Prologo esopico                

La meta era sempre la stessa  verso la scurata, all’imbrunire ,insomma,sperando di farcela ad  eludere la pressante sorveglianza degli adulti di casa,più che altro gli zii e il nonno, ramo paterno,vedovo da sì gran tempo, che, come ogni estate, li ospitavano felicemente, anche se per un periodo breve, e mai si stancavano di  ripetere assillanti….

 state attenti a non inciampare che qui non è come da voi in  città……. Pensate di salire fin lassù con queste scarpette delicate… i calzini bianchi…   stralunata espressione di  biasimo, certamente  troverete del fango… rischiate di impantanarvi….Chi li sentirà i vostri genitori…Mi figuro vostra madre …

Volete proprio ripetere l’esperienza del passaggio nella fiumara  tale e quale come succede di solito con voi così irrequieti….

  A tale richiamo di ineffabile comicità  i  ragazzini per un pò stavano  a sentire  poi  giù risate  a garganella….

La zietta  sembrava sinceramene allarmata davanti alla prospettiva di  ricondurre  i suoi incauti   nipotini  per la collottola , come suol dirsi, ben bene inzaccherati, davanti alla loro  madre che li aveva affidati fiduciosa  ai parenti,  nel  recarsi  a far compere cittadine in riva allo Stretto reggino.

Sempre così gentile e affettuosa,lei, piena di  garbo nel vestiario e nei  tratti  improntati alla  discrezione più genuina.

Non che fosse sempre tutto oro…

 Per la verità, in qualche   occasione la signora  era stata vista perdere completamente le staffe con le conseguenze del caso….

 Cause dell’ira che in tempi non sospetti veniva  segnalata come  funesta,parimentiall’altra,oggetto di ben noti e altolocati versi , erano ad esempio…

Un rigo più sotto e l’enigma verrà svelato con dovizia di immagini che in fase odierna farebbero la fortuna da whatsapp a zoom e varie messaggistiche, più o meno intasando.

                                                    Si va avanti  a fior d’acqua

 I suoi deliziosi frugoletti ,due, femminuccia e maschietto,secondo le migliori tradizioni familiari del secolo scorso, ancora potendo impiparsene di arrovelli  di genere , imbambolati da spericolate vite di condominio in città,giungevano ,da subito entusiasti di godere finalmente le  agognate vacanze “en plein air” ,  nei pressi del  guado  della fiumara,quella di San Pasquale,Bova Marina, provincia di Reggio C.,sulla costa ionica calabrese, luogo natio del padre.

 Questa,essa,  con  le  sue acque gagliarde,storie vere d’altri inverni, circondava i bergamotteti del nonno paterno, rendendo obbligatorio  il conseguente attraversamento per giungere alla sua magione, padrona dell’intero pianoro ,posto un po’ in alto a dominare vallate  dalla vista ubertosa almeno in quelle epoche!

La tragedia,ovviamente greca,dati i luoghi in cui si svolgeva l’azione,constava di due atti:

Atto primo in cui si vedeva la madre esortare i  figlioletti a prestare attenzione nel posarsi su certe  pietre, quelle piatte e comode,scelte lì a disposizione per oltrepassare la fiumara senza danni…

Atto secondo in cui , dopo tali   raccomandazioni , del tutto superflue,si vedevano i due bambini centrare con atletica precisione le acque vorticose ,producendo l’inevitabile splash ,spesso letto nei fumetti preferiti…

Incidente o di proposito?! Vallo a sapere dopo tanto tempo…

Ci vorrebbe un atto terzo ,non volendo infierire,in cui rappresentare al meglio l’espressione furiosa della genitrice che teneva in mano calzini e scarpette,ridotti a straccetto di un  colore in origine  tendente al chiaro,oramai di un  bianco defunto !

E il consorte ,nonché padre della cotanta prole?

Defilato per tempo con l’arduo compito di trasportare i bagagli della sua adorabile famiglia,sempre così pesanti ,mettendo in atto le doti acrobatiche possedute fin da piccolo, quando scorazzava libero e sereno, dopo le lezioni ,in quelle acque che non avevan segreti per lui,orfano di madre  dalla più tenera età.

 Il nonno paterno,nome Rocco,  molto ambito a Bova e dintorni  di cui era il  venerato Santo Patrono assieme all’Assunta e San Leo,carattere non particolarmente incline a gioviali risate,messo al corrente di questo usuale  incidente di percorso ,non è un caso!, si tratteneva a stento dal prorompere in qualche risatella di antico stampo, tra uno “iendo/venendo”  e qualche cantilenante tragudio  di benvenuto in sottovoce.

