Avevo in mente da alcuni giorni di avviare una rubrica per ricordare delle persone che io ho conosciuto molto da vicino e che nello stesso hanno dato molto al paese in termini culturali, sociali, pratici, e via dicendo,
Antonio Mauro che ormai da decenni si è dato alla scrittura mi ha anticipato, alleggerendo il mio compito, fornendoci uno quadro preciso e fedele, che fatto da me poteva sembrare interessato, di un caro amico Domenico Fiorenza, quadro che riporto più avanti.
Per cominciare “Mimmo” è stato il mio collaboratore instancabile e onnipresente come amico e vicepresidente dell’Università per la Terza Età e per il Tempo Libero della Bovesìa, acronimo UTE-TEL-B. E’ stato uno dei 17 che si presentarono 34 anni orsono davanti al notaio per costituire l’organizzazione.
Presente in tutte le occasioni per documentare i nostri eventi con la fotografia, ricercatore attento delle tradizioni, ha dato un contributo rilevante nel lasciare alcune opere utili alla comunità. Con lui e l’Arch. Antonella Casile è stato possibile scrivere e pubblicare ricerche come la storia di Bova Marina fino all’ultimo impegno in collaborazione con altri due pilastri che agivano o frequentavano l’UTE-TEL-B: Teresa Tuscano e “Chicca” al secolo Cristina Larizza.
Ha profuso il suo impegno anche per effettuare una ricerca sulla Vallata del San Pasquale e la presenza ebraica con altri specialisti nel settore, ha percorso itinerari della Bovesìa anche in collaborazione con l’allora laureanda architetto A. Casile per documentazioni attinenti la sua tesi.
Sempre presente negli oltre 100 viaggi in Italia e all’estero, dalla Spagna alla Grecia, un compagno di viaggio insostituibile. Ricordo il viaggio in Abruzzo per partecipare ad un convegno dell’Archeoclub d’Italia di cui avevamo aperto una sezione. Percorrendo delle vallate verdi e ridenti verso il Gran Sasso si inebriava, era felice come un bambino. E i viaggi in Grecia, i gemellaggi con Velvendò nella Macedonia Greca e con Ymittos vicino Atene e i momenti conviviali.
Poi l’agognata pensione, i festeggiamenti, il pranzo offerto ai numerosi colleghi sempre con grande generosità.
Poi qualcosa ruppe l’incantesimo. Ospedali, indagini, ricoveri, ischemie, poi quando sembrava si stesse uscendo dal tunnel si ripresentava qualche problema, ma non si riusciva a venirne a capo.
MI accorgevo che qualcosa non andava, i suoi scritti in occasione dell’ultimo libro che avevamo preparato insieme non erano più impeccabili come prima, era solo sostanzialmente, andavo a trovarlo ogni giorno, mi univo alla sua instancabile mamma e cercavo di alleviare qualche sua ossessione che lo turbava e i mancati affetti che non dovevano mancargli in una situazione come questa. Ricordo l’ultimo giorno che lo vidi a casa con quanto gusto aveva mangiato i pasticcini che gli avevo portato.
Poi la situazione aveva preso una discesa incontrollabile, lo ricoverarono.
Pochi giorni dopo il suo medico che mi conosceva, sapenda dell’amicizia e dell’attenzione che avevo per lui, mi chiama dall’ospedale in tempi reali per darmi la non desiderata notizia.
Sono rimasto senza capacità di reagire pensando a quanto aveva subito, sofferto e a quanto mi aveva sempre confidato.
I conoscenti sono tanti, tantissimi quando si opera nel pubblico, come facevamo noi, dopo più di trent’anni di attività, circa 800 convegni, conferenze e simili, 125 viaggi, 20 pubblicazioni, relazioni internazionali, ecc.
Gli amici sono pochi. Mimmo, al secolo Domenica Fiorenza, era uno di questi pochi.
Ed ora la testimonianza di Totò Mauro
Non so’ quanti di voi hanno avuto modo di conoscere Mimmo Fiorenza. Non sembra, ma è più di dieci anni, che, per dirla con Totò de Curtis: ci ha lasciato per andarsene nel mondo dei seri.
Mimmo era un po’ riservato, ma, con gli amici che frequentava, era apertissimo e sincero, era appassionato alla lingua Grecanica e alla sua cultura, amava la fotografia e all’occasione era pronto con la sua macchina a immortalare qualcuno o qualcosa d’interessante.
Amava molto il dialogo, ma parlava cosi velocemente mangiandosi qualche parola, che io, soffrendo fin da ragazzo di una forte debolezza uditiva, facevo fatica a comprenderlo. Tanto che simpaticamente con gli amici dicevamo che si comprendeva meglio quando parlava il Greco. Lingua che riusciva a parlare scioltamente.
