C’è l’ENI il colosso energetico italiano.
C’è la Neptune che ha sede a Londra e ricava gas e petrolio in tanti paesi come Gran Bretagna, Germania, Paesi Bassi, Algeria, Norvegia. Inoltre in Indonesia addirittura la Neptune è già in condivisione di attività con l’ENI. La Neptune appartiene per il 49% alla China Invest Corporation, statale, il rimanente a gruppi privati.
C’è la Var Energi norvegese dove l’ENI conta al 63%
Premesso questo proprio di oggi è la notizia che l’ENI farà propria Neptune per 2,6 miliardi di dollari, in cash deal, come dicono gli americani, cioè affare in contanti..
Parimenti la Var Energi entrerà in possessop della Neptune che opera in Norvegia per 2,3 miliardi di dollari.
Acquisti apparentemente in controcorrente dato che si va verso l’energia verde, tuttavia va considerato che quella via è lunga e nel frattempo l’uso del gas naturale crescerà perché meno inquinante. La Neptune ha lavorato molto nel riutilizzo della CO2 sottraendola all’ambiente con l’obiettivo di utilizzarla al massimo.
L’0perazione ENEL è geopolitica perché recupera un eccesso di sbilanciamento verso la Cina come c’era stato con la Russia..
Occorre precisare che gli investimenti del colosso Cinese sono al pari colossali in tutti i settori dell’economia del mondo occidentale. Una riduzione nel controllo energetico è certamente un trend verso un non facile equilibrio necessario per limitare condizionamenti e pressioni negli altri continenti specie in Africa e Europa