Prolegomeni quasi necessari          

 Da un millennio all’altro ancora un inestricabile arruffio non sempre garbato attorno a tesi e anti, diatribe anzichenò sulle manchevolezze nell ‘odierno panorama politico-economico italiano il quale  indugia, che  imperdonabile sciattezza ideologico-intellettuale!!, circa la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri.

Tra il dire e  il fare magari  ci si ritrova a navigare in qualche specchio d’acqua, non sarà proprio il mare ma quanto basta a  porre in bella evidenza una premessa altrettanto indispensabile sul piano speculativo che rifà il verso con successo alle ampie digressioni da cui al presente inizio.

  E dunque non era che Roma dopotutto….

Bel verso alla Flaiano ….

Ci si trova di fronte ad una ponderosa, vexata da remoto, questione che dispiega i suoi  cavilli a più riprese con qualche,non utile alla causa, insoluta continuità di pensiero che rende erronea la partenza o incominciamento nei dintorni di quel breve sostantivo ius  con appiccicate varie paladine crociate desinenze, a esse plaudendo ,per così dire, i  bempensanti ultima spiaggia  al gran completo .

Da ricomprendere nel folto gruppo anche coloro che continuano a blaterare di m(i )dia,mentre la solita “e” va a spassolibera e felice o solitaria e peregrina in base all’umore, nelle immense praterie del Nuovo Continente, più adatto di sempre all’imbarbarire di sofistici pur noiosi di consunta generazione, idiomi ognora pronunciati per le italiche contrade con la medesima antica accezione o così dovrebbe…

 Recentemente udito in tv   da chi scrive ad opera di soloni certificati  a vario titolo!!

Ma non più divagare….

 Pronta all’uso una, all’incirca ma non troppo, datata edizione fine anni ’50  a fronte della prima del 1924, un centenario fantastico tra i tanti, di vocabolario italiano/latino e ovviamente viceversa,per intendersi il temuto da generazioni studentesche alle prime prese con i lemmi dei Padri  il Campanini- Carboni, secolari edizioni G.B. Paravia, talora un minimo di incensamento alle eccellenze italiane bisogna pur concederlo.

Che sviolinata e tutto per introdurre con i dovuti crismi il tavolo di discussione attorno a cui ruotano le tre recentessime e molto dibattute ipotesi di acquisizione della cittadinanza italiana  da parte degli stranieri  nati sul territorio da residenti in Italia  nonché in possesso di regolare permesso di soggiorno, con ciò indicando  solo alcuni tra i principali requisiti elencati dalla normativa esistente, ovvero legge n. 91/O5/O2/ 1992, pienamente in vigore.

Il principio fondante presuppone però che gli interessati  inoltrino regolare istanza  entro un anno dal compimento della maggiore età,vale a dire manifestando la chiara volontà di conseguire la cittadinanza italiana,oltre ogni ragionevole dubbio.

                  Fastidioso linguaggio leguleio ?!

Siamo solo all’inizio, non s’è ancora visto, udito, detto ciò che conta veramente e cioè,come esortava il grande taumaturgo partenopeo, autore di prodigiosi miracoli a tutto tondo confortato a riguardo dalla ironica bonomia dei suoi innumerevoli fedeli in quel di Napoli che quotidianamente gli si affidavano tra un’arguzia e l’altra, almeno comprare il biglietto della lotteria prima di invocare il miracolo della vincita!!

Pertanto, quasi fosse apologo alla Agrippa, che almeno si degnino   quelli che ne hanno titolo  di esprimere liberamente e soprattutto volontariamente i propri intendimenti  circa il conseguimento della cittadinanza in relazione al paese che li ospita.

Dopo debiti passaggi informativi si potrebbe perfino ingenerare la convinzione che esistano diverse opzioni  a scelta tra cui spicca quello ius soli in senso letterale  posto  in relazione al territorio che abbastanza frettolosamente vien fatto risalire al diritto romano magari a cagione della sua intitolazione latina.

Dopotutto  ecco le altre due a seguire,con ciò intendendo….  culturae,  si raccomanda attenzione alla solita vocale, ci risiamo, niente o che potrebbe tradire l’immacolatezza della dizione, infine scholae, anche qui tenersi alla larga da facili parodie alla tre nipotini terribili che solitamente si servono della q per dimostrare grande affezione al sapere senza prendersi troppo sul serio e intanto darla da bere al perennemente iellato zio bonaccione!

