Capitanati oggi dal delegato provinciale di Cosenza Enrico Parisi e dalla segretaria regionale Angela Mungo di Giovani Imprese Coldiretti Calabria si sta intensificando in tutta la Calabria la raccolta di firme “#Stop al Cibo falso” la petizione di Coldiretti promossa insieme ad altre nove organizzazioni per estendere a livello europeo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania, Romania e Spagna, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso. “I giovani agricoltori – commenta il delegato provinciale Parisi – guardano al presente e al futuro, poiché con la raccolta firme per questa petizione oltre ad arginare la diffusione, sulle nostre tavole, di alimenti di bassa qualità e origine incerta che mettono a rischio la salute, come hanno dimostrato gli scandali alimentari globali dell’ultimo decennio, possiamo garantire lavoro ai giovani, una agricoltura sostenibile che ha nella biodiversità il punto di forza”. “Stiamo riscuotendo enormi consensi da parte dei cittadini-consumatori, ma anche la piena condivisione da parte del mondo scientifico e culturale calabrese. Infatti – riferisce Angela Mungo – il corpo docente del Dipartimento di Agraria agricoltura, ambiente, alimentazione dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e gli studenti hanno firmato la petizione e coinvolgeremo anche le altre Università calabresi”. I ragazzi/e di Giovani Impresa Coldiretti hanno raccolto anche l’adesione e l’entusiasmo di personaggi come la giornalista Tiziana Ferrario, il regista Paolo Virzì, il filosofo Massimo Cacciari e la ricercatrice Maria Grano. Già in precedenza avevano aderito la scienziata Vandana Shiva e il presidente della Regione Mario Oliverio. Le maggiori preoccupazioni – sostengono i giovani Coldiretti – sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio con un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro e questo non possiamo permettercelo. Dopotutto ben oltre l’80% dei cittadini italiani voglio avere una informazione corretta con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine nazionale dei prodotti. L’indicazione di origine – sottolineano ancora gli under40 – permette di contrastare quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia, (oltre un miliardo per la Calabria) consente di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia, rafforza la lotta alle agromafie e la difesa contro le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse ad occultare l’origine delle materie prime. “Continueremo a ritmi serrati nella raccolta delle firme che possono essere apposte anche nelle sedi della Coldiretti– conclude Parisi – e lo faremo senza sosta fino all’avvio delle vacanze natalizie, organizzando eventi locali e regionali”.