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     Preambolo da sfoggio leopardiano                      

            Piccolo quadretto con…tessitora,   la vecchierella lavora alacremente al telaio che si prende un’intera stanza a pianterreno dell’atavica magione posta a settentrione aspromontano, facendo  scorrere a mano la spola fra l’ordito  e di  volta in volta si rivela  un  filo quale indizio di un tessuto che viene su compatto e regolare.

 A rimirarla nel suo guscio piccolo e grazioso, la crocchia innevata dall’età tris-ava, colma di premure industriose che neanche un attimo  di pigrizia si concedono, ninnando  il mimmo custodito ella cuna di vimini posta un po’ di lato,ne vien fuori un ritratto di inatteso “Sabato del Villaggio”, con il Poeta che a gran  voce di idillio  evoca con versi alati l’auge di antichi vecchi esperti conoscitori del mestiere con le loro maestrìe manuali   permettendo  di continuare a tessere il prezioso  filato a dispetto dei telai meccanici che dal primo apparire si portan via il lavoro…

Così narrano le cronache dell’epoca, ovvero  come riporta  un garbato libriccino antiquariale di proprietà dell’autrice, che inneggia alle sane letture per fanciulli,disusata fu la dizione e il tempo evocando focolari e patrie a vantaggio degli scolari di III elementare nel trapassato remoto 1905, redatto per l’epoca dal meritevole Guido Fabiani con piglio di scrittore e giornalista del Regno, inoltre impreziosito,che non guasta di sicuro, da raffinate illustrazioni in bianco/nero  sulle  monumentali bellezze della Patria e relativi memorabili panorami da Nord a Sud con qualche pregevole raffigurazione  di aviti arnesi da lavoro.

Non sfugga quell’insospettabile anzi del tutto impensabile  eppur  chiaro riferimento  a un’ eco-sostenibilità ambientale che, parimenti coniugata alla  ben futura high /big tech allora come oggi ,nonché a seguire, già viene percepita  dall’umile lavora- (tessi)tora di telaio come oscura e neanche tanto, minaccia di …”portarsi via il lavoro”,val bene una repetita ,leggi sopra.

 Sorprendente a dir poco…  pare così ?!

Intanto, paghi  di avere perlomeno dato ulteriore  voce nel tempo, peraltro  da fonte così inattesa, ad ataviche  necessità di onesta  sussistenza  si può di nuovo  attingere a  nostalgie  e versi dal passato che rimodellino il futuro innanzi alla vista  di una attuale  generazione sempre più distratta, vuolsi così da algoritmo,  e sempre meno  esteta un non so  che caldo,confortevole,ampio e  variopinto infine amoroso universo (in)tessuto a mano a formare  l’originario copriletto sponsale !

                                                                                           …Rimpinzato di tepore

                                                                                                   sosta ai piedi

                                                                                                   gatto folletto

                                                                                             accudendo al niveo telo

                                                                                             fiorito di delicata estasi

                                                                                             sul telaio che ordisce amore.

                                                                                      Dalla  cassapanca emerge…

  Un intenso effluvio di vetusto letargo pressocchè secolare,  sperando che a interromperlo prima o poi ci pensi  una carezzevole carezza, a suo modo,magari un po’ ruvidetta e neppure tanto soffice, in compenso  capace di offrire  sorprese di  smagliante dominio  di azzurri e verdi che incorniciano il disegno floreal/geometrico rifinito con delicate  nappine a ingentilire il rigore del filato….

Sommessa la voce paterna tradisce  nolente una commozione avvolta nell’eco di pesante fruscio man mano che viene la coltre a disvelarsi davanti agli occhi di  ultima eredità discendente alla quale  compete in modo del tutto libero il gesto/simbolo di ridonare o no una novella di vita tra cuore e anima  all’arcaico manu-fatto comunque  giunto alla fine del suo  viaggio d’avventura…

Dove  trovare, ed è subito idea, una più acconcia, sed apta mihi, collocazione

                                                                                          se non nella stanza ove adesso

                                                                                               si penetra dal tetto

                                                                                          mentre ultimo barbaglio di fiamma

                                                                                          nel camino accucciato al tepore

                                                                                         imprigiona illusorio un incantesimo

                                                                                                               omissis

                                                                                                   rivestito di lini e ginestre.

Con il consenso dell’amato Poeta/Anfitrione i versi di cui prima  sono tratti dal poemetto “Venere Amendolea”, autrice chi scrive, Ismeca Libri,II ed.,Bologna 2015,dedicato  alle culture millenariamente radicate in terra calabra,di cui ella fa parte per diritto ereditario.

                                                                                                     Epilogo ordito   a tema!

La coperta,splendida splendente,che derivacome fibra d’antico dall’omonimo leopardiano  fiore giallo brillante  glicia o di miele fragranza di primavera senza troppe cure a pretendere,  si è ormai stabilmente accasata  in una delle camere da letto di casa  in  terra calabra  da dove occhieggia, cimelio fra gli altri ivi custoditi in omaggio alla tradizione signora in questo caso di “arti e mestieri” da serbare con affezione.

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