Denuncia del Garante Marziale sulla mancanza di un reparto di neuropsichiatria infantile in Calabria, il consigliere regionale Pedà: “è una battaglia di civiltà. Porterò nuovamente la questione al tavolo della Terza Commissione Sanità già martedì 29 gennaio, alla presenza del commissario ad Acta, gen. Cotticelli. Situazione non più sostenibile. Bisogna assumere impegni precisi, non c’è piano di rientro che tenga: il diritto alla Salute dei minori va tutelato ad ogni costo, nel pieno rispetto delle normative nazionali e internazionali”. “Non posso che condividere le reiterate denunce del Garante regionale per l’Infanzia, Antonio Marziale rispetto all’assenza di un reparto di neuropsichiatria infantile in Calabria. Porterò nuovamente la questione al tavolo della prossima seduta della Terza Commissione Sanità, martedì 29, approfittando della probabile presenza del Commissario ad Acta per la Sanità, gen. Saverio Cotticelli, invitato per discutere anche del potenziamento e incremento del numero delle guardie mediche in provincia di Reggio Calabria”. Sono parole, quelle pronunciate dal consigliere regionale Giuseppe Pedà, che aiutano a rompere “il roboante silenzio” a cui ha fatto riferimento il sociologo Marziale in merito ai suoi reiterati appelli sull’attivazione effettiva di un reparto di neuropsichiatria infantile – battaglia apprezzata e subito sposata dallo stesso Pedà – che, come ricorda Marziale – esiste solo sulla carta, a Crotone, presso l’ospedale “San Giovanni di Dio”, con due posti (sic!) peraltro mai attivati per problemi in ordine alla reperibilità dei medici. “L’analisi di Marziale sulla “barca di soldi” che la Regione è costretta a spendere per il cosiddetto “turismo sanitario” ormai inarrestabile e alimentato anche dalla mancanza del reparto richiesto – continua il consigliere Pedà, componente della Terza Commissione Sanità – fa riflettere sull’efficacia dei processi di razionalizzazione della spesa sanitaria ancora in corso. Da un lato, assistiamo ad un inesorabile e costante smantellamento dell’offerta sanitaria, con interi territori in emergenza, dall’altro invece balza il debito nei confronti delle regioni del Nord, le cui strutture ospedaliere sono meta di flussi continui. Mentre fa ancora più rabbia apprendere che, poi, a Crotone vi siano delle figure mediche altamente specializzate ma precarie che da trent’anni chiedono invano la costruzione di un vero reparto di neuropsichiatria infantile”. Pedà ricorda di aver già sollevato la grave problematica in sede di Commissione due mesi addietro quando furono auditi il responsabile del centro di riferimento dell’ASP di Cosenza per la diagnosi e la riabilitazione dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA); rappresentanti di associazioni di volontariato e insegnanti di scuole primarie. In quell’occasione, per esempio, era emerso che l’Unità semplice di neuropsichiatria infantile dell’azienda sanitaria di Cosenza sembrerebbe essere l’unico centro pubblico della regione che ha l’onere di effettuare le diagnosi e la presa in carico dei DSA, anche per i cosiddetti “giovani adulti”. Anche allora, il consigliere regionale Pedà aveva rimarcato “la necessità impellente di rilanciare e portare avanti la battaglia già avviata dal Garante per l’Infanzia, Antonio Marziale sul reparto di neuropsichiatria infantile: una gravissima mancanza – aveva rimarcato in aula – che lede i diritti fondamentali dei minori”. Particolare approfondimento merita inoltre il quadro esposto dal presidente del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, al Garante Antonio Marziale dal quale si evince un aumento preoccupante dei casi di minori con disagi psicologici e sociali: disturbi d’ansia, ossessivo-compulsivi, depressione, del comportamento ecc. che spesso portano a consumare reati per cui lo stesso Tribunale è costretto a mandare questi ragazzi fuori dal territorio, in altre regioni, per un’auspicabile recupero. “La politica – ha evidenziato Pedà – non può più far finta di nulla. È necessario assumere impegni precisi per garantire i servizi essenziali ai minori il cui sacrosanto diritto alla salute e ai servizi sanitari deve poter essere tutelato in ogni struttura di assistenza e di cura, nel pieno rispetto della normativa nazionale e internazionale”.