Come poiesis che migrando da poiein, il fare per eccellenza, crea dove nulla era prima,
allo stesso modo si configura per gli appassionati di racconti,novelle,storie, il bisogno di bel
narrare avanti a un
Poiema
rimanendo nella scia indicata dalle su- antiche etimologie che attendono un naturale verseggiatore, poietes, dacché Eschilo addirittura ne loda le doti di inventore…
E cosa di più allettante, perfino zuccheroso/zuccherato, del rimestarecon il rapinoso Cibo degli Dei,in arte cacao, da rimettere in forma come tanti golosi cioccolatini che schioccano baci sulle guance ….
Giusto un momento prima di comparire sugli scaffali della dolceria , per merito di insuperabili creazioni cioccolataie, essi già appartenevano di diritto alle armoniose atmosfere,ove recepire “doni provvisti di mente”,tramite la magia deificata delle più soavi frasi d’amore composte per l’amato bene da vocali e consonanti in bella copia.
E va così che in quell’ anno 1922, tra marce di veloce scorrimento in direzione della Capitale e musicali nascite di future “voci d’angelo”,nomate Renata Tebaldi, con intermezzi egiziani alla scoperta della tomba di Tutankhamon, ci si ritrova con trepido ardore a intonare melopee da citaredi provetti come in antico pentagramma,che di solito giungono a destinazione grazie ai moderni soprattutto puntuali servizi di comunicazione postale di cui andar fieri nell’ epoca designata.
Qualche bacioti vergato con idonei svolazzi calligrafici nelle cartoline in sul momento, a cascate oleografiche , traduci rose/pansé e cuori , un frullo d’ali di candide colombe che nel becco recano tenerezze, languide rappresentazioni del sé…
Si attende una propizia quanto futura ricognizione dell’erede più o meno interessato, nipote o simile, che le ha per caso riportate alla luce da dentro canterani spesso istoriati con floreali memorie liberty, da memorabili ricorrenze legate con riccioli d’oro o color bruno…..
E poi…toh… baci e ancora baci a pioggia,tra rossetti infuocati che lasciano pochi dubbi sul tenore travolgente del breve formato in un cartaceo spesso elegante e scenografico, anzi pittato al pari delle pennellate “en plein air” prossimamente di moda nel Vecchio Continente.
Poco importa che nella gran parte dei casi si intraveda la sapiente regia di pose come eravamo, ovvero sdilinquite alla “Reginella campagnola” , quali materne reminiscenze da amor filiale ricamate ,tra voluttuosi drappeggi con noncuranza appoggiati su arredi finto-marmorei.
Un triplice smaliziato “Ti bacio” per quanto concesso dalle severe censure,specie parentali, sempre all’erta per contenere le liturgie amorose perfino a distanza, suggella acconciamente l’ultima riga prima del nome adorato.
Da cazzotto a bacio per l’appunto…
Un attimo di smarrimento ,così si spiega la strana scelta di Luisa ,acclamata capostipite di casa Spagnoli ,nata a Perugia a fine ottocento poietria/,inventora di creazioni dolciarie a getto continuo, come non ricordare la ben nota caramella Rossana, profumata e cremosa,nondimeno passata alla storia imprenditoriale italiana , accanto alla più che mai attuale catena di moda femminile, per l’ideazione del “Bacio”, una prelibatezza ciocco- gianduia con in cima quella rara nocciola intera che il tutto farebbe somigliare ad una nocca…
Da qui quella prima intitolazione che viene per fortuna dismessa da subito non essendo paragonabile alla dolcezza di un bacio ancora oggi in equilibrio inimitabile tra soffusi ingredienti che innamorano al cioccolato, dopo avere svelato l’ultimo cartiglio di idillico fraseggio crepuscolare dagli anni ‘30 in poi .
Così vuole leggenda!
Dolci avventure in cammino senza soluzione di continuità
Fino ai tempi presenti essi baci costituiscono una realtà di generosi cioccolatini che solo a nominarli evocano straripanti gradazioni di ghiotto cacao, infine fondente all’apice della preziosa ricetta elaborata da Luisa nel segreto della grande cucina/laboratorio, quasi un confessionale!
Occhieggiano quindi da raffinate scatole di un setoso color blu ove fa bella mostra di sé la complice raffigurazione dell’amoroso dipinto di Hayez,sicuri del loro assoluto protagonismo di deliziosi momenti di socievolezza da gustare soli o in adatta compagnia,sempre …al bacio!
Se non ci fossero bisognerebbe inventarli ancora una volta da quel dì ,anzi domandandosi nel frattempo come sia stato possibile farne a meno fino alla loro sdolcinata comparsa da recare in dono accanto al più romantico degli omaggi nell’universale linguaggio dei fiori.
A questo punto l’inevitabile curiosità….
Nel 1924 venne realizzato dal Ministero delle Poste un peculiare francobollo pubblicitario “Espresso cent 60,” in omaggio ai “Baci Perugina”, mai emesso al fine di evitare che l’augusta effige di S.M. Vittorio Emanuele III si ritrovasse nell’ incomodo accostamento alla sottostante scena degli innamorati di Francesco Hayez, rapiti dal suo famoso bacio .
“E viver non si può così
senza rose da sfogliare
o chiarie di luna da incantare”*
Un bacio sulle dita….
Di più non è concesso,chissà per quanto ancora,inutile rigirare il coltello nella emergenza,per così dire, peraltro grati alla buona stella che in cambio dispensa cioccobacini d’infinita e quasi altrettanto passionale intensità.
Mirella Violi
Versi tratti da “Novilunio”,silloge “La città dipinta”,Ragusa 1989,autrice chi scrive