Il 16 ottobre del 1968 nasceva “La Jonica”, quel circolo che avviò il movimento d’orgoglio grecofono, promosso dai professori Franco Mosino e Domenico Minuto del liceo classico di Reggio. Un incontro intimo in Pio XII ha ricordato questo anniversario, proprio lì ed in quel giorno dove cinquant’anni prima tutto è cominciato, un’occasione in cui si sono ascoltate parole greche quanto alate.
«Ho un sogno e colgo l’occasione per lanciarlo – spiega Francesco Ventura, attivista grecofilo – Per il 2020 vorrei si tenesse a Bova Marina presso la Fondazione IRSSEC il primo convegno “La Jonica”, un evento scientifico la cui lingua ufficiale sia il greco di Calabria e con cui si discuta in greco di Calabria, un momento di sintesi, da riproporre ogni due anni. Lì vorrei assistere non ai soliti argomenti triti e ritriti, ma vedere concretizzarsi relazioni pragmatiche del tipo “Esempio per una lezione di storia nelle scuole medie: la rivoluzione francese” o “Dimostrazione sull’uso della ludolinguistica per l’alfabetizzazione greco calabra in un asilo” od anche “Modello di educazione civica: la spiegazione in greco calabro dei primi 12 articoli della Costituzione”. L’esperienza maturata nell’organizzare l’annuale “Convegno Franco Mosino”, giunto alla sua terza edizione quest’anno il 3 novembre al Castello di Scilla, mi ha fatto capire che serve un momento di sintesi quanto più unitaria ed inclusiva. Si vuole sostenere l’inserimento di termini romanzi nel greco, oppure attingere dall’ellenico o cercare soluzioni mediane? È irrilevante, purché si parli! Si scriva in alfabeto latino o greco, si adotti anche il cirillico od il cinese se la cosa permette di rivitalizzare la lingua, l’unica cosa fondamentale è che ci si esprima in greco calabro e per il greco calabro, questo è il mio sogno».
Il convegno “La Jonica” con la pubblicazione periodica dei suoi atti potrebbe essere un primo modo per supplire al bisogno di un campo di confronto scientifico codificato e ben determinato, in cui presentare le esperienze positive, le ricerche ed il pensiero di una lingua che è viva ed ha voglia di essere parlata, ma soprattutto un tentativo di ricucire i rapporti ed i legami in una comunità che divisa non andrà da nessuna parte. Gli sportellisti, gli insegnanti, i telegiornalisti, sono cose che servivano e servono, ma che diventano inutili se non vi sarà più un bacino grecofono di riferimento.