Spassosi i nipotini messinesi,non c’è che dire,  non da meno anche la nuora, la quale  neanche per un attimo  avrebbe   pensato di adeguare il suo vestiario  agli umori della fiumara, continuando imperterrita con sana ostinazione a indossare lindi vestitini “princesse” corredati di immancabile borsetta e scarpe, non di rado in camoscio con tacco sostenuto se non proprio a spillo.

“Caspita!”, esclamava la cognata, zietta di prammatica, ammirando nel contempo il delicato color “avana”, sorta di  antenato del beige e insieme  l’audacia della moglie di  suo  fratello, ultimo nato, nel decidere di sfidare i mulinelli della loro fiumara,una di famiglia da sempre ,calzando come si fosse a passeggio nel viale principale di città, le  aduse eleganti scarpine!

Impossibili i paragoni  con quella a suo modo  affascinante natura  da saper prendere,per dirla così,selvatica e aspra ,cinta da presso dai tornanti d’Aspromonte

                                 “che scontrose fiumare increspano

                                  pulsando di viscerali

                                 gorghi d’acqua

                                nel crudo inverno

                               in sé accerchiato

                               fino a stremare

                              di pietra in pietra

                             nell’arido frinire estivo….”*

A farlo notare,sia pure con cautela,per non urtare  alcuna suscettibilità, era proprio il nonno,quello paterno,già detto?!, e  si ripeta pure,orgoglio di calabrese della parte ionica,d’altronde ben felice di ritrovarsi attorno tanta folla almeno  nel periodo estivo,tutto sommato breve, prima di tornare  chi al lavoro e chi  a scuola.

 Allegre ciance infantili con voci di padula/ ragazza ,senza  mai sospettare un  piglio grecanico, che rischiaravano le giornate a volte un po’ solitarie, scandite a sera dalla ninna nanna che echeggiava come arcaica tradizione, sperdendosi nell’andare  incontro ai tempi che anche allora  cambiavano frettolosamente…

Ogni pianoro un casolare

In un vortice di onda peristerea

Echeggiando

Nella sera vellutata…*

 E visite di vicini  e parenti ai quali riservare una volta tanto le migliori accoglienze, magari a base di quel latte di mandorla, preparato al momento come  bevanda amorevole  dalla nipotina ,già grandicella, nell’incontro di mandorle,quelle di casa, pestate nel capace mortaio bronzeo per farne una polpa  da coprire con un  canovaccio di  lino   che poi  andava immerso più volte nell’acqua fresca  per rendere quest’ultima  bianco lattea…

Un lavorio faticoso ma  vuoi mettere la soddisfazione   racchiusa in un  sapore introvabile tranne che  nello smemorarsi dei ricordi!

  I protagonisti di questa  e altre novelle,leggi poco sopra, da narrare a ritroso come è giusto che sia , in un trapasso  di decenni , nel frattempo  si erano già involati  a caccia del primario obbiettivo !

“Eccola,ci siamo ma….

“E la mucca?” “

“ Per questa sera ha finito….le girava troppo la testa…ha deciso di tornarsene a casa a riposare”.

Il garzone, addetto a fare andare d’attorno al pozzo,  si chiami pure sena fa lo stesso, il  mansueto animale per azionare il motorino dell’acqua usata  per abbeverare i bergamotti del nonno,  ridacchiava orgoglioso della sua spiritosaggine…

Questi signorini impomatati!

 Inutile ribattere…

I signorini si consolavano ben presto…uno sguardo d’intesa…si va a caccia di…bufi/buffi pure rospi,quelli ben paffuti  che le due effe si accomodano bene  nella pronuncia arcaico – agreste del luogo… 

Del resto pure meglio….

Scovarli tra l’erba alta non era agevole per via di quel  colore che li mimetizzava nella mota  ma il solo sentirli pronunciare quel loro verso grottesco procurava un vero deliquio di piacere,e che salti solo a sfiorarli ,con le dovute precauzioni s’intende, magari con l’aiuto di qualche legnetto trovato sul posto!

Ti mettevano quasi fifa con la loro bella mole, che sporgeva tra un occhio  rugginoso e l’altro, sporgendo di testa proprio sotto la pappagorgia tremolante….

