Un filo sottile, visibile, manifesto, quello che lega Dante Alighieri e la Calabria. Un filo tracciato dalla mano di Pietro Campennì, di Tropea, “quasi coevo a Dante”, che nel 1395 trascrisse integralmente la “Divina Commedia”.
Nella giornata dedicata al sommo Vate, è doveroso farne memoria. E vale la pena, anche, ricordare lo studio-evento internazionale, celebrato il 3 luglio del 2019, nella città simbolo della costa viola tirrenica.
La narrazione dell’evento culturale, nell’articolo di Maria Drosi, riproposto quale omaggio a Dante Alighieri e doveroso tributo a Pietro Campennì dalla terra di Calabria.
“I Codici Danteschi di Pietro Campennì da Tropea” allo studio di storici, docenti e accademici. Evento scientifico letterario, primo in Calabria, promosso e organizzato dal Comitato per l’Unesco di Tropea. Grande attenzione e riflettori accesi sul legame tra il Poeta Sommo e lo storico emanuense Pietro Campennì, autore dei Codici Danteschi, e tra le comunità tropeana e istriana.
Attesa alta nella città di Tropea e viva l’attenzione dell’Universo intellettuale. E doppi riflettori puntati sul legame tra Dante Alighieri, il Poeta Sommo, e Pietro Campennì di Tropea, studioso illuminato del Trecento, storico emanuense.
Contrassegnato dall’imprimatur di primogenitura in Calabria, il Convegno di Studi Danteschi , promosso e organizzato dal CPU ( Comitato per l’Unesco ) di Tropea, si è svolto nella splendida Città vibonese, quando la regina della costa viola ha già indossato le vesti dell’estate.
Tutto pronto a Palazzo Santa Chiara, antico complesso adagiato nel Largo Ruffa; affaccio suggestivo sulla scogliera avviluppata in policrome morfologie di anfratti e speroni, e misteriose grotte, e calle. L’aristocratico sedile di nobiltà ha ospitato il simposio letterario delle conferenze scientifiche, tenute da esponenti di alto profilo della Filologia italiana e istriana.
All’ufficialità dei saluti, affidati al vice sindaco Giovanni Macrì e al Dirigente Scolastico Nicolantonio Cutuli, ha avuto seguito l’intervento dell’avvocato Giuseppe Romano, nella qualità di Presidente del CPU di Tropea. Nella circostanziata relazione introduttiva, lo stesso, ha evidenziato come l’iniziativa abbia offerto l’opportunità dell’inserimento di Tropea nel circuito di rete con i Club di Gorizia, Foligno e Ravenna, Città legate alla Divina Commedia. Quindi, la prolusione del ricercatore e storico Francesco Campennì, docente nelle Università della Calabria e della Basilicata, con una memoria sulla “Genesi di emanuense e manoscritto”. A seguire, la dissertazione sulle “Caratteristiche dei Codici” della Professoressa istriana Valentina Petaros Jeramela, dantista e presidente della Società “Dante Alighieri”- Comitato di Capo d’Istria. Ha relazionato sull’ “Emergenza Dante: la Commedia ieri e oggi”, il professore italianista campano Mario Aversano, riconosciuto esperto dantista moderno. A concludere i lavori, è stata chiamata la Presidente Nazionale della “Federazione Italiana Club Unesco”, la catanzarese architetto Teresa Gualtieri. L’ “ospite d’eccezione”, ha dato annuncio ufficiale del patrocinio della Federazione ad una serie di iniziative, che vedono “la città di Tropea nella rete dei centri danteschi italiani in vista del VII secolo della morte del Poeta”.
Un Tavolo di Studio, pertanto, atteso ed apprezzato, giacché, nel rigoroso approfondimento scientifico ed in fusione alchemica, sono emerse estensioni storiche e letterarie, riferimenti di luoghi e di atmosfere.
Tanto ha suscitato e prodotto Pietro Campennì, “quasi coevo di Dante”, con la trascrizione integrale della Divina Commedia. Lo studioso trecentesco vi si dedicò a Capo d’Istria, quando divenne cancelliere in quella Città. Ne fece due copie, delle quali, la prima, custodita presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, fu completata il 10 marzo 1395; la seconda, trascritta tra il 1398 e il 1399, si trova nella Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
A seminario concluso, Palazzo Santa Chiara non ha spento le sue luci. Fuori, Tropea mostrava il consueto scenario di bellezza, come quadro di pittura en plain air.
Il brulichio dai toni forti vacanzieri, non si soprapponeva alle ricreate antiche atmosfere di quelle che furono le anime di Dante e di Campennì.