Evitava luoghi e occasioni per mettere mano al portafoglio, questo non toglieva che aveva un cuore grande quanto una casa. Era pronto a rendere un servigio di grande prezzo a un amico senza chiedere niente in cambio.
Pensate, quando scrissi il primo libro, non era come adesso, che almeno per lo scrivere grazie a Mimmo che mi ha istradato, ho preso un po’ di dimestichezza col computer.
Quel primo libro: STIDDA lo scrissi a penna su un grosso blocco notes. A Mimmo, l’arduo compito di battere il racconto con la macchina e di fare le dovute correzioni. Dico arduo lavoro, perché era disperato, ché avendo io una pessima grafia non riusciva a capire, e, m’interpellava continuamente per decifrare insieme ciò che volevo dire, ed era disperato ché alle volte facevo fatica pure io a capire ciò che avevo scritto.
Mimmo era un assiduo frequentatore di casa mia in modo particolare quando in casa avevo ospite il nostro comune amico Giorgio Alessandro.
Era l’estate del 1998, Giorgio con la famiglia e un grande cane lupo di nome: Bagnar erano ospiti a casa mia. Giorgio all’improvviso stette male. Accorsero tutti gli amici comuni da Dieni, a Mimmo, Totò Briguglio e altri. In modo particolare e in assoluto è stata importante la presenza del grande amico Tito Squillace. Tito si prodigò per farlo ricoverare all’ospedale di Melito Porto Salvo ma non contento dell’andazzo interpellò il fratello Giovanni che da grande medico che è, diagnosticò la gravità del male che soffocava Giorgio e si prodigò con tutta la sua influenza di medico e con tutto il suo carisma che godeva verso l’ospedale Riuniti di Reggio Calabria; riuscì a farlo ricoverare subito al reparto di rianimazioni dove dopo accurati esami, hanno diagnosticato che non c’era niente da fare dal momento in cui Giorgio era stato aggredito da una pancreatite acuta con emorragia.
Il fratello Stavros allarmato dalla situazione si prodigò e fece partire da Atene un aereo ambulanza che riportasse a casa il fratello che se doveva morire, morisse nella sua terra.
Il piccolo aereo arrivò, ma a bordo fecero salire Giorgio, la moglie Olga, le due figliolette Mariam, Annarella e la cognata. Rimase a terra solo il cane.
La mia casa si svuotò, ma il mio cuore oltre che vuoto divenne nero come il carbone. I giorni che seguirono Mimmo non mi lasciò mai solo. Gioimmo insieme quando dalla Grecia ci comunicarono con sorpresa di tutti; che Giorgio migliorava giorno, dopo giorno. Fu Mimmo nella sua grande generosità che vedendo Bagnaharu che soffriva continuamente per la mancanza del suo padrone, mi chiesi se sarei disposto ad andare in Grecia insieme con lui in macchina a portare il cane ad Atene.
Andammo subito ad Atene dritti in casa di Giorgio e subito dopo all’ospedale. La gioia è stata grande nell’apprendere che Giorgio era fuori pericolo. Restammo ancora un po’ di giorni ad Atene facendo la spola all’ospedale. Accertatoci che Giorgio veramente era fuori pericolo e migliorava costantemente, ci commiatammo e decidemmo di fare un giro turistico per la Grecia, Non mi soffermerò sui particolari del nostro viaggio. Vi dico solo che e stato interessante. Pernottando in casa di amici, in monasteri in piccole ed economiche pensioni. Visitammo Delfi: dove ci abbuffammo alla fonte di Castalia. Poi Tebe quindi proseguimmo in direzione Volos. Una visita all’isola Schiatos, poi verso Salonicco, scendiamo verso sud, bagni ristoratori nello stupendo mare della Calcidia, un’escursione verso Uranopoli: ai confini di Monte Athos. Via verso Nord, una visita nella terra dei Pomaci, continuammo il giro verso Velvendo (dove compriamo; dell’ottima grappa) Veria per vedere alcuni frammenti della croce di Cristo e il quadro della madonna Nera, e grazie a Dio, ad assaporare un’ottima capra. Continuammo verso Kozani, Ioánnina. Costeggiammo il lago, le montagne dell’Epiro verso Preveda, i bagni nel mare di Parga e grande abbuffate di pesce a buon prezzo e alla fine verso Igomenizza per prendere la nave che ci riporta in Italia.
I progetti dopo quel viaggio sono stati grandi. L’anno dopo avevamo programmato di andare in Spagna ma la sua povera Mamma si ammalò e lui fino a quando non lo colpì quell’infame malattia da buon figlio non si mosse dal suo capezzale per aiutarla nei suoi bisogni quotidiani. Con questo scritto ho voluto ricordare questo grande amico Grecanico che mai si tirò indietro se si trattava di aiutare qualcuno. Ciao Mimmo riposa nel mondo dei seri.