Con un po’ di  arrampicata ci si arriva…

                            Inutili equivoci

Con il conforto delle fonti, quindi al riparo da fuorvianti sentenziosità all’ultimo grido, è possibile affermare che lo ius soli semplicemente non era contemplato dai giuristi dell’età classica cominciando da Gaio giureconsulto nato intorno al 130 d.C. autore delle Institutiones, nonché Ulpiano di  altrettanta eminenza giuridica, suoi i fragmenta  come è noto recuperati organicamente  nel Codex Iustinianeum e sotto tale veste giunti fino al tempo che compete.

Per la parte che qui riguarda,Gaio, nelle già citate Institutiones I,78 e idem Ulpiano in 5,8 indicano il principio tassativo della discendenza naturale, pertanto ius sanguinis, per inciso si riscontra la desinenza contratta di sanguis in taluni passi delle metamorfosi di  Ovidio, come base per acquisire il privilegio della cittadinanza a favore dei nati da padre già cittadino, a sua volta tale anche quando nato fuori dal territorio strettamente nazionale purché entro i vasti confini dell’Impero.

In termini ancor più specifici il divenire del cives romanus è esclusivamente incardinato nell’ambito delle  iustae nuptiae  in cui a prevalere è la linea paterna mentre in assenza di conubium entro cui asseverare la legittimità dei legami familiari si dà comunque facoltà alla madre di riconoscere il proprio nato che ne seguirà la condizione ,seconda se trattasi di donna libera o schiava di modo che….

       “mulier familiae suae et caput et finis est”

Il tutto a lei sola doversi ricondurre.

Se ancora tali considerazioni non fossero sufficienti a fugare le minime perplessità in argomento lo stesso Cicerone consacra  l’atto di acquisizione della cittadinanza sotto l’egida del matrimonio legittimo posto a fondamento della società romana de quo…

“et quasi fundamentum rei publicae!

Così in “De officiis” I,I7,54

Sia permessa qualche enfasi dati i tempi e non solo,  parimenti  da assimilare con  quelli di Roma antica.

In tale quadro,peraltro succinto, assume una speculare valenza giuridica il regime  della “Origo”, laddove ella, volutamente personificando, non si riferisce al luogo di nascita patris bensì a quello da cui ne discende l’intera stirpe paterna, risalendo in perpetuo lungo le generazioni.

           Piccolo e significativo cameo di storia sacra

 Stante ciò, con riguardo alla nascita di Nostro Signore ne deriva che Essa sia avvenuta nel luogo di origine della stirpe di Davide,ovvero la città di Betlemme, ove Giuseppe e Maria furono obbligati a recarsi  in ottemperanza alle statuizioni del censimento  decretato per volere di Cesare Augusto,sic!

Superflua  quindi ogni  eventuale preoccupazione circa la cittadinanza terrena  che da quel momento   inerisce alla Sacra Famiglia o così parrebbe…

                 A più prosaici lidi o dell’epilogo

 Il tutto con l’ausilio della cosiddetta Costituzione Antoniniana, editto dell’ anno 212 d.C., epocale svolta dovuta ad un eccentrico rappresentante della dinastia degli Antonini, quel Caracalla medesimo, nome preso in prestito dal ruotante  mantello gallico uso ad indossare  che ha colpito l’immaginazione di intere schiere di  freschi studentelli, si auspica alle prese con le prime lezioni di storia, magari quella romana*, in visita alle sue prestigiose terme, da sempre gran lirico teatro all’aperto di fama  e bellezza  universali.

Una scelta quella dell’Imperator dettata da squisite motivazioni  socio economiche,affari come sempre!?, più che politiche lato sensu di allargare la concessione del divenire cives romanus agli abitanti dell’immensità imperiale a patto di dimostrare la propria solvenza fiscale a favore dello Stato.

Non potendo tale ipotesi per ragioni di  ultronea opportunità essere presa in considerazione nel tempo odierno,resterebbe  da aggiungere all’elenco dei requisiti richiesti per il conseguimento della cittadinanza solo quello di una dimostrazione sul campo circa una almeno sufficiente conoscenza della gloriosa lingua italiana e della sottintesa cultura che vi presiede.

 Di tanto in tanto con qualche minuto sconfinamento a favore della lingua dei Padri, quel latino ormai sempre più circospetto, quantomeno per coloro che albergano nella Capitale.

Non fosse altro che per comprendere lo scritto di  qualche antica lapide funeraria tra quelle meglio preservate lungo la via Appia antica, recente acquisizione a Patrimonio dell’Unesco.  

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*Chiarissime lezioni sull’ordinamento giuridico autore Santi Romano, allievo di Vittorio E. Orlando