Quel che si canta e si sona in preludio
Essa nel suo austero composè in radica,signorina -radio- dalle mille gioiose voci e musiche divine che interpretano stellate composizioni a seguire nei decenni con lucida magia inscatolate in un bastevole quadrato delle meraviglie,si fece sentire nell’assoluto fulgore della sua immaginifica presenza in quel munifico 6 ottobre 1924 ore 21.00,punti esclamativi a cascata per una volta!!!
Ancora prematuro intra-vedere accanto al presto abituale ricevere il suono per gli orecchi persino a cospetto del versipelle universo dannunziano sempre a caccia peraltro fruttuosa di premonizioni e vaticini in ogni pertugio in grado di accogliere la conoscenza con esiti consapevoli, quindi e soprattutto tramite le intuizioni di Guglielmo Marconi tra cui eccelle,come universalmente accreditato, quella della radio…
Nella sua prima volta da gran sera, come era da attendersi,la radio,donzella alle prime battute, si produsse in un flautato benvenuto all’indirizzo dei suoi primi e non più primi trepidanti ascoltatori “udite udite” che hanno già da un pezzo occupato i primi posti nel salotto buono, ove da adesso troneggerà ,regina di gaudenti ascolti in mezzo a minime e romantiche chincaglierie!
Chi si aspetta di osservare sul suo elegante profilo che aggetta, appena sporgendo sul mondo in procinto di venire inondato da prossime massive informazioni emanate dalla conturbante griglia degli inizi, qualche rughetta o qualche cernecchio che incanutisce di vigoroso verseggiare alla Carducci, a ruota si appropinqua sul medesimo esistenziale argomento la versatile prosa del Pratolini,intento a far capolino ai lati delle manopole d’ora in avanti incaricate di accenderla, si prepari a rimanere piacevolmente deluso….
Non appartiene alla radio la pur umana debolezza di qualche graffio d’età, il tono sempre modulato a frequenza di signorile educazione senza improvvide raucedini, niente sghiribizzi gergali e mite un sentimento di … ferocemente avversati fino a poco tempo fa senza remissione di fasce a proteggere, mentre da ultimo s’insinua una subdola inversione di acquiescenza che quasi obbliga a sconfinare verso un uso addirittura voluttuoso “ad abundantiam” nell’illusione di un insondabile riscatto nei confronti di quel mancamento più sulla che di parola/modulazione ….
Si è ormai in onda dopotutto
E allora non s’indugi oltre….
Il silvano trillo del carillon, in pratica un meccano artificio ormai antiquariale sotto mentita forma di classico uccelletto con alucce per librarsi in volo nel bel mezzo delle frequenze, antesignano di versi sghembi digito- gutturali, nell’oggi probabile complice la I.A. ,a ben sentire poche parole, che s’intromettono auspicando continue svolte big tech perfino in radio, acutamente cinguetta fin da subito neanche fosse un ovvio passero leopardiano mostrando una strana vis ancor solitaria però dotata di una sua anima, per quanto robotica.
Straniscono nell’udirlo i più piccoli di casa mentre gli adulti si interrogano salomonicamente sulla sua petulanza scenica….
Tirando a indovinare ma non troppo, l’unica ad interessarsi seriamente alle evoluzioni tutto sommato festose dell’uccellino EIAR diviene la micia di casa di nome e di fatto il cui obiettivo è di riuscire prima o poi a ghermire l’impudente pennuto che dietro quella rara sagoma di mobile pare prendersi gioco dei suoi istinti predatori.
Per saperne di più sintonizzarsi in data 11 febbraio 2024,articolo a firma della scrivente pubblicato in questa sede in omaggio a Guglielmo Marconi per i 150 anni dalla nascita…..
Scampanio di anni propizi
Oracoli e dei si ritrovano a filare d’amore e d’accordo quali pregiati ospiti di un Olimpo citaredo ove,guarda caso, di recente si ascolta la radio, miracol/connubio di armoniche voci perfettamente intonate, tale che ormai a una cert’ora quotidiana essa manda il suo già affezionato pubblico in sollucchero ,deliziose espressioni a significare incontenibile gaiezza riportate da vocabolari materni anni ’30 s.c.