 Che spassi inventati lì per lì in quei lunghi pomeriggi campagnoli  dopotutto non così divertenti ,anche parecchio monotoni,  dopo i primi giorni di novità…

Al massimo,di tanto in tanto arrivava qualche fornitore ,tipo il pecoraio del nonno, a confabulare con quest’ultimo sulla conta delle pezze di formaggio,sillabata a mezza voce  in una stravaganza di fonemi zeppi di astruserie, così apparivano sul momento…

Molta acqua di fiumara  sarebbe passata  prima che anche chi scrive avesse contezza di questo arcaico linguaggio di mari/Lari, in una odierna rivalsa  in virtù di approfonditi studi  di glottologia, locali e non,che  per fortuna   ne hanno  scongiurato il   dissolversi  nella polvere di immeritato oblio.

Con lingua d’improvviso muta

Omissis…

Nel fervido ascolto di gesti vitali

Da scongiurare

L’inevitabile assenza grecana*

Inutile ,o quasi,chiedere in giro di che lingua straniera si trattasse che al massimo  si racimolavano   risposte evasive sul fatto incontrovertibile che solo i più vecchi  continuavano a farne uso parlato….

“Dai…

zietta sempre all’erta,

 con me in cucina…. a impastare ,ecco la paroletta magica ,che di colpo s’allargava su universi di ghiotte meraviglie da conquistare sul campo,ovvero in quella ampia  cucina ,illuminata, per così dire, dal lucido  pentolame  che sfoggiava tutto intorno un brillio foriero di cibi goduriosi….

 Dai a buttare  nell’olio bollente della capace padella nerofumo  peperoni,ognora piccanti ,patate a tocchi ,per farne contorno a favolose costolette di maiale , quello casalingo, al solito sacrificato per il bene …dei commensali!

                                             Niente favole bensì una realtà favolosa

  Il  meglio di questi soggiorni veniva fuori con le  luminarie natalizie, che qui intanto insignorivano di prelibate preparazioni dolciarie,  una su tutte i pretali/petrali, come si vuole, sontuoso  il ripieno tra mandorle,fichi secchi, noci,cannella, chiodi di garofano, miele….

Qualche dimenticanza o aggiunta  è da considerare con indulgenza…

Che colazioni la mattina o a merenda dopo il loro arrivo in città!

All’incirca a metà di dicembre,giorno più giorno meno, si entrava in clausura  da parte dei membri della famiglia,specie gli zii ,padre di chi scrive tra coloro,coadiuvati a vista  da qualche zietta di passaggio, ovviamente annoverando in testa  nonno Rocco.

Da sempre egli era  stato  artefice,a guisa di un antesignano fai da te, di machinae ,le più recenti addirittura  idroelettriche, a parte quelle ereditate dai bisnonni intagliate a mano nel  probabile legno di  ulivo,non si può esserne certi, come appreso dagli scarni  racconti paterni.

Esse venivano impiegate  per la  faticosa,a oltranza, lavorazione del pregiato agrume,quel bergamotto di stanza sulla costa ionica , per una sola manciata di chilometri, con Bova Marina  strategicamente al centro dell’avventura, a cagione di quel peculiare microclima  che si incunea su per le fiumare del reggino, recando soffi di fragrante brezza marina, in uno scambio di umori vitali all’origine della miracolosa essenza .

 Con il beneplacito dei botanici e consimili  esperti e studiosi….

Di ritorno in città,  stanco ma soddisfatto del lavoro svolto che dava ,in  quelle ere come del resto anche adesso , frutti preziosi, il padre  si presentava a ridosso delle vacanze natalizie, porgendo ai familiari in attesa un’ ampollina di pura essenza, spirito , in definizione gergale.

 Come ogni volta si premurava di sottolineare, con visibile vanto, che fra le numerose qualità annoverate dalla rara essenza l’elenco,parecchio lungo, si rimanda ad altra occasione, vi era quella di contribuire   a creare il profumo preferito dalle signore, inclusa la moglie e quella diva per eccellenza,giusto la Marilyn,che dichiarava in tutte le interviste di usare solo….

Tutto merito  delle aldeidi che possiede il nostro bergamotto…

“Sono informato o no ?!” ,concludeva il padre,con aria trionfale…..

 Chi avrebbe  mai   immaginato una conclusione così poetica , addirittura olezzante !

                                                           Un epilogo  ad effetto

 L’esortazione è di quelle  da dispensare in  abbondanza  sui nonni ,questi conosciuti ,da tenere  ben presenti come persone di una certa età,con qualche acciacco ma non solo,  tra memorie e risorse sempre al passo, in perenne versione modernariato,specie oggi, con l’auspicio di  sperimentare  le reciprocità affettive ,ovvero nei due sensi,da nonno a nipote e viceversa.

Non sempre e non a tutti tocca tale  fortunata circostanza!

Versi tratti dal poemetto “Venere Amendolea”,Ismeca Libri,Bologna 2015,autrice chi scrive.