Abbiamo il vizio di scorticarla la vita, di frugare dentro le sue stanze, di progettare arredamenti per ciascuna di esse.
Ci affanniamo nella ricerca del pezzo di mobile a noi più gradito, ci deprimiamo quando il mobile scelto non trova posto nella stanza.
Ci affanniamo, ogni giorno, nella nostra ricerca.
Non ci diamo pace. Consumiamo il tempo. Corriamo veloci, sempre più veloci, sempre più in affanno.
Così, persi nella nostra corsa, non vediamo il piccolo divano a fiori che ci offre riposo, la lampada che rischiara il buio, le voci che intrecciano melodie, le mani che ci accarezzano e ci proteggono, i sorrisi che allagano il cuore di gioia, l’amore che ci regala un frammento mortale di immortalità.
Proiettati sempre nel domani, il presente ci sfugge, evapora, viene messo in parentesi, non lo assaporiamo, non lo tocchiamo, siamo ad esso stranieri.
Non abbiamo imparato che la vita, come l’amore, non hanno formule, né metodi, non si lasciano imprigionare dai nostri desideri, dai nostri programmi, ma sono misteriosi, sfuggenti e incomprensibili e che solo vivendo e amando ogni giorno, tra saggezza e follia, inquietudine e serenità, salite e discese, cadute e voli, noi impariamo a vivere ed amare.
Per questo, penso che abbia ragione Charles Baudelaire quando dice:” Per non essere schiavi martirizzati dal tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.”