chiede «prof. leggiamo insieme la continuazione “Il ritorno del Piccolo Principe”?»

Da qui nasce il gruppo libero di lettura “I fantastici lettori”. Gruppo libero proprio perché è un impegno extracurriculare voluto liberamente da alcuni ragazzi di cui sono stata loro prof.ssa-supplente e che ho da poco lasciato. Ci si incontra per leggere, visitare luoghi culturali ed artistici del territorio, ci si incontra per crescere insieme… anch’io con loro. L’iniziativa li coinvolge entusiasmando non solo i ragazzi e me, ma anche le loro famiglie, poiché il gruppo trova svago positivo per il tempo libero, aiutandoli a formarsi mentalmente e culturalmente in uno scambio di idee, condividendo esperienze e curiosità.

Dal lontano Piemonte, il dottor Domenico Principato, che in questa occasione mi piace presentare anche come mio marito, ci è vicino moralmente e culturalmente, esempio vivo di come e quanto la cultura unisce nonostante la distanza. Ecco che, ancora una volta, affida il suo pensiero alle pagine di Deliapress con una lettera aperta rivolta al gruppo “I fantastici lettori”:

In qualche luogo del Piemonte lì 24.05.2020

Carissimi ragazzi,

come cantava Pierangelo Bertoli, in “Rosso Colore”, questa lettera vi giunge da lontano dal paese dove sono a lavorare. Non è un rimpianto, anzi è una fortuna, perché in questo modo faccio il mio diritto dovere di cittadino italiano, ottemperando all’obbligo del lavoro come crescita individuale e collettiva. Non mi pesa la diversità del suolo che non è quello bovese, che puro amo, in quanto cresciuto intellettualmente da persone che mi hanno abituato a essere cittadino del mondo. Colgo l’occasione della partenza per essere come l’Ulisse che vi hanno insegnato a scuola, navigante per conoscere. Tengo con me un diario dove posso appuntare le mie riflessioni, naturalmente che condividerò con voi appena mi sarà possibile, butto infatti l’occhio lì dove c’è sofferenza e dolore tra i disoccupati e i lavoratori dei campi o dell’industria e perché no, lì anche dove regna il disagio. Tenete sempre un diario con voi, esso è testimonianza della storia e, la storia, quella vera, l’hanno sempre raccontata quelli come noi, che vedono e scrivono e cercano di risolvere i problemi del mondo o degli ultimi. Mi fa molto piacere che la vostra voglia di scoprire il bel mondo della letteratura, della musica e dell’arte abbia preso piede in voi, questo mi riempie di immensa felicità e troveremo modo di dialogare e scambiare opinioni appena sarà possibile di presenza. Questo è importante, è importante conoscere, perché la bellezza, che sta nella musica di Vivaldi ad esempio (cito lui perché a me piace particolarmente, che suona col violino le immagini dei fulmini), o nei quadri di Klimt, non ve la regalerà mai nessuno, perché gli estimatori del bello, che sono di solito quelli che hanno più di noi nelle tasche, tengono a trattenere tutto per loro stessi e non condividere mai. Quindi la nostra è volontà di conoscere e capire la bellezza per sottrarla a quanti non ce la vogliono dare, quella dei luoghi, del bello scrivere, del bel parlare, del “bel vedere”. E per noi, i più sinceri e onesti, nati solo sfortunati per censo, per soldi, per economie che non decollano e che abbruttiscono i rapporti, questo conoscere è un atto rivoluzionario e, come ogni rivoluzione, necessita di sacrificio, di passione, di perseveranza e di molto cuore. Vero è anche che se c’è la passione e il cuore, il sacrificio si percepisce di meno, come quando si ama una ragazza e si studia tutta la settimana, così i vostri genitori per premio vi possono permettere di uscire affinchè possiate rivederla. Ecco, bisogna fare così, un po’ come il mito di Prometeo, che ruba il fuoco agli dei per regalarlo agli uomini e gli dei gelosi per questo lo puniscono  con una tortura infinita. Perché il fuoco lo vorrebbero tenere per loro, custodito nell’Olimpo affinchè gli umani patiscano il freddo e possano chiedere in ginocchio a loro, il sole caldo. Prometeo si sacrifica per un gesto di amore smisurato per l’umanità e la punizione gli sembra più leggera, non solo per la passione che ha messo, ma anche per il coraggio, perché sa di essere dalla parte giusta. Se non conoscete il mito, andate a rivederne la storia, vi piacerà credo.  