Lo si deve soprattutto ai programmi di quella musica che un po’ affrettatamente passa per leggera e specie in tale vestepromette e mantiene un ascolto dedicato a svagati garruli testi ,quasi poesiole bambinesche da recitare all’asilo dondolando ora su un piede ora sull’altro davanti alle maestre perplesse q.b.(quanto basta) in assenza di marchingegni in grado di abbellire i connotati vocali dei piccoli alunni nelle prime classi elementari.
Tra i più consolidati esperimenti al riguardo come non menzionare quel lucido e insieme soave epitaffio in onore di un felino maramao che nel defungere senza apparente causa diverrà tra i più ossequiati della nobile di suo schiatta per le diverse generazioni da attraversare tra un’era e l’altra, conservando intatto il cordoglio per l’immatura dipartita, vezzeggiato e insieme compianto da memorabili strofe strappalacrime, si fa per dire, miagolate da gattine che lo accompagnano con strazio vedovile all’ultima dimora….
Perdinci di una radio già protesa fin dal principio verso un sublime successo mondial/planetario ecco cosa riesce a evocare…
“Quando canta R… fa cosi… italo-american swing da chiosare al centro dell’aia che fa da fulcro bucolico nella nativa masseria da lì spingendosi fino al passo con i tempi in compagnia del celeberrimo cantante tutto sentimento e cuore, voce poliedrica con accenti melodici da bel canto all’italiana, un vero divo fra gli altri noti interpreti dell’epoca…
Impossibile resistere per le signorine di buona famiglia un occhio al ricamo,bianco lino nuziale da illeggiadrire con Mani di Fata e l’orecchio ben teso a captare il ritmo sostenuto e scanzonato appunto da canzone, stando in crocchio sororale,color bruno meridione …non troppo discosto da dove origina il suono!
“Dalla radio che in quei primi anni ’30 trionfava con la sua miracolosa presenza nei salotti delle famiglie più tradizionali e insieme aperte,perché no,a certi lussi moderni,s’innalzavano a sera nell’aia finalmente quietata in un sospiro di crepuscolo le note squillanti della Marcia Militare di Schubert: si trasmetteva il concerto sinfonico sul primo programma EIAR!”
Tratto da “Vent’anni in riva ad una canzone” Libro Italiano 2004 ed. di M.V.,pp.48/49.
Le trasmissioni radio s’impongono sempre più ammaliando, divenuta ella stessa, dal momento che vi si discorre a tutte l’ore, una di famiglia alla quale vien da confidare speranze di radioso futuro innamorato, parola di arte catulliana,pare troppo?!, tra un ritornello e l’altro sull’onda, è il caso,di passioni e malinconie ancestrali e pertanto ancor più struggenti ….
Ma ella di preferenza non si limitaa spandere nell’aere scenografici ballabili,peccato non si possa ancora ammirare de visu, dato che i suoi radiofonici programmi ad orario debito contemplano la trasmissione di seriosi e informati giornali radio magari da seguire addirittura in automobile…ultimo prodigioso futurismo che nelle pubblicità del ruggente periodo anni ’60,secolo appena scorso,viene enfatizzato solenne e sussiegoso come la radio prediletta (segue indicazione notissima marca,oggi brand) dell’automobilista in auto…
Svariati pleonasmi a vista ma è il progresso che li esige!
Un momento, ci siamo, cuore di tifoseria,ovvero radiocronaca domenicale,casca il mondo, par di riudire gentili filastrocche nei girotondi di paese, mai se ne perde una di partite di calcio con quello strepito di voci che incalzano in affanno l’ambìto..gol..urlo in sordina,ammesso sia possibile,in genere di una noia mortale per l’uditorio femminile che ne deve ,suo malgrado, subire l’ascolto nell’abitacolo necesse est del mezzo di trasporto in cuiesso è temporaneamente ospitato .
Epilogo a filo di connessione
E poi, per lunga pezza in bilico tra ragione e sentimento,sarà giusto il caso di chiedersi se mai sia esistito un
vissuto senza radio altroché, vale a dire al di là e al di fuori libertà vo cercando,il Sommo Poeta di sicuro acconsente a certe aggiunte peregrine, cantando e suonando ovviamente in radio,senza obblighi di collegamento artificiale o,ancor più desolato,loga-algoritmico.
A occhio e croce,la prima risposta è quella che conta, nessun segnale pervenuto a riguardo!