Era sempre affollata la cattedrale per la predica del Giovedì Santo. Quell’anno, poi, avevano portato un predicatore veramente straordinario. Uno che la Passione di Cristo sembrava averla vista di persona e la raccontava che vi pareva di essere presenti. Uno con mezzo metro di barba bianca che quando si infervorava faceva piangere anche gli uomini e non solo le vecchiette che si battono il petto. E compare Ciccantoni, nel sentire le vicende di Cristo cercato dalle guardie del Sommo Sacerdote, lui che aveva il figlio latitante, braccato dai carabinieri, si lasciava scendere ogni cocciu di lacrima quantu nu ciceri[1].
Era un bonaccione ingenuo e mite, compare Ciccantoni, una di quelle anime semplici cui è destinato il Regno dei Cieli. Era devotissimo e non perdeva una funzione o una predica ma tante cose non gli calavano proprio giù. Che c’entrava che Cristo morisse in croce per i peccati degli altri? Era come se lui ammazzava uno e in galera mettevano il vescovo. E, se proprio voleva il bene nostro, Suo Padre non lo lasciava morire lu sangu soi[2] che in trentatré anni ci aveva insegnato tanto. Lo faceva vivere novecentocinquant’anni come Noè. Che poi anche Noè, pure lui, le vipere e gli aspidi che li aveva salvati a fare? Mah?!
Il predicatore continuava a parlare. Raccontava delle Palme, dell’Ultima Cena, del Pane e del Vino, della predizione del tradimento di Giuda, della predizione del rinnegamento di Pietro. “In verità, in verità ti dico: – prima che il gallo canti…” tuonava dal pulpito e compare Ciccantoni si muoveva a compassione per quel Cristo latitante come suo figlio. Soffriva, soffriva in composto silenzio. Ma quando si arrivò all’Orto degli Ulivi cominciò ad agitarsi. Mostrava un forte nervosismo e torceva la berretta che teneva tra le mani. “Ma non potevano andare in un altro posto?” pensava.
Intanto il predicatore: “Vegliate e pregate: lo spirito è pronto ma la carne è debole – disse Cristo ai Discepoli – ma tornato li trovò che dormivano…”
“Svegliatevi, non lo lasciate solo!” voleva gridare compare Ciccantoni ai Discepoli ché se glielo avesse chiesto so’ Gnuri due notti sarebbe rimasto sveglio altro che una.
“Ecco, stanno arrivando gli uomini del Sommo Sacerdote…”
“Scappa, scappa!” gli faceva cenno con la testa. Ma Cristo niente: se ne restava là fermo ad aspettare i soldati e l’Iscariota.
“Ecco Giuda si sta avvicinando…”
“Almeno non ti fare baciare” gli suggeriva “dagli la mano e basta”. Niente, Cristo le parole di compare Ciccantoni non voleva proprio prenderle: si lasciò baciare da Giuda e i soldati gli furono addosso.
“Ecco, lo hanno preso…”
“Eccuddhà, lu sapiva!”[3] sbottò Ciccantoni , facendo scattare la mano in alto nel gesto di chi manda a quel paese la malasorte. E sconsolato ed un po’ indispettito scappò via dalla chiesa brontolando:
“ Santu Cristianu, sapi chi ogn’annu lu pigghijanu all’ortu… e non si castija mai!”.[4]
[1] Ogni goccia di lacrima quanto un cece.
[2] Il sangue del suo sangue.
[3] Ecco là, lo sapevo!
[4] Santo Uomo, sa che ogni anno lo catturano all’orto e non impara mai la lezione!
Foto di copertina: Cattura di Cristo di Caravaggio, 1602. WIKI