Dentro di me, sento il prepotente bisogno, che mi viene dalla esperienza della vita, di fare con voi e con tutto il circuito intellettuale di Bova Marina, quello che altri (passati a miglior vita) fecero con me, affinchè io addivenissi non “uomo”, ma “cristiano”: sembrano parole molto simili, ma in dialetto hanno una differenza abissale. Il termine cristiano è assai più profondo dell’italiano nella nostra lingua vernacolare, ma questo lo imparerete col tempo. Per capire la bellezza del dialetto è necessario conoscere molto, ma molto bene l’italiano, e quando lo si è conosciuto bisogna andare al latino, o al greco, lo sottolineo a quanti di loro per il futuro vorranno intraprendere studi liceali. Leggete molto e tanto e quando non capite aprite il vocabolario, non Google, il vocabolario è la bussola del dotto. Comprate quanti più libri potete, fumetti, ogni cosa che vi stimola, ma leggete, leggete e riflettete e capite il significato di ciò che leggete. Leggere la frase “il figlio di una donna buona”, non è la stesso significato di aver letto “il figlio di una buona donna”…state attenti, le parole sono pesanti e sono taglienti, come cocci di bottiglia, e per saper prendere un coccio di bottiglia bisogna saperlo vedere e conoscere con attenzione. Avete visto? Le parole tra virgolette sono uguali, ma è bastato spostare un aggettivo e la frase ha avuto un significato totalmente opposto. Col tempo capirete che più leggete, più il vostro scrivere diventa musica, perché deve essere parlato, se non recitato. Ecco, questi e altri segreti sono nella scrittura. Un grande maestro, Don Milani, che era un prete, che si era formato sull’esempio di Filippo Neri, quello di istruire i poveri, raccomandava in oratorio ai suoi ragazzi “ chi conosce una parola più di voi, vi fregherà sempre!” Perciò non mettetevi nelle condizioni farvi fregare, anzi fregate a vostra volta ed elargite quanto conoscete, chiedete, senza paura di sbagliare. Chi non sbaglia non ha mai iniziato un’opera, quindi è ancora peggio perché è un vile e un pusillanime, e voi avete cuore calabro e magno greco, quello più nobile al mondo! Quando prendete un libro ricordate che un libro chiuso non fa un uomo letterato, ma chi apre un libro e lo legge ha fatto un passo in più, chi invece apre un libro e lo legge e si raffina ha percorso il mondo. Poiché un libro letto è meno di niente, se il libro letto non fa la gente! Leggere è una questione di classe ed eleganza, che non è solo fatta di marchi pregiati, è fatta di parole e di odore di ginestre, è fatta di sassi, perché no a volta anche di odori sgradevoli come quello del letame che concima gli orti! Questo avevo da dirvi e questo vi dico, con la speranza che possiate di buona volontà seguire il percorso che avete con coraggio voluto intraprendere, poiché avete sentito dentro di voi “che fatte non foste a viver come bruti, ma a seguire virtute et conoscenza” e questo tiene in me accesa la speranza di una Calabria diversa, migliore, dove non vedremo più la gente povera soffrire, gli intelligenti emigrare, ragazzi che non possono andare a scuola perché non se lo possono permettere, dove non vedremo la corruzione dei vili che premiano gli stolti a scapito dei meritevoli e dove tutti insieme affratellati seppur da culture diverse potremmo scambiarci il patrimonio dell’umanità ed essere vicendevolmente più ricchi tutti, che infondo era il sogno di Federico II di Sicilia, ricchi e uniti affratellati nel bisogno e nella diversità. Per aspera ad astra e che il domani vi possa sorridere, intanto vi giunga il mio abbraccio e il mio grazie, assieme ai complimenti per l’entusiasmo e la gioia con i quali avete accolto le proposte della prof.ssa Romeo e mie, anzi, ci avete fatto voi per primi un bel regalo farci sentire utili tra gli affetti ed i sorrisi, perché chi sta coi giovani si rigenera. Lo insegnate voi e il vostro paese, che il popolo volle sotto l’ala protettiva della Madonna del Mare, patrona dei naviganti (chi legge e studia è di per se un navigatore, la cui zattera che può essere veliero sono le idee) e di Don Bosco protettore dei giovani. Grazie immenso e complimenti, non lasciate nessun giorno senza una traccia (nulla dies sine linea)

Principato dott. Domenico

Ps: ascoltate Rosso Colore di Pierangelo Bertoli… che ho citato all’inizio. Saluti aspromontani e meridionali.”

Parole commoventi e toccanti di un giovane che ha lasciato la propria terra per portare il suo sapere, frutto di studi e conoscenze, in un paese straniero e lontano. Con l’augurio che i ragazzi possano fare tesoro di quanto da lui scritto e da me fatto e che, un giorno, possiamo compiere il nostro dovere di persone di cultura un’altra volta vicini senza km di distanza.

Ad